lunedì 6 marzo 2017

Daniela Lucangeli: imparare dai bambini, contare sui bambini

L'intervento di Daniela Lucangeli al Terzo convegno internazionale Flipnet, Roma 24 febbraio 2017, "Imparare ad imparare - Equipaggiati per il futuro"

Ne consiglio un ascolto attento di tutti i passaggi, fondamentali per riflettere su come funzionano l'apprendere, l'apprendere ad apprendere e sul ruolo delle emozioni nell'apprendimento.

(...) Il potere creativo del cervello non sta nel portar dentro, perché quella è assimilazione; non sta nel portar fuori, perché quello è prodotto già determinato e creato, ma sta nel meccanismo fondamentale che è il da dentro a dentro. Il da dentro a dentro, dice Fischer, neurofisiologo di Harvard, rappresenta la capacità dei nostri neuroni di prendere quello che sai tu, collegarlo a quello che sono io - non so, ma sono io - selezionare le informazioni, buttare quelle non pertinenti e ricollegare in nuovo sapere che non è più quello che è entrato, ma è qualcosa di completamente arricchito di me che si riprodurrà entrando nel circolo. É l'intelligenza sociale, in cui nessuno di noi è intelligente senza l'altro. E l'intelligenza sociale è questo flusso che non è intelligenza, ma intelligere: cioè porto dentro, trasformo e ricostruisco, arricchito di me. Se la scuola adopera un modello in cui io ti insegno, tu apprendi, io verifico, che ti insegno, che apprendi che verifico... noi rendiamo plastiche solo le funzioni che riguardano da fuori a dentro, cioè l'apprendimento passivo a breve termine. Il cervello impara ad imparare l'apprendimento passivo a breve termine, che è quello dell'ingozzamento delle anatre. Siccome il cervello non è stato creato, pensato, disegnato per l'ingozzamento, è intelligente e sputa fuori in breve tempo perché altrimenti non si libera per tutto lo spazio necessario agli apprendimenti successivi. 
L'eccesso di carico di quantità e di qualità. Quando il sistema è completamente ingozzato - pensate a quando ci danno da mangiare - cosa produce? Disregolazione dell'organismo, obesità, mancanza di salute. Così fa il cervello. Il cervello più tu lo ingozzi, meno riesce ad entrare nel dentro al dentro, e l'intelligenza è la potenza di modifica, non di prestazione identica, altrimenti il pensiero si ferma. Più voi lo ingozzate di informazioni, date carico di esercizio per la stabilizzazione delle prestazioni e delle procedure, meno ha risorse bioenergetiche per la trasformazione intelligente. Quindi il carico va scelto per la qualità e la quantità adeguata a stabilizzare ciò che è appreso con voi. Tutti i compiti per casa che sostituiscono l'insegnante sono un danno etico ai cervelli altrui. (...)


(...) Mentre un bambino impara, se sperimenta paura, il circuito della memoria mette in memoria sia ciò che sta imparando, sia l'emozione che la transita. E se mette in memoria la paura tutte le volte che dalla memoria a lungo termine va a ripescare quell'informazione, il cervello riporterà, sia l'informazione studiata a livello cognitivo, che l'emozione che l'ha tracciata, e determinerà un circuito che si chiama impotenza appresa; apprendo che non mi piace, che non mi viene, che mi fa paura. Quindi, se un bambino, uno studente, ha paura della scuola, la fugge la scuola. E voi non potrete in alcun modo - per quanto capovolgiate con i metodi migliori – raggiungerlo, perché a direzionare la sua macchina non è la sua parte cognitiva, è la sua parte emozionale. (...)

2 commenti:

  1. Un video straordinario. Con passaggi straordinari, che dicono tanto.
    Enrica, le parole che hai riportato racchiudono proprio quel tanto. Alle tue vorrei poterne aggiungere altre...
    "...Mentre un bambino impara, se sperimenta paura, il circuito della memoria mette in memoria sia ciò che sta imparando, sia l'emozione che la transita. E se mette in memoria la paura tutte le volte che dalla memoria a lungo termine va a ripescare quell'informazione, il cervello riporterà, sia l'informazione studiata a livello cognitivo, che l'emozione che l'ha tracciata, e determinerà un circuito che si chiama impotenza appresa; apprendo che non mi piace, che non mi viene, che mi fa paura. Quindi, se un bambino, uno studente, ha paura della scuola, la fugge la scuola. E voi non potrete in alcun modo - per quanto capovolgiate con i metodi migliori – raggiungerlo, perché a direzionare la sua macchina non è la sua parte cognitiva, è la sua parte emozionale".

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  2. Mi permetto di aggiungere al post questo passaggio che riporti tu, Isa, e che è fondamentale tenere presente.
    Grazie...

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