Non è facile la scuola, oggi. Scenari organizzativi sempre più faticosi, che ci lasciano scoperti nelle cose che più contano; troppe complessità da gestire in solitudine, così che lo sguardo rischia di vedere solo le difficoltà; colleghi che si intrecciano senza il tempo di costruire una vera relazione professionale, riconoscimento sociale assente, spinte continue verso la competizione.
E difficile, in tutto questo, è riuscire a vedere ancora le persone: le persone alunni, le persone genitori, le persone colleghi. Decidere di prendersi il tempo per conoscersi, per accogliere ciò che c'è dentro ognuno e farne risorsa per crescere insieme.
Per questo, ieri, a teatro, al centro non c'era lo spettacolo, ma noi. Tutti i bambini, tutti, anche chi credeva che sul palco non sarebbe mai riuscito a salire; tutte le maestre, con l'autoironia necessaria a portare loro stesse lì, per condividere ciò che siamo ogni giorno; e c'eravate voi: le famiglie.
Insieme. Tutti. Queste erano le due vere parole chiave di ieri.
E poi c'era il Natale, sì, in italiano, in inglese, in sardo, raccontato e cantato, ma soprattutto nel suo significato più bello: occasione per fermarsi e riscoprirsi comunità.
Grazie Maria Efisia, Marcella, Francesca, Daniela F., Silvia e Daniela C.
Grazie ai bambini. Grazie ai genitori.
Questi sono momenti che ci rendono forti, guardiamoli come opportunità per fermarci su quello che conta.
La scuola deve essere l'altra possibilità, per i bambini, per i genitori, per noi insegnanti. Ieri, secondo me, lo è stata. Noi, in particolare, ci siamo fatte un regalo che ci ha consentito di riconoscerci squadra con la consapevolezza che è questa la vera forza di cui possiamo disporre.
Per questo, a tutti, ma proprio a tutti, buon Natale, di vero cuore.