Non è comune incontrarsi d'estate a tarda serata per parlare d'autismo; eppure, ieri eravamo in tanti e, andando via, la sensazione condivisa era proprio quella di gratitudine nei confronti di chi ci aveva regalato questa bella opportunità.
Uno scenario incantevole, quello del giardino della Chiesa del Salvatore, un'apertura musicale straordinaria di Gianluca Tocco, con pezzi che non potevano accoglierci e prepararci ad accogliere in modo migliore e i preziosi contributi di Roberta Fadda e Valentina Campus, che hanno consentito ad ognuno di noi di portare via le riflessioni che contano; il tutto con il sapiente coordinamento di Barbara Mura che ci ha anche regalato alcune bellissime letture tratte da “(s)legàmi”, il libro che ospita l'esperienza che ci aspettava nella proiezione. Poi, dritti verso un magico silenzio ad accogliere la delicatezza di “Tutto Cambia”, il cortometraggio scritto e diretto da Christian Castangia.
Lo avevo visto tante volte, eppure, questo corto, che racconta un anno di scuola di Gianmarco, accompagnato da un maestro che ha scelto di mettere su un lavoro di squadra che partisse dalla specificità del bambino, dai suoi bisogni, e orientato a un vero progetto di vita, non mi ha emozionato meno della prima volta, quel 2 aprile del 2014, in cui l’ho visto insieme ai miei bambini in occasione della Giornata mondiale dell’autismo.
Chi, come me, quella storia ha potuto viverla, sa che cosa abbia rappresentato per il bambino, per la famiglia, per la sua classe e per l'intera scuola. Gianmarco, quell'anno, aveva un nome per tutti, era parte integrante della sua piccola comunità e di tutta la scuola; e noi, tutti noi, abbiamo avuto un esempio straordinario di cosa significhi fare squadra per offrire a un bambino il massimo delle opportunità e garantirgli una vera inclusione.
Tuttavia, ieri sera, insieme alla gratitudine, ho portato via con me anche tanta tristezza, la stessa che, a fine serata, abbiamo ascoltato nelle parole della madre di Gianmarco - parole forti ma che non potevano non essere dette - per il fatto che il corto racconta di un incontro fortunato che è durato un anno scolastico e, con questo, è sfumato. Era un maestro precario Christian, e la nostra scuola, ancora, anche se si sta ragionando in questa direzione, non prevede continuità professionale, non guarda al valore della relazione che si costruisce, a quanto ti formi, investi e ti spendi. Guarda alle graduatorie.
E la tristezza che ho portato via era proprio questa. Sapere che la narrazione parlava di un'eccezione, mentre, di norma, abbiamo a che fare con tanti insegnanti non specializzati e che cambiano più volte anche nello stesso anno, con operatori tenuti fuori dalla scuola, con un lavoro solitario, con una bassa inclusione.
Sarebbe bello non dover pensare ad incontri fortunati, ma normali. Vedere storie come quella di Gianmarco raccontarci l'ordinarietà della nostra scuola e non, appunto, un anno speciale, certo straordinario, ma unico. Allora sì, davvero, potremo dire che tutto cambia.
Grazie agli organizzatori per questa “Estate d’Autismo”, e grazie soprattutto a Christian che con i suoi cortometraggi continua a provocare in noi tante riflessioni e ci aiuta a ripensarci, a crescere.
Tuttavia, ieri sera, insieme alla gratitudine, ho portato via con me anche tanta tristezza, la stessa che, a fine serata, abbiamo ascoltato nelle parole della madre di Gianmarco - parole forti ma che non potevano non essere dette - per il fatto che il corto racconta di un incontro fortunato che è durato un anno scolastico e, con questo, è sfumato. Era un maestro precario Christian, e la nostra scuola, ancora, anche se si sta ragionando in questa direzione, non prevede continuità professionale, non guarda al valore della relazione che si costruisce, a quanto ti formi, investi e ti spendi. Guarda alle graduatorie.
E la tristezza che ho portato via era proprio questa. Sapere che la narrazione parlava di un'eccezione, mentre, di norma, abbiamo a che fare con tanti insegnanti non specializzati e che cambiano più volte anche nello stesso anno, con operatori tenuti fuori dalla scuola, con un lavoro solitario, con una bassa inclusione.
Sarebbe bello non dover pensare ad incontri fortunati, ma normali. Vedere storie come quella di Gianmarco raccontarci l'ordinarietà della nostra scuola e non, appunto, un anno speciale, certo straordinario, ma unico. Allora sì, davvero, potremo dire che tutto cambia.
Grazie agli organizzatori per questa “Estate d’Autismo”, e grazie soprattutto a Christian che con i suoi cortometraggi continua a provocare in noi tante riflessioni e ci aiuta a ripensarci, a crescere.
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