C'è un passaggio che mi è particolarmente caro, a cui ogni tanto sento il bisogno di tornare. Mi fa molto bene in questo tempo che mi respinge, per la corsa continua e per il troppo rumore. Ed è proprio qui che ritrovo l'unica scelta che vedo possibile: concentrarmi su quello che faccio, un pezzo per volta, nel modo migliore in cui mi è possibile.
Lo porto anche qui perché sono certa che farà bene a tanti di voi.
«Delle decine e decine di frasi in latino che papà mi buttava lì, come ami per prendere il pesce, molti mi tornano in mente nelle situazioni più disparate. Quella che più ricordo, e che ripeto a me stesso in mezzo alle furie e alle tempeste della vita e del lavoro, è: age quod agis. Fa bene quello che fai. Concentrati su quello. Non farti prendere dall'agitazione, dall’ansia, dei demoni del sono-sempre- indietro, dovrei fare questo e quello e anche quell'altro, e poi le cose non mi riescono, e mi sembra di affondare, no, age quod agis, ricomincia. Non farti travolgere. Ricomincia. Ti sembra, sembra a te di stare all'inferno, e forse è anche un po’ vero, ma dall'inferno si esce. Ricomincia. Ricomincia col fare proprio questo, questo compito che ti sta davanti, nella luce chiara del presente, proprio questo, questo che ti soffoca, che ti sembra insormontabile. Non è insormontabile. Ricomincia. Age quod agis: fallo, e fallo bene. Fare bene è pensare bene. Fallo con pazienza, poi da questo passerai a quello, e a quell'altro, e a quell'altro ancora, e via di questo passo. E pazienza se non riuscirai a farli tutti, quei passi. Ci penseranno i sogni, e la notte, e il tuo Dio misterioso, a finire il lavoro. (Martinelli, 2019; 32-33).
Da Rivoltella P.C. (2020). Tempi della lettura. Media, pensiero, accelerazione. Scholé, Brescia.
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