venerdì 18 novembre 2016

Scegliere, sporgersi, liberare

Ieri sono stata al Liceo "Eleonora D'Arborea" di Cagliari, invitata dallo stimatissimo Luciano Pes, padre dell'ambiente IMPARI, per un incontro formativo. Ai colleghi mi sono presentata con la proposta "Scegliere per innovare: didattica a bassa direttività e altri capovolgimenti necessari", caratterizzata dai contenuti che ho portato ad Adro per l'EAS Day e che porterò ai colleghi dell'Istituto Comprensivo di Teulada nel nostro secondo incontro, programmato per il 28 novembre.
Centrali nel mio contributo sono state parole come SCEGLIERE, SPORGERSI, LIBERARE. Una serata bella, in cui ci si è confrontati sull'idea di innovazione per poi ragionare sulle caratteristiche di didattica ad alta e bassa direttività, sui diversi ruoli che questa assegna a docente e studente e sugli effetti in termini di motivazione e di significatività degli apprendimenti. Il tutto in stretta relazione alla metodologia EAS, nella cui logica mi sono completamente riconosciuta.
Rientrando, riflettevo sul fatto che ogni occasione di confronto sta rinforzando sempre più la mia convinzione che il vero cambiamento non può stare in una didattica flipped che, nella sua più diffusa applicazione, propone la lezione a casa, quanto nello spostare questa alla fine. La scuola ha un compito urgente: far crescere la motivazione dei nostri studenti. La lezione in apertura, in qualunque forma venga proposta, fa arrivare le risposte subito e mortifica la motivazione che si alimenta con le domande, che ha bisogno di provocazioni, di sollecitazioni che creino tensione verso la scoperta, che mettano gli studenti nella condizione di implicarsi con la testa e il cuore, per poi riflettere sui propri percorsi e sui propri apprendimenti.
Da parte nostra, di noi docenti, tutto questo vuol dire sporgersi e avere il coraggio di liberare.
Sporgersi per cambiare il paradigma. Ragionare in termini nuovi: organizzare proposte, ambienti, materiali e strumenti per poi mettersi a disposizione accettando il rischio di non avere il controllo di tutto.
Liberare per lasciare ai nostri studenti il tempo della scoperta e far percorrere loro nuove strade, anche quelle che noi non riusciamo a contemplare; dar loro il tempo di sbagliare, di riflettere sui propri errori e infine sui processi e sugli apprendimenti.
E liberare noi stessi dalla logica della valutazione continua, dalla valutazione subito, quella che ci porta a separare per poter controllare che cosa ognuno sa fare da solo, per assumere invece l'impegno alla costruzione con tutti che apre all'apprendimento sociale, alla possibilità di mettere in comune i saperi, le abilità e le competenze per esplorare nuovi territori.
Se non avremo il coraggio di scegliere, di sporgerci, di liberare e liberarci, continueremo ad assistere a piccole esperienze di cambiamento, circoscritte a pochi o comunque estemporanee.
Passando negli anditi delle nostre scuole continueremo a respirare la scuola che noi stessi abbiamo frequentato. I banchi continueranno ad essere in fila, il docente in cattedra, al centro ci saranno ancora loro: il programma, i libri, i quaderni. E non potremo sorprenderci a osservare i nostri studenti immobili davanti a situazioni nuove.
(…) La maggior parte del tempo di una lezione viene impiegata per porre domande illegittime ed esigere risposte. Una domanda è illegittima, così la definirei, se la sua risposta è già nota. Se un insegnante pone questo tipo di domande, è una porcheria e una meschinità, poiché egli già conosce bene le risposte. Le domande legittime, al contrario, sono domande autentiche: per loro non esiste ancora alcuna risposta pronta. Non sarebbe bello se un’istituzione come la scuola si interessasse in via prioritaria di domande legittime?” (Heinz von Foerster)

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