giovedì 18 marzo 2021

Prove di bassa direttività su digitale

Quando lessi le Linee guida per la Didattica Digitale integrata, rimasi sconcertata davanti alle ore previste per l'attività sincrona fin dalla scuola primaria. Nel paragrafo "L'orario delle lezioni", il documento parla di quote orarie settimanali minime di lezione in sincrono, indicando dieci ore per la classe prima e quindici per le restanti classi.
 
Sapevo bene di come in molti, moltissimi casi nel precedente anno scolastico la didattica a distanza era stata costruita sul modello “lezione, esercitazione, verifica”, con due opzioni prevalenti: video-spiegazione e una buona dose di compiti e pagine di studio, assicurate con WhatsApp e/o registro elettronico; lunghe mattinate in videoconferenza con replicazione pura delle lezioni frontali, per chi era ricorso ad ambienti di apprendimento con sistema di videoconferenza integrato.
Non solo. Ci sono state scuole che nel mettere su questa organizzazione, hanno addirittura seguito lo stesso orario delle lezioni in presenza, e che, per questo, venivano portate come esempio.
Ricordo ancora la mia preoccupazione davanti ad articoli usciti sulla stampa isolana che elogiavano queste pratiche.
 
È per questo che quando lessi le Linee Guida, pensai che se fossi stata nella condizione di ricorrere ancora alla didattica a distanza, mi sarei impegnata a studiare un’organizzazione attenta a salvaguardare, anche in sincrono, gli spazi per la didattica a bassa direttività, in modo da garantire momenti di attività collaborativa nei piccoli gruppi.
 
Venivo da scelte molto diverse, certamente condizionate anche dal momento: una progettazione completamente autogestita, un ambiente di apprendimento che non prevedeva al suo interno la videoconferenza, competenze delle famiglie da costruire, strumenti e reti in molti casi non adeguati.
Tuttavia, ad aiutarmi, in quel contesto, insieme alle competenze sul digitale maturate nel tempo, sono state proprio le scelte metodologiche basate su pratiche didattiche collaborative a bassa direttività.
 
La nostra esperienza, che ho documentato puntualmente e raccontato in diversi contesti, ha mosso da subito da una progettazione esplicita articolata in proposte asincrone, garantite a cadenza regolare per tre giorni la settimana, con scelte pensate per custodire una dimensione di comunità anche a livello di apprendimento, e appuntamenti sincroni (quattro) della durata di un'ora, rivolti a un massimo di 5/6 bambini per volta (che sceglievano liberamente giorno e orario, registrandosi sul calendario proposto) dedicati prevalentemente alla metacognizione ripartendo dai lavori svolti (vedi).
Per assicurarmi che i bambini continuassero ad arricchirsi grazie ai lavori di tutti, ho organizzato la valutazione tra pari, integrata da una semplice strategia che si è rivelata molto efficace: negli incontri sincroni i bambini erano invitati a presentare non il loro elaborato, ma quello di un compagno, argomentando la propria scelta.
 
Torno ad oggi. Ho sempre creduto che il lavoro più importante da fare dopo l'esperienza dello scorso anno fosse quello di riflettere per conoscersi meglio e guardare alle diverse scelte con nuova consapevolezza.
 
La nostra esperienza, nonostante i limiti oggettivi, è stata positiva. Le scelte ci hanno tenuto tutti insieme fino alla fine. Ci siamo completamente ripensati in uno scenario nuovo, senza però perdere mai di vista il modo in cui guardiamo alla scuola e le nostre scelte.
Tuttavia, c’era una grande assente, insieme alla vita di comunità, e questo ci è stato chiaro da subito: la vivacità tipica dell’apprendimento collaborativo, che consente di muovere da provocazioni alte rese possibili dal sapere che nessuno è mai solo.
 
Questa settimana di quarantena, per noi che siamo stabilmente in presenza da settembre, non poteva che essere tradotta in opportunità per ripensarci ancora e per dare gambe alle nostre convinzioni.
 
Oggi, la nostra terza può contare su bambini in cui sono cresciute molto autonomia e responsabilità e su competenze digitali sviluppate in modo importante, sia nei docenti sia negli studenti.
Abbiamo curato la formazione dei genitori e possiamo contare su strumenti e connessioni più adeguati.
 
Neanche per un attimo, pertanto, nonostante l’efficacia della nostra esperienza, abbiamo pensato di replicarla.
 
Ciò che abbiamo fatto è stato tornare al Piano scolastico per la DDI del nostro Istituto e ai suoi vincoli, per costruire una proposta che avesse la nostra forma e custodisse le nostre pratiche didattiche.
 
Le quindici ore di attività sincrona obbligatoria prevedono tre mattine articolate prevalentemente in due sottogruppi, mentre, le due restanti sono pensate per attività destinate alle attività in quattro sottogruppi, così da garantire proposte in forma collaborativa da gestire in autonomia.
Questi sono: formiche, farfalle, tartarughe e coccinelle.

La regia è assicurata dal pannello delle breakout rooms che consente la supervisione esterna a cura dei docenti con interventi nei vari gruppi quando necessario.
 
Sapevo che non sarebbe andato subito tutto liscio e che gli spostamenti richiesti ai nostri alunni fra i vari ambienti erano tanti. Ma, al solito, sta tutto nel fidarsi dei bambini e nel costruire un'organizzazione forte.
 
La prima proposta con questa modalità è stata dedicata ad un'attività "ordinaria": l'analisi grammaticale con il supporto delle forme geometriche (una semplificazione del modello Montessori). Data una frase, i bambini dovevano associare la forma adeguata (cerchio, triangolo grande/piccolo, mezzaluna) alle parti del discorso conosciute, mettendole in relazione a partire dal verbo e dai nomi.

Ho nominato i coordinatori (in questa fase ci ho pensato io) con il compito di assicurare il coinvolgimento di tutti e curare la restituzione del lavoro in plenaria.
 
Il tempo si è ristretto in un attimo, come sempre accade in questi casi, e non è mancato qualche problema da gestire. Tuttavia, sono intervenuta in modo molto discreto dove necessario e, al solito, per gestire il resto, ho atteso la fine dei lavori.
 
La bellezza - già perché bisogna vederla ed essere consapevoli di che motore sia - è stata tanta.
Mentre osservavo le stanze da esterna, attivando l'audio di ognuna a rotazione per capire come i bambini si fossero organizzati e come procedessero i lavori, è stato impossibile per me non mettere in primo piano l'attenzione all'apprendimento collaborativo che, in questa forma, mancava dai primi giorni di marzo dello scorso anno. Davanti ai miei occhi i bambini lavoravano di nuovo in gruppo, senza mascherina e senza doversi preoccupare delle distanze. Collaboravano come se fossero fianco a fianco.


Scaduto il tempo, di cui l'organizzazione, essendo la prima volta, ne aveva occupato buona parte, i bambini hanno fatto la loro seconda pausa destinata alla merenda e, puntuali, alle 11:20 sono tornati in plenaria per la restituzione.
Non tutti i gruppi avevano finito il lavoro, ma era una cosa messa in conto da subito; così come lo era la gestione di alcuni problemi.
 
La restituzione al grande gruppo è stata fatta dai coordinatori. Questi sono stati inviatati a condividere a due livelli: aspetti organizzativi e funzionamento del gruppo; svolgimento del lavoro.
 
Prima di questa, tuttavia, cinque minuti pieni li ho occupati io per riportare ciò che avevo appuntato durante le mie osservazioni da esterna, ma anche per rassicurare su alcuni problemi che, nel frattempo, avevano creato preoccupazione in qualche genitore, rendendo necessario ricordare che la scuola sperimenta di continuo nuove strade e che questo comporta tanti aggiustamenti prima che tutto funzioni come atteso.
 
Ancora una volta, perciò, ho chiesto fiducia nella consapevolezza che guida le scelte di noi docenti, ricordando che nel nostro lavoro le regolazioni non finiscono mai. E che in nessun caso la strada può essere la rinuncia.  Questo in presenza, questo sul digitale.
 
Completata la restituzione, ci siamo messi insieme davanti al file nel quale io avevo riportato man mano il lavoro dei singoli gruppi. Ma non abbiamo completato. Non c'è fretta. La nostra analisi grammaticale si è fermata sulle forme grandi; sulle piccole torneremo.
Oggi la proposta era un pretesto, un buon pretesto, ma l'attenzione era su ciò che renderà possibile tanto di più.
 

Questa mattina si tornerà per completare ed approfondire il lavoro e mettere a punto l'organizzazione. Il desiderio è di consegnare tempi più distesi.

Il ritorno in plenaria sarà gestito con una restituzione più snella da parte dei coordinatori e una ruota della fortuna sulle parti del discorso organizzata per dare la parola a tutti tutti.
 
Se tutto procede, nei giorni che restano, ci attende la ripresa della scrittura collaborativa che proporrò a partire da un'immagine.
Vediamo che cosa succede.

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