martedì 11 novembre 2014

Il punto di Peter H. Reynolds


Non so come sia stato, ma oggi mi è tornato in mente un breve racconto che ho incontrato anni fa e che mi aveva subito catturato. L'ho cercato dappertutto, e poi finalmente eccolo spuntare tra i file con i quali amavo aprire i corsi di formazione.
Chissà se ci leggerete ciò che ho visto io. Lo sappiamo tutti che "buona parte del paesaggio sta nello sguardo".
Per me dice una cosa importante: solo accogliendo insegniamo ad accogliere.
Prendetelo come un regalo di fine giornata e, se volete, come un promemoria per quelle che verranno.

Il punto

La lezione di disegno è terminata, ma Vashti resta incollata alla sedia.
Il foglio sul banco è più pulito che mai!
La sua insegnante osserva il foglio bianco.
Ah, un orso polare in una tempesta di neve” dice.
Molto divertente!” esclama Vashti.
É che proprio non so disegnare!”.
L’insegnante sorride.
Fai un punto, un semplice punto e poi guarda dove ti conduce”.
Vashti afferra un pennarello e lo scaglia sul foglio.
Ecco!
La maestra prende la pagina e la esamina con attenzione.
Uhmmmmm…
Poi porge il foglio a Vashti e dice pacatamente:
Adesso firmalo”.
La bambina resta pensierosa per un istante.
Bè, forse non so disegnare, ma almeno so fare la mia firma”.
La settimana successiva, quando Vashti entra nell’aula di disegno, resta sorpresa nel vedere un certo quadro appeso dietro la cattedra.
É il piccolo punto che aveva disegnato lei: il SUO PUNTO! Inserito in una splendida cornice dorata!
Uhm!” medita Vashti “Posso senz’altro disegnare un punto più bello di questo!
Apre quindi la sua scatola di acquerelli nuova e si mette al lavoro.
La bambina dipinge a lungo.
Un punto giallo, uno verde, uno rosso e uno blu.
Il blu si mischia al rosso, e così Vashti scopre come disegnare un punto viola.
Continua a fare prove, disegnando tanti piccoli punti di vari colori.
Se so fare dei punti piccoli, significa che posso farne anche di grandi”.
Con un pennello più grosso distribuisce i colori su un foglio grande, in modo da disegnare dei punti più grossi.
Riesce persino a creare un punto dipingendoci intorno.
Alcune settimane più tardi, alla mostra di disegno a scuola, i quadri di Vashti hanno un grande successo.
A un tratto la piccola nota un bambino che la osserva.
Sei davvero una grande artista”, le dice. “Anch’io vorrei saper disegnare”.
Scommetto che ne sei capace”, risponde Vashti.
“Io? No, io no. Non so neanche tirare una riga dritta con il righello”.
Vashti sorride e porge al bambino un foglio di carta.
“Fammi vedere”.
E mentre lui traccia la riga, la matita gli trema in mano.
Vashti da un’occhiata a quel ghirigoro.
Poi dice…
“Adesso… firmalo”.

Dedicato al Signor Matison, il mio insegnante di matematica di scuola media che mi ha incoraggiato a “lasciare la mia impronta”  (Peter H. Reynolds)

5 commenti:

  1. Grazie, ho le lacrime agli occhi....

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  2. Simona hai proprio ragione, è un racconto commuovente.
    Anch'io esprimo il mio grazie per questo regalo.
    Restituisco solo un brevissimo pensiero.
    Ho sempre creduto che il punto, anche se rimane un punto, è pur sempre un inizio…
    Goethe diceva:"Qualunque cosa tu possa fare, qualunque cosa tu possa sognare, comincia. L'audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora." Aggiungo..con un semplice punto...

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  3. Straordinaruo pensare come un foglio bianco rappresenta l'inizio di un'opera.. di tutte le opere!!! E un piccolo punto o un grande disegno sono comunque espressione di arte e creativitá!

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  4. Straordinaruo pensare come un foglio bianco rappresenta l'inizio di un'opera.. di tutte le opere!!! E un piccolo punto o un grande disegno sono comunque espressione di arte e creativitá!

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