Io amo tantissimo i bambini, desidero il loro benessere innanzitutto. Per questo, a scuola, ho messo al primo posto la costruzione di un clima di classe sereno e ho lavorato per promuovere la collaborazione, l'aiuto e la cura dell'altro.
Per fare questo, ho chiesto fiducia alle famiglie, ho cercato l'alleanza educativa. Prima, però, mi sono permessa di leggere e interpretare il loro bisogno e mi sono impegnata, con tutte le mie energie, a restituire loro una scuola di cui potersi fidare, una scuola alla quale affidare i propri figli con serenità, dove ognuno possa sentirsi accolto, trovare protezione e libertà, dentro un sistema di regole chiare in cui si sperimenta che non c'è diritto, senza dovere, che non si può essere rispettati senza rispettare.
Non ho mai giudicato un genitore, ho sempre pensato che non ce ne sia uno che non voglia il bene del figlio, così ho assunto il loro sguardo, ma ho lavorato perchè loro assumessero e comprendessero il mio. Ho aperto le porte, cercato il dialogo con la qualità insostituibile che offre la presenza, e con la continuità che consentono gli strumenti offerti dalle tecnologie. Ho promosso attività comuni, ho condiviso un quotidiano teso ad accompagnare verso una formazione globale, che non si interessa solo di istruire, ma di recuperare il vero significato di educazione, senza buttare fuori nessuno. Ho cercato di mostrare che in una classe è necessario vedere ognuno e tutti.
Ci ho creduto, ci credo e ne osservo con gioia gli effetti. Eppure, ogni tanto accade qualcosa, quasi a ricordare che lo sguardo condiviso non si raggiunge, è qualcosa che va ricostruito ogni giorno, senza perdere la fiducia, anche quando è messo a dura prova. Non si può smettere di fare i conti con la realtà e con la società che avvolge tutti noi, frutto di anni ed anni di cattiva educazione civica.
È mentre facevo queste riflessioni che stamattina ho visto una vignetta. Due immagini. A sinistra gli anni 80, quelli in cui sono cresciuta e di cui conservo tutti i segni, e, a destra, il presente. La riporto, con nessuna intenzione di ironizzare o polemizzare, sono figlia del rispetto, ma per invitare alla riflessione e a continuare a interrogarci.
Che cosa vogliamo? La fiducia che chiediamo alla scuola ha bisogno di lavoro. E questo impegno si deve rinnovare di continuo. Ci sono momenti in cui è difficile, in cui il nostro sguardo si posa di nuovo solo su nostro figlio, solo su ciò che vogliamo noi. È quello il momento in cui fermarci, è quello il momento in cui rinnovare la ricerca di un confronto collaborativo.
Lo ripeto sempre. Ciò che facciamo insegna più di qualunque parola. A volte, in un attimo, smontiamo un lavoro durato mesi.
Vi lascio alla vignetta. Il progetto scuola in cui credo, avrebbe bisogno di una terza immagine. Genitori e insegnanti, senza il figlio, impegnati a trovare nuove strade con la responsabilità educativa adulta di chi ha a cuore i bambini di oggi, ma è consapevole di formare i cittadini di domani.
Ma forse, come mi è stato detto ieri da una persona che mi vuole molto bene, io penso al progetto scuola come a un'opera artistica, di cui già vedo e assaporo la bellezza. Non è facile trovare compagnia.
Penso anche a una quarta immagine che un giorno ho visto disegnata sulla lavagna in classe e che, nella sua semplicità, mi aveva particolarmente colpito perché racchiudeva un messaggio non solo bello, ma anche importante.
RispondiEliminaUn’immagine che qualche tempo fa, proprio mio figlio, mi ha ricordato.
Un triangolo, dove nei tre punti di unione, rispettivamente, c’è scritto: alunno-genitori-insegnanti.
Tre elementi, tre punti di vista, tre realtà, uniti tra loro a rappresentare una relazione.
Una relazione che richiede il desiderio di voler costruire insieme un’alleanza educativa che può produrre solo qualcosa di nuovo, di bello, di buono, di sorprendente nel perseguire un progetto comune: quello di creare una scuola che diventi luogo di vita sereno e sicuro per tutti, nessuno escluso.
Noi, nella nostra esperienza scolastica, quel luogo lo conosciamo, esplorato e vissuto, grazie all’incontro con un’insegnante che non si limita a trasmettere ai nostri figli solo nozioni e competenze, ma - con grande responsabilità, con “la testa e il cuore”, guardando i bambini negli occhi perché abbiano la certezza di essere accolti nella loro singolarità, come essere unici all’interno di un gruppo - sa offrire qualcosa di molto più importante: un atteggiamento verso la vita.
Ancora. Una relazione dove il confronto sincero e onesto tra insegnante e genitori è un elemento prezioso per costruire insieme, per non esaurire lo scambio in un solo passaggio di informazioni, perché quello che ci viene chiesto con entusiasmo e convinzione, è di sentirci coinvolti in una relazione educativa che diventa autentica proprio perché non c'è mai un solo punto di vista, una sola parte che apprende, che si rivede, che si riprogetta, che cresce, che cambia, che si mette in gioco…con sentimento.
Nel costruire insieme, così, non solo generiamo ogni giorno i nostri figli, ma rigeneriamo noi adulti, genitori e insegnanti, consapevoli che la crescita dei nostri bambini richiede un investimento emotivo continuo che può essere vissuto solo con la collaborazione, reciprocità, correttezza, onestà, rispetto e fiducia.
Una fiducia che significa riconoscere il ruolo e la grande responsabilità di un’insegnante che vuole il meglio per i suoi bambini e per questo cerca di dare il massimo di sé, facendo delle scelte per i nostri figli e per noi, con il desiderio di non tradire le nostre aspettative e paure, di rispondere ai nostri dubbi, sostenerci nelle difficoltà, non abbandonare, non giudicare, rispettando sempre le nostre opinioni.
Allora, continuiamo a credere in quel triangolo, coscienti che nel momento in cui incontriamo delle difficoltà o dei dubbi, tutto può essere superato dalla certezza che ogni esperienza è un contributo per raggiungere e mantenere un obiettivo che a tutti noi, indistintamente, sta molto a cuore: quello della crescita scolastica dei nostri figli, che occupa un posto importante nella loro crescita complessiva, anche perché la scuola resta e resterà sempre una grande opportunità, un punto di riferimento per ogni figlio che comincia ora ad affrontare la vita e che per tutta questa vita continuerà a farlo.
Noi genitori viviamo serenamente la nostra parte, perché questa occasione sia colta e non sprecata.
Concludo nel riconfermare quanto ho già avuto modo di esprimere nelle mie precedenti riflessioni.
Accompagniamo sempre i nostri figli con un amore libero e generoso; non sostituiamoci nelle loro esperienze, soprattutto nei contesti “fuori dalle mura di casa” in cui dobbiamo solo affiancare…perché alle volte, presi dal nostro istinto di protezione, pensiamo di tutelare i nostri figli, quando invece non ci accorgiamo che stiamo proteggendo noi dalle nostre paure e insicurezze per loro.