Si chiama Cosa c'è di nuovo in classe. È il nostro blog. Un nome che ha voluto rimandare al fatto che qui ci saremmo raccontati le scelte, avremmo condiviso materiali, documentato le esperienze e posato le riflessioni sul quotidiano, ma anche quelle che amano guardare lontano.
In questi giorni, tornare al blog significa ritrovare i tanti pensieri consegnati in passato, in cui si leggevano le idee e la forte motivazione che accompagnavano ogni nuovo anno, pur non mancando, anche allora, la paura di inadeguatezza di chi si interroga e trema sempre un po' davanti a un compito che il crescere della consapevolezza mostra in tutta la sua complessità.
Oggi, davanti al blog, lo confesso, provo un po' di imbarazzo perché apriremo quest'anno senza la capacità di dirvi che cosa ci sarà di nuovo in classe. Per tanti sarebbe più facile dire che cosa non ci sarà più, ma a questo non mi piego perché in tutti questi anni ho fatto mia una convinzione, nella scuola, come nella vita: più una cosa mi spaventa, più è il momento di spostare tutto ciò che è di troppo per tenere la concentrazione su ciò che conta e per non lasciare che le paure si trasformino in catene. Così come ho imparato che i viaggi più interessanti sono quelli che mi provocano a cercare nuove strade, a fare nuove scelte, a ripensare me e i contesti completamente.
Perciò, se è vero che non ho da offrire certezze, mi basta sapere che in classe presto ci saremo di nuovo tutti noi e che io devo guardare a ciò che tocca a me, nella specificità del mio compito: essere maestra. Dare senso a ogni aspetto di quanto vissuto e di quanto vivremo, ricostruendo con i bambini e non per i bambini tutte le regole del gioco, così che ancora una volta sia la scuola a prendere la nostra forma e non viceversa.
Perciò io aspetto i bambini per modellare insieme. Niente voglio che avvenga senza di loro.
In questi giorni, tornare al blog significa ritrovare i tanti pensieri consegnati in passato, in cui si leggevano le idee e la forte motivazione che accompagnavano ogni nuovo anno, pur non mancando, anche allora, la paura di inadeguatezza di chi si interroga e trema sempre un po' davanti a un compito che il crescere della consapevolezza mostra in tutta la sua complessità.
Oggi, davanti al blog, lo confesso, provo un po' di imbarazzo perché apriremo quest'anno senza la capacità di dirvi che cosa ci sarà di nuovo in classe. Per tanti sarebbe più facile dire che cosa non ci sarà più, ma a questo non mi piego perché in tutti questi anni ho fatto mia una convinzione, nella scuola, come nella vita: più una cosa mi spaventa, più è il momento di spostare tutto ciò che è di troppo per tenere la concentrazione su ciò che conta e per non lasciare che le paure si trasformino in catene. Così come ho imparato che i viaggi più interessanti sono quelli che mi provocano a cercare nuove strade, a fare nuove scelte, a ripensare me e i contesti completamente.
Perciò, se è vero che non ho da offrire certezze, mi basta sapere che in classe presto ci saremo di nuovo tutti noi e che io devo guardare a ciò che tocca a me, nella specificità del mio compito: essere maestra. Dare senso a ogni aspetto di quanto vissuto e di quanto vivremo, ricostruendo con i bambini e non per i bambini tutte le regole del gioco, così che ancora una volta sia la scuola a prendere la nostra forma e non viceversa.
Perciò io aspetto i bambini per modellare insieme. Niente voglio che avvenga senza di loro.
Ci ritroveremo ripartendo dalle nostre lavagnette, dove ognuno, nella mattina dedicata ai rituali finali, ha posato ciò che riteneva che quest'anno non sarebbe potuto mancare. Guarderemo insieme alle nostre aspettative, ma anche alle nostre preoccupazioni, studieremo i vincoli e da lì partiremo perché non vengano mai meno gli aspetti che abbiamo messo al centro: costruire autonomia e responsabilità; scoprire insieme, valorizzare le sane contaminazioni, apprendere con apertura al mondo, utilizzando ogni occasione per osservare e conoscere noi stessi e, allo stesso tempo, guardarci attraverso gli occhi degli altri e con gli altri crescere.
Non so che viaggio sarà. Ma so che sarà il più impegnativo compito di realtà che ci è stato consegnato. Quello di far sopravvivere ciò che per noi è la scuola reinventando quanto sarà necessario e preparandoci per nuovi percorsi di scoperta che possano aiutarci a conquistare un altro pezzettino del nostro essere noi.
Non so che viaggio sarà. Ma so che sarà il più impegnativo compito di realtà che ci è stato consegnato. Quello di far sopravvivere ciò che per noi è la scuola reinventando quanto sarà necessario e preparandoci per nuovi percorsi di scoperta che possano aiutarci a conquistare un altro pezzettino del nostro essere noi.
Bambini carissimi, faccio mie per voi le parole di Bruno Tognolini per augurarvi un anno coraggioso! dove le paure, come dice bene la vostra maestra Enrica, possono essere trasformate in coraggio e speranza e diventare la vostra forza. E ricordatevi sempre che "se da soli si va veloci, insieme si va lontano"...sempre.
RispondiEliminaFILASTROCCA DELLA BATTAGLIA COL DRAGO
Tu non guardarlo, fai finta di niente
quello è qualcosa di più di un serpente
lui ti ha già visto, ora ti aspetta
fagli vedere che non hai fretta
Guardati intorno nel tuo paesaggio
il sole cala in un rosso tramonto
cerca il colore del tuo coraggio
finché nel cuore ti sentirai pronto
Quando saprai che se ora cominci
non è per niente sicuro che vinci
ma il sole brilla sui prati verdi
non è nemmeno sicuro che perdi
Quando saprai che dovunque tu vada
troverai draghi sulla tua strada
e che quel drago si deve spostare
perché per crescere devi passare.
Bruno Tognolini
Grazie di cuore, Isa carissima. Sarà un piacere grande portare questa filastrocca con noi.
RispondiEliminaUn forte abbraccio,
Enrica