sabato 7 marzo 2015

Verso l'otto marzo con Malala

 "Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.
L'istruzione è l'unica soluzione. L'istruzione innanzitutto."

La lezione di oggi è iniziata con una slide, il titolo di un libro: "Il sogno di Rossociliegia". Da lì un brainstorming che ha riportato alla memoria Rossociliegia, la sua storia, il suo sogno: studiare.
Io chiedo: - Vi ricordate in quale occasione vi ho letto questo libro?
Così come riemergono velocemente i contenuti della storia, i bambini non tardano a ricordare anche il quando: - L’anno scorso, era l’otto marzo!
- Perché l’otto marzo? – chiedo io.
- Perché era la festa della donna!
Mi sorprendo, in poco tempo è di nuovo tutto lì, come se ne avessimo parlato solo il giorno prima.
- Vi ricordate che l’anno scorso vi ho detto che non si può parlare proprio di una festa?
Ecco che riflettono e riemerge anche questo, con grande chiarezza:
- Non può essere chiamata festa perché ricorda la morte di un gruppo di donne in una fabbrica di New York.
Non credevo che avrebbero riportato alle memoria così tanto.
Ripropongo i fatti e parliamo delle lotte delle donne, ricordiamo che questa più che una festa, è un giorno dedicato alla memoria dell’impegno che le donne hanno dedicato e dedicano alla conquista dei loro diritti. Faccio capire che per loro è stato tutto più difficile, che anche le più piccole conquiste sono frutto di lunghe battaglie, tante ancora in corso.
Spiego che le differenze non sono superate con il presente, che ci sono luoghi in cui sono ancora assenti quei diritti che noi diamo per scontati.
E qui mi fermo. Passo la parola a Lucilla.
Sì, a Lucilla. Perché proprio a lei?

È successo che qualche mese fa, ho saputo per caso che aveva una passione per Malala Yousafzai, la bambina pakistana, Nobel per la pace, che il 9 ottobre 2012 è stata gravemente ferita alla testa e al collo per mano di un commando armato talebano, a causa della sua rivendicazione del diritto all'istruzione per le bambine.
Quando l’ho scoperto ho sentito rinnovarsi il mio dispiacere per non essere riuscita a dedicare un po’ di tempo a questa giovane e coraggiosa ragazza che ha dato un grande contributo alla lotta per l’istruzione.
Così ho chiamato Lucilla da una parte e le ho domandato: - Ti piacerebbe fare un lavoro su Malala e presentarlo alla classe per l’otto marzo? Mi sembra la ricorrenza giusta da dedicare a lei.
Lucilla ha accettato con un entusiasmo inimmaginabile. Ha chiesto alla mamma di comprarle il libro di Malala e lo ha letto tutto, ha evidenziato per fermare le cose più importanti e le ha scritte a parole sue.
Così siamo arrivati ad oggi. Io le passo la parola.
Lei distribuisce a tutta la classe delle dispense che ha preparato, in cui racconta la storia di Malala con grande semplicità, ma senza sacrificare niente a questa.
Inizia a raccontare e, mentre lo fa, aiuta i compagni a capire facendo confronti con la loro vita di bambini.
Chiede di seguirla indicando le pagine, mostra le foto, approfondisce, risponde alle domande.
Incredibile. Io guardo la madre, che ho invitato a scuola per condividere con noi questo momento, e insieme ci sorprendiamo e ci emozioniamo.
Lucilla finisce. I bambini applaudono.














Subito dopo, io propongo due documenti video.
Il primo riprende Malala durante il suo discorso per la consegna del Nobel; il secondo è un documentario dal titolo “Le bambine non vanno a scuola”. Questo consente ai bambini di conoscere il paese di Malala, le sue amiche rimaste in Pakistan, le loro difficoltà di tutti i giorni dovute semplicemente ad essere bambine che amano l’istruzione nonostante le minacce dei Talebani.
Sono stata giorni e giorni ad indagare i materiali e a scegliere quelli più adatti per supportare il lavoro di Lucilla. Ero consapevole che il primo approccio al documentario non sarebbe stato facile, ma volevo che il racconto potesse ancorarsi a spazi e persone vere. L’immaginazione non poteva bastare. Volevo che Malala e le sue compagne avessero un volto, che i bambini vedessero le forme e i colori del Pakistan e che potessero conoscere le scuole senza banchi e senza sedie. Quelle scuole per cui Malala ha rischiato di perdere la vita e per le quali continua la sua lotta.
Forse non resterà tutto, ma non importa. Da qualche parte bisogna iniziare e poi, come sempre, sappiamo che c’è tempo. Sono tasselli ai quali se ne aggiungeranno tanti altri.













Il nostro 8 marzo si è concluso con una riflessione. Non tutti possiamo essere Malala. Esistono anche tante lotte destinate a rimanere silenziose.
La cosa importante è quella di avere la forza di levare la nostra voce ogni volta che vogliamo affermare qualcosa in cui crediamo.
Per ognuno arriva sempre il momento di scegliere qual è la cosa giusta.

Felice 8 marzo alle mie bambine, alle loro mamme e a tutti, donne e uomini, che lottano per un mondo in cui non esistono differenze. 
Impegniamoci perchè i nostri figli possano crescere, così come è accaduto a Malala, avendo vicino persone che credono in loro. 
Questo li renderà più forti.

Link ai video proiettati in classe:

Le bambine non vanno a scuola” di Lucia Goracci, documentario prodotto da Rai3

"Il discorso di Malala in occasione della consegna del Premio Nobel per la pace", Tg2000

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