“Ti insegno fin dove io so. E dove non sai? - Da lì andiamo insieme. Maestra e scolaro, un albero e un seme. Insegno ed imparo, insieme perché io insegno se imparo con te!”.
Sono parole che conosciamo, quelle che Bruno Tognolini usa per concludere la “Filastrocca delle buone maestre” pubblicata tempo fa nel nostro blog.
Io insegno se imparo con te.
Si parla di un incontro, quello tra una maestra e il suo scolaro.
Due parti inscindibili, che si sono incontrate e riconosciute senza avere il bisogno di troppe presentazioni, dove il percorso della maestra diventa quello del suo alunno, con la consapevolezza e la gioia di voler camminare uno nella vita dell’altro, di mantenere sempre il proprio sguardo nell'altro, di avvicinarsi all'altro semplicemente…come altro.
Insegnare, come imparare, è per loro vivere una relazione piena e autentica, unica e irripetibile, fatta non solo di conoscenza e di sapere, ma di emozioni e sensazioni.
Insegnare e imparare, un atto di reciproca restituzione. Insegnare è lasciar essere. Imparare è sapere di poter essere.
Insegnare è far sentire grandi, con piccole e semplici conquiste. Imparare è esultare per quella piccola, ma semplice conquista.
Insegnare è spendere il proprio sentimento nella relazione educativa. Imparare è riconoscere e rispettare quel sentimento.
Insegnare è adattare il proprio passo. Imparare è riuscire a mantenere quel passo sapendo, però, che è possibile in qualsiasi momento potersi fermare per riposare, per riprendere il fiato necessario per ripartire.
Insegnare è una scelta consapevole, paragonabile a una vocazione. Imparare è sentirsi parte di quella scelta, comprenderla e rispettarla.
Insegnare senza salire in cattedra, ma al contrario scendere, per mettersi continuamente all'altezza del proprio alunno. Imparare senza la fatica di doversi mettere in punta di piedi…
Insegnare è lasciare tracce, lasciare un’impronta nella storia dell’alunno. Imparare è rivedersi, oggi e domani, proprio in quelle tracce.
Ecco che insegnare è poter dire: - Sento di far parte del tuo domani, della tua eredità. Ricordami per la persona che sono stata, per quanto sono stata capace di offrirti, per la passione che spero di averti trasmesso per il sapere e per la vita, perché un giorno quando i tuoi pensieri ritorneranno a me, tu possa avere sempre la stessa certezza di oggi, che… ho osato esporre la più grande, la più importante, la più utile regola di tutta l’educazione: non guadagnare tempo ma perderne con te”.
Imparare è rispondere semplicemente: - Grazie maestra… una parte di te sarà parte di me adulto, grazie perché hai dato un senso alla scuola e alla mia vita, e sappi che perdere tempo con te è stata la mia salvezza. Per questo non potrò mai dimenticarti.
Quanto impegno, bellezza e meraviglia in questo incontro! Che può esistere perché in quella maestra e in quello scolaro, prima di tutto, ci sono un adulto e un bambino.
Semplicemente…due persone.
Con i propri sentimenti ed emozioni. Con il proprio mondo e la propria vita.
Allora penso anche io che, grazie a questo quotidiano incontro, per una maestra non esista dono più grande di quello di poter uscire ogni giorno da scuola, percorrere il tragitto verso casa, accompagnata dai suoi pensieri e dalle sue riflessioni:
- Certo, forse avrei potuto fare meglio, pensare, amare, educare e agire diversamente. Forse…ma ho fatto tutto quello che potevo fare, perché in quello che ho fatto, ho consegnato me stessa, il mio modo di essere, il mio sentire, ciò in cui credo e a cui do valore. Educare e insegnare per me è trasmettere conoscenza mostrando la vita, non solo con le mie certezze, ma anche con i miei dubbi, non solo con la mia fortezza, ma anche con la mia fragilità, non solo con la mia pazienza, ma anche con la mia stanchezza, non solo con la mia fermezza, ma anche con la mia insicurezza, non solo con la mia gioia, ma anche con la mia sofferenza. Insegno per comprendere, per vedere, per pensare…
Sapete, personalmente a me piace quella maestra che, con il coraggio della sua presenza, nonostante tutto…ogni giorno ti dà qualcosa su cui riflettere, da pensare e da portare a casa oltre ai soliti compiti, ai soliti impegni.
Mi piace quella maestra che riesce a sospendere il bisogno di certezza, che non si ferma a misurare e a valutare i suoi bambini con esattezza, ma che nel suo insegnare, nel suo essere apre delicatamente dentro di loro uno spazio nuovo e unico.
Mi piace quella maestra che, come dice Don Giussani, “Con un battito d’ala va oltre verso nuove scoperte. Guarda il cielo e sogna di scoprire cose nuove. Apre gli occhi per guardare e li chiude per sognare. I piedi saldi a terra e la mente pronta a spiccare il volo”…