Mentre, stamattina, ritrovavo queste tavole, che qualche anno fa avevo proposto per la riflessione in piccoli gruppi sul cambio di paradigma: didattica trasmissiva vs didattica a bassa direttività (Adro, 2016), non ho potuto fare a meno di ritornare a ragionare su un aspetto che mi sta preoccupando molto: la forma che sta assumendo la formazione a partire dal lockdown.
Quando la formazione era organizzata in presenza, infatti, ho sempre ritenuto condizione fondamentale la progettazione attenta dei momenti di riflessione e confronto dei corsisti nei piccoli gruppi, ben sapendo che noi docenti - proprio come i nostri alunni - ne sentiamo un grande bisogno.
Con la formazione in videoconferenza, anche per l'estrema facilità con la quale la si mette in piedi, e l'eccessivo numero di partecipanti a cui ci si rivolge, le proposte che contemplano momenti di riflessione e attività nei piccoli gruppi sono diventate rarissime, nonostante le breakout rooms li rendano possibili. Nei casi migliori, si può contare su un qualche coinvolgimento attraverso strumenti che consentono sondaggi di diverso tipo, o grazie alle domande, perlopiù gestite via chat.
Ritengo che questo sia un grande limite, soprattutto nel contesto scuola, in un momento in cui a essere messa in discussione è proprio la lezione frontale. Una grande contraddizione.
Per questo, credo che sia tempo, prima che raddrizzare il tiro diventi impossibile, che i professionisti che si occupano di formazione si interroghino sugli effetti di queste pratiche, che da straordinarie stanno diventando ordinarie, e studino e condividano poche, ma fondamentali caratteristiche, che possano diventare garanzia di qualità e strumento di orientamento.
Oggi l'offerta è enorme, ma siamo sicuri che sia tale da promuovere una qualche trasformazione?
Le immagini sono realizzate da JE.
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