Quando qualcuno viene nella nostra classe per condividere del tempo con noi, che sia un genitore, un collega, uno studente, mi piace sempre chiedere se vogliano offrirci una restituzione. Non è per farci gratificare, ma per cogliere l'occasione di guardare il nostro fare scuola con altri occhi; è il bisogno di uno sguardo rotondo, sapendo che il nostro, da soggetti coinvolti, nel bene o nel male, sarà sempre parziale.
Capita così che, oltre alle restituzioni verbali, offerte in classe, qualcuno accolga anche l'invito ad offrircene una scritta da portare nel blog di classe. Questo ha fatto Chiara Pusceddu, questo pomeriggio, dopo aver completato il primo percorso del suo tirocinio con noi.
La ringrazio di cuore, felice di poter custodire le sue parole in questo spazio che raccoglie la nostra storia e che per noi è casa.
Da Chiara Pusceddu, studentessa della Facoltà di Scienze della Formazione Primaria, Università degli Studi di Cagliari.
«Perché hai indosso il grembiule?»
«Perché ho il grembiule? Ma che dici?»
«Scusami, per un attimo ho scordato di essere a scuola. Sto così bene quando sono a scuola che ogni tanto me ne dimentico...»
Uno scambio veloce di battute tra due anime pure che mangiucchiano dei crackers e sorseggiano succo di frutta. E le anime pure si sa, dicono sempre la verità. La mia idea di scuola è tutta lì, nessuno avrebbe potuto essere più chiaro.
Un dialogo durato una manciata di secondi, una conversazione breve ma così potente che le mie orecchie e il mio cuore hanno capito immediatamente che si trattava di uno di quei momenti per cui vale la pena precipitarsi in prima fila per godersi meglio lo spettacolo. Un’ulteriore conferma: mai scelta fu più azzeccata, quella di svolgere il mio tirocinio in compagnia di maestra Enrica e dei suoi meravigliosi bambini.
Venticinque ore intense, indescrivibili, indimenticabili.
Non c’è stato giorno in cui io non sia rientrata a casa con il cuore pieno e con una dose di fiducia in più nei confronti del mondo. È difficile spiegare con le parole l’aria che si respira in classe. Quel profumo di inclusione o la fragranza dell’empatia. Certe cose le puoi solo sentire.
C’è spazio per tutti. Ci sono preparazione e padronanza di linguaggio. C’è disinvoltura. C’è passione e ci sono tanti sogni. Ognuno mette in campo il proprio talento e lo offre in dono agli altri. C’è gruppo. C’è profondità. C’è bellezza. C’è una guida che accoglie e crea. Ci sono tutte le emozioni dell’universo. E là dentro, in poco tempo, ne ho provato a dozzine.
Custodirò gelosamente dentro un angolino del mio cuore ogni attimo prezioso regalatomi, certa che, diventare una maestra, vale proprio la pena.
Grazie maestra Enrica.
Grazie bambini.
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