- Mamma, dobbiamo svolgere un compito insieme. In verità non è proprio un compito, devo “solo” compilare un foglio sulla valutazione. Mi devo autovalutare, come già facciamo in classe ogni settimana con la maestra, ma questa volta sul lavoro fatto in questi mesi. Si chiama quadrimestre, vero? Nel foglio però ci sono delle parole che per me sono un pochino difficili da comprendere, per questo ho bisogno del tuo aiuto, perché io possa rispondere bene, con attenzione e onestà. Come si dice quando devi dire la verità, le cose giuste? –
- Obiettività.
- Si giusto, però, aspettiamo anche papà, lo voglio fare con tutti e due… -.
Sebastian si alza, apre lo zaino e mi consegna una busta gialla.
La apro e inizio a leggere i contenuti della tabella. Intanto, nel raccontarmi la giornata trascorsa oggi a scuola, mi spiega come la maestra si sia soffermata per illustrare ai bambini quella tabella di valutazione, così che potessero, a loro volta, esporla a noi genitori.
Di sera, arriva il papà e ci sediamo. Io inizio a leggere lentamente, per tutti, la descrizione che accompagna i voti numerici. Sebastian mi chiede più volte di fermarmi, di tornare indietro, di rileggere, di spiegargli il significato di parecchi termini, ma soprattutto cerca di trovare e riconoscere le “differenze”…Piena, completa, buona, parziale, discreta, essenziale e carente, appropriate e adeguate…costante e preciso.
E’ silenzioso. Sta riflettendo. Noi, aspettiamo.
Poi, ci guarda e sorride. Non ha dubbi. Prende la penna e, autonomamente, mette con decisione e serenità le sue crocette.
Ma, dalla troppa fretta (!) e sicurezza nel compilare, sbaglia a segnarne una. Si confonde con la griglia.
- Vediamo un po’, Sebi. Rileggiamo dove hai segnato, magari, comunque, puoi ritrovarti in quella valutazione, in quella descrizione. E lasciare la crocetta dove erroneamente l’hai inserita.
- No, mamma. Non voglio rileggere. Lo so, io ho già capito. La crocetta va messa proprio qua. Ne sono sicuro.
Le sue motivazioni sono chiare e precise. Così, nel rispettare la sua valutazione, correggiamo.
Noi. Serenamente abbiamo letto quel foglio e con la stessa serenità e semplicità abbiamo accolto le riflessioni di nostro figlio, intervenendo solo nel momento in cui ha avuto bisogno di spiegazioni sul significato di quei termini definiti da lui “difficili”.
Abbiamo ascoltato, senza sostituirci, perché fin da subito abbiamo compreso che lui non ci stava chiedendo alcuna conferma, nessun consiglio o suggerimento.
La consegna, in fondo, richiedeva questo.
Ecco, allora, il mio pensiero su come ho percepito questa proposta.
Ancora una volta mi ritrovo in quel famoso triangolo, dove ai vertici ci sono rispettivamente l’insegnante (la scuola), il genitore e il bambino.
Ancora una volta mi rendo conto quanto sia importante conoscere, avere l’opportunità di essere accolti “dietro le quinte” per permetterci di comprendere e osservare meglio, per sentire e riconoscere quanta responsabilità, fatica, sensibilità e delicatezza è richiesta nel valutare, per arrivare, alla fine, a racchiudere tutto in un voto.
E quella responsabilità e fatica la sente tutta chi, nel suo essere maestra e nel suo insegnare, con il suo sguardo comprende e abbraccia il bambino nella sua totalità di essere umano, di fantasia, di creatività, di cuore, di emozioni e di intelligenza, non dimenticando mai, però, la sua specificità e unicità. Per questo non potrà mai valutare e giudicare solo un frammento di quel suo bambino.
La valutazione allora per lei dovrebbe dare voce a quel voto, che da solo, appunto, non può parlare; avere quindi lo scopo di aiutare ogni bambino ad esprimere il suo valore, le sue capacità, i suoi talenti, riconoscere i suoi punti di forza e i suoi punti deboli. Aiutarlo a capire quello che veramente può fare e quello che è ancora necessario, dove ancora occorre approfondire o migliorare. La valutazione che non definisce, ma che apre e rilancia, sempre.
Concludo con un’ultima riflessione.
Io penso che la maestra, nel momento in cui valuta, con consapevolezza e coraggio si mette in gioco insieme ai suoi bambini. Inevitabilmente si rivede come persona, come educatore, come insegnante. Rivede il suo percorso attraverso quello dei suoi bambini, cercando di capire se è riuscita a offrire tutti gli strumenti necessari, a creare le condizioni favorevoli per accompagnare e aiutare il bambino. Se è riuscita a individuare il cammino giusto per lui, se è riuscita a trasmettere passione, interesse, desiderio, curiosità ed entusiasmo. Se è riuscita a dare un’anima alla lezione, a costruire una relazione educativa con ciascun bambino, a farlo sentire accolto e amato per quello che è.
Se è riuscita, soprattutto, a rendere il suo bambino felice.
Il mio, nel compilare la tabella di valutazione, nonostante quella descrizione a mio parere non potrà mai dare una voce al voto, oggi, lo era.
Grazie, Isa, per la tempestività e per la cura di particolari con la quale restituisci. Ho potuto "guardarvi" mentre eravate seduti insieme e questo, per me, è davvero molto importante.
RispondiEliminaBuona giornata!
Enrica