La classe della didattica rovesciata.
Ci chiamano così. E lo siamo davvero.
Lo siamo per una didattica che…si, un pochino capovolta lo è (fortunatamente!), ma soprattutto perché capita che alcune cose per riuscire a vederle e a viverle completamente ci piace metterle sotto sopra.
Ho sempre pensato che ci sono momenti in cui guardare il mondo a testa in giù, saltellare sulle nuvole e toccare con le mani un prato di stelle, è l'unico modo per vederlo veramente dritto, in tutto il suo incanto, vastità e linearità; è saper dare un senso e un valore alle cose dove spesso manca; è riuscire a dare un nome a un'emozione, a un brivido, a un sentimento.
Significa essere capaci di osservare con gli occhi degli altri, comprendere che esistono pensieri oltre ai nostri che prima di essere capiti, vanno ascoltati e rispettati; che per trovare la soluzione a un problema, una risposta a una domanda, alle volte occorre cambiare la prospettiva dalla quale guardiamo. Spostarsi più in là anche di pochi passi per cogliere quanto fino a quel momento era invisibile agli occhi...
Significa che prima di capovolgere devi aver imparato a stare e ritornare in equilibrio. Sempre. Ecco come l'imprevisto non potrà mai sorprendere e disorientare quando sappiamo che, spesso, sono proprio le circostanze a buttarci a gambe all'aria per ricordarci che in verità non ci siamo mai smarriti, ma semplicemente ritrovati. Perché credo anche che percorrere una strada non prevista nei nostri progetti di vita può essere una straordinaria occasione per tracciare nuovi percorsi, meravigliosi. Dobbiamo solo aver fiducia e proseguire, quando serve chiudere gli occhi e lasciarci guidare…
Per noi adulti significa avere il coraggio di fare scambio di posto con i bambini.
Crescendo abbiamo dimenticato quel mondo bambino che anche noi abbiamo vissuto, liberi, spontanei dove riuscivamo a ritornare sempre all'essenza delle cose. Dove la felicità non era un ragionamento; la felicità sapevamo solo viverla.
E per una maestra…significa credere con tutta se stessa che insegnare ai bambini non è trasmettere i saperi, ma farli vivere, respirarli, sentirli, toccarli, crearli, e non è dire quello che va fatto e quello che non va fatto, ma è aiutarli a saper scegliere. Perché la vita è e sarà sempre una scelta continua.
Ecco allora la maestra che organizza, stimola, supporta, facilita... e poi libera. E poi si sposta, per lasciare lo spazio ai suoi bambini, per osservarli all'opera, assaporando la bellezza, come davanti ad un'opera d’arte.
Io sono un libro è stato uno dei tanti momenti in cui maestra Enrica e i suoi bambini hanno voluto capovolgere un pezzettino di mondo. Non è stata solo un'iniziativa rivolta a presentare dei libri, ma uno spazio dove ci hanno riportato proprio in quel mondo bambino, misurato e semplice fatto però di pensieri genuini, alti. Loro, ancora una volta, sono stati i protagonisti del loro sapere, delle loro conquiste, dei loro desideri e sogni…
E con il loro entusiasmo e fame di vita, ci hanno invitato a rallentare fino a chiederci di sostare un attimo, lasciando andare ogni preoccupazione o fretta per guardare la realtà che spesso offuschiamo con le nostre strutture, con occhi diversi, con occhi più grandi, con occhi che sanno vedere con autenticità e intensità. Con magia...
Quella magia di cui parla Simona nel suo scritto di qualche giorno fa. Che è proprio vero, non è da tutti... guardate con occhi scintillanti tutto il mondo intorno a voi, perché i più grandi segreti sono sempre nascosti nei posti più improbabili. Coloro che non credono nella magia non potranno mai trovarla.
Una magia di una maestra che incanta, che incuriosisce, che coinvolge, che è consapevole che lasciare i bambini con il fiato sospeso non potrà mai essere un'inutile perdita di tempo, perché solo l’immaginazione e la fantasia permettono di dare forma ai saperi che rimarranno per sempre. Qualsiasi contenuto, qualsiasi teoria, qualsiasi spiegazione, senza la magia dell'insegnare e dell'apprendere, non hanno alcun valore.
Sapete, quel giorno ho deciso di fare come accade nei racconti fantastici: un salto, una capriola, una giravolta, una discesa libera ed eccomi catapultata dentro a tanti libri, pronta ad ascoltare le loro storie.
Una in particolare mi ha catturato. Non è ancora stata scritta, ma è già tutta vissuta. Racconta di una maestra che desidera essere presenza, creatrice di storie di vita, quelle dei suoi bambini insieme ai suoi bambini.
Dicono che è la bacchetta a scegliere il mago…e una bacchetta, un giorno, ha trovato magicamente il suo…anzi, la sua.
A tutti l’augurio di incontrare la nostra maga.
Vi voglio aiutare, però. Solo un piccolissimo indizio.
La riconoscete perché indossa un mantello pieno di lucenti stelle...
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