Carissimi bambini, domani vi troverete ad affrontare le prove Ivalsi e già
so che molti di voi stanno provando un po' di ansia.
Vi scrivo per ricordarvi ciò che vi ho detto in tutto questo periodo. Dovete
essere sereni. Non esiste una prova, neanche la migliore al mondo, che possa
dirci quanto valete perché questo lo vediamo tutti i giorni con i vostri
progressi personali, con tutte le vostre conquiste che vanno oltre i contenuti
affrontati. Penso alla vostra sempre crescente autonomia, alla vostra capacità
di porvi domande e cercare risposte, all'abitudine al confronto e al lavoro di
gruppo, all'impegno che mettete per riflettere e autovalutare il vostro lavoro.
Eppure avete solo 7 anni.
Io, ve lo confesso, non riesco a non commuovermi pensando che l'anno scorso
vi ho incontrato che non sapevate leggere e scrivere, che un bel gruppo di voi
non riconosceva ancora il suono iniziale e finale del proprio nome, e vedere che oggi scegliete libri con la passione di scoprirne i contenuti, li divorate
e li consigliate ai vostri compagni, vi scambiate opinioni...
So già che diversi tra voi avranno difficoltà davanti a questi fascicoli che
hanno poco a che fare con il nostro mondo, con le conquiste che abbiamo messo
al primo posto. So già che per tutti non sarà facile comprendere alcune
consegne, interpretare le immagini, dare senso a molti quesiti...
Lo so. Ma non abbiate paura. La paura, lo sapete bene, blocca il corpo e la
testa e ci rende immobili.
Invece respirate forte, come è necessario fare davanti a tutte le prove
della vita, rilassatevi e fate il vostro massimo. Ancora una volta sarà questa
l'unica cosa importante. Che ognuno di voi dia il suo massimo.
Per il resto, tranquilli. Non è per voi il voto. La prova Invalsi serve per
sapere se la scuola gode di buona salute, se sta funzionando bene, se noi
insegnanti riusciamo a darvi la preparazione adeguata.
E allora starò serena anche io, bambini miei. Perché, credetemi, e questo lo
dico anche ai genitori, io faccio il mio massimo. Leggo, studio, mi aggiorno,
costruisco materiali. Monto e smonto di continuo guardando voi e cercando di
creare le condizioni migliori perché possiate "tirare fuori" tutto
ciò che avete dentro e possiate formarvi nel modo migliore.
Lo so, questo non significa che ci riesca. Per questo, io spero tanto che
questa valutazione, così come fa il medico con il paziente, non serva solo a
dire se siamo sani o malati. Spero che ci dica che malattia abbiamo e che ci
dia la cura. Perché, se io sbaglio, e certamente sbaglio, voglio la cura.
Voglio che qualcuno si sieda accanto a me e mi dica qual è la strada che devo
percorrere. Allora io mi rimboccherò le maniche e ricomincerò ancora.
Mi sono dilungata, bambini. Vi chiedo scusa. Avete capito che il mio cuore è
con voi.
Non mi resta che augurarvi buon lavoro.
Ormai sapete che cosa dovete fare. Le prove le conoscete, sapete come
gestirvi. Non vi avrei mai lasciato, per puro principio, scoperti davanti a una
prova tanto importante.
Adesso sappiate solo questo: sereni, fate il vostro massimo e ciò che fate
sempre: cercate dentro di voi la strada per tutto ciò che ancora non conoscete.
Potete trovarla. E se non la troverete, non importa. Ancora una volta vi dico:
c'è tempo. Siamo all'inizio di un cammino e prima di valutarvi, noi tutti
abbiamo ancora il dovere di costruire.
Con tutto il mio bene,
maestra Enrica
Grazie Enrica per il tuo essere "Maestra", per il tuo esserci sempre, per le tue parole, le tue azioni e soprattutto per i tuoi silenzi......
RispondiEliminaSimona e Anna