Valutare per dare valore. Esperienze di scuole senza voti in dialogo.
Il giorno dopo.
Iglesias, Biblioteca Comunale, 9 luglio
Villacidro, Casa Dessì, 10 luglio
Non sono una formale, lo sanno bene le persone che hanno a che fare con me. Negli incontri che organizzo io, lascio sempre poco spazio a presenze istituzionali e a liste di ringraziamenti, mi piace che il tempo sia tutto dedicato a ciò che ci mette insieme. Ancora di più negli incontri di formazione attiva che organizziamo con “Il cambiamento nasce da dentro”, il nostro Gruppo di lavoro. Ci impegniamo subito a scavare nei nostri vissuti professionali, a dare voce alle nostre convinzioni, ad ascoltare quello che ci sta stretto, per metterlo a fuoco e tradurlo in opportunità; a dialogare con le esperienze nate dentro le scuole, quelle che sono espressione di ciò che può accadere quando cerchiamo risposte nuove a ciò che non ci convince più, quando decidiamo di sperimentare e fare spazio a momenti per osservare insieme, valutare, documentare, così da riflettere ancora.
Ma oggi, recuperata una distanza fisica ed emotiva, il tempo per sostare sulle giornate vissute e dire i miei grazie voglio assolutamente prendermelo.
Gli incontri sulla valutazione appena chiusi sono occasioni formative che abbiamo fortemente voluto e sulle quali abbiamo investito molte energie, consapevoli che il “come valuto” non è esclusivamente una questione di voti sì o voti no. Ci dice che scuola facciamo, quali sono i valori che mettiamo al centro, quale tipo di società siamo impegnati a costruire, quali spazi desideriamo per i nostri figli. Perciò quello che abbiamo respirato ci rende particolarmente felici, così pure l’aver avuto tante presenze che, nonostante questo caldissimo mese di luglio, sono arrivate dalle diverse parti della Sardegna, anche da quelle più lontane e interne.
Gli incontri sulla valutazione appena chiusi sono occasioni formative che abbiamo fortemente voluto e sulle quali abbiamo investito molte energie, consapevoli che il “come valuto” non è esclusivamente una questione di voti sì o voti no. Ci dice che scuola facciamo, quali sono i valori che mettiamo al centro, quale tipo di società siamo impegnati a costruire, quali spazi desideriamo per i nostri figli. Perciò quello che abbiamo respirato ci rende particolarmente felici, così pure l’aver avuto tante presenze che, nonostante questo caldissimo mese di luglio, sono arrivate dalle diverse parti della Sardegna, anche da quelle più lontane e interne.
Ci sono grazie che desidero esprimere. Alla nostra dirigente scolastica, Franca Maria Fara, per il suo sostegno puntuale e la presenza attiva. Alle mamme del Gruppo di lavoro: Isabella Ongarelli, Maura Mei, Simona Banci, Debora Cavalli e alla mia splendida collega: Maria Efisia Piras. Senza di loro niente sarebbe la stessa cosa. A Casa Emmaus Impresa Sociale e alla Fondazione Giuseppe Dessì di Villacidro, che hanno accolto, condiviso e sostenuto le nostre proposte. Ai bambini da cui muove tutto e a tutti coloro che hanno partecipato. Ai relatori: Davide Tamagnini, Carolina Vergerio e Lucia Bolcato, per quanto ci hanno offerto con le loro esperienze e per la flessibilità che hanno espresso nel rimodulare costantemente le proposte e nel farci sentire che, sì, “Si può fare!”. A Pier Cesare Rivoltella, per aver portato tra noi gli elementi caratterizzanti la valutazione formatrice, in cui la valutazione non è distinta dai momenti dell’apprendere, senza mai perdere l’attenzione all’uso di strumenti rigorosi perché questa possa essere reale strumento di miglioramento nelle mani del docente.
Cosa mi porto via? Un mare di riflessioni da lasciare sedimentare e i calorosi abbracci di chi andando via chiedeva: “A quando il prossimo incontro?”. La dimostrazione che imparare per il piacere di imparare è possibile, anche tra noi adulti.
C'è un motore, potente, che muove tutto. Si chiama motivazione ed è l’unica capace di piccole grandi rivoluzioni silenziose.
Chiudo con quanto avevo portato con me nella mia apertura ad Iglesias.
L’interesse della scuola non dovrebbe essere, come troppo spesso si legge in questi mesi, il ritorno all’autorità, ai voti bassi, alle bocciature. Sono strumenti per gli educatori deboli.
Mi piace l'idea di una scuola capace di mettere al centro il costruire perché nessuno mai, nel confrontare gli esiti in ingresso alla primaria con quelli in uscita alla secondaria, possa dire: "Non mi avete fatto niente" (grazie Rino Nasti per la sollecitazione) o, addirittura, “Che cosa mi avete fatto?”.
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