lunedì 2 novembre 2020

Quando i puntini verdi non bastano

Non metto niente sui quaderni dei bambini. Mai numeri, mai giudizi. Se lo facessi, dovrei farlo sempre e con tutti perché i bambini ci guardano. Da moltissimo tempo, sui lavori dei miei bambini, ci sono solo puntini verdi, laddove necessario, che invitano a ricontrollare ancora; qualche volta un consiglio o un promemoria. È una scelta che è diventata definitiva con A. e M. due mie bambine di diversi anni fa, che sedevano accanto e che mi avevano sollecitato tante nuove riflessioni. I miei alunni non ci fanno caso, non si impegnano meno. Per loro è normale, lavorano per il piacere di lavorare. E da fuori, ormai, pressioni di questo tipo non ne arrivano più. Ciò che faccio è sostare con loro, per consegnare riflessioni dirette, suggerimenti di lavoro, apprezzamenti. Li aiuto a vedere ciò che non vedono, a mettere a fuoco ciò su cui devono lavorare di più. Sono molto esigente, e questo lo sanno. Insieme torniamo su rilevazioni utili a tutti, sugli errori ricorrenti; ancora insieme ci mettiamo davanti alle griglie per ragionare su che cosa occorra osservare in quel determinato lavoro...
Ma poi succede che ci sia una frase che non riesco proprio a trattenere, come questa mattina. Ed è mentre ripercorro e leggo la determinazione di chi partiva svantaggiato, di chi per ogni piccola cosa ha dovuto faticare tanto di più. Così la lascio perché sì, mi sento orgogliosa, e perché credo davvero che ci siano bambini capaci di essere un esempio per tutti noi. Dirglielo diventa necessario.
 

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