Per otto anni, puntualmente, mi sono affidata al blog per condividere le mie scelte passando per il quotidiano scolastico e per affidargli le mie riflessioni. Uno spazio importante nella mia vita professionale, fondamentale, che mi ha aiutato a uscire dalla solitudine e ha sostenuto il mio ritorno riflessivo sulle pratiche, facendo crescere la mia consapevolezza e la mia intenzionalità, a vantaggio di una regolazione continua dell'azione educativa e didattica.
Tuttavia, nel giugno 2021, guidata da tante ragioni, ma non a fatica, ho chiuso il blog. Era un altro tempo e per me è sempre stato importante riconoscere quando una fase si chiude.
Il mio bisogno di documentare e di condividere, così come le mie riflessioni, tuttavia, non si sono arrestati e hanno trovato altre forme e altri spazi.
Ma oggi, a due anni di distanza, è qui che sento di tornare.
È successo che lo scorso anno, una studentessa, oggi maestra - Chiara Pusceddu - che è stata tirocinante nella mia classe e che fa parte de Il cambiamento nasce da dentro, ha presentato la sua tesi di laurea con il Prof. Giovanni Bonaiuti, dal titolo "Apprendere in una scuola attiva e cooperativa: un’esperienza di scuola primaria", all'interno della quale ha dedicato un intero capitolo a quanto osservato durante gli anni di tirocinio. Un'esperienza di scuola attiva e collaborativa, questo il titolo.
Il 23 marzo di quest'anno, abbiamo organizzato un incontro all'Università per condividere la sua tesi e, contemporaneamente, proporre un approfondimento sulla didattica a bassa direttività (vedi)
Ad accoglierci, in un'aula magna gremita di studenti e insegnanti, il Prof. Francesco Paoli, Coordinatore del Corso di Laure in Scienze della Formazione Primaria dell'Università di Cagliari e Patrizia Lampis, tutor dell'Università. Un momento importante, ma anche particolarmente emozionante, per chi è da sempre impegnato a far dialogare scuola e università.
Oggi, in piena estate, sebbene con grande ritardo, riesco finalmente a tornare sui materiali di Chiara per condividere il suo sguardo sul mio lavoro (capitolo secondo della Tesi), ma anche le schede a cui rimandano i QR Code che lo documentano a partire proprio dai post sul blog, da video, articoli e interviste, che ha selezionato dopo attenta consultazione di tutti materiali che le ho messo a disposizione, raggruppandoli in dieci etichette.
Un ritorno temporaneo a questo spazio, dunque, per condividere il lavoro di Chiara che racconta scelte e pratiche a partire dalla scuola viva.
Grazie ancora agli amici e colleghi dell'Università che hanno accompagnato e accolto.
Carissimi genitori di ieri e di oggi, carissimi amici che, per un motivo o per un altro, siete stati e siete vicini a "Cosa c'è di nuovo in classe", eccomi a informarvi di una decisione sulla quale riflettevo da tempo: dalla data odierna, le attività sul blog sono interrotte e nei prossimi giorni provvederò alla chiusura.
Non è una scelta facilissima da capire. Non per chi con questo spazio ha costruito un legame. Ma siamo dentro un altro tempo e il suo compito è terminato.
Chi mi è vicino lo sa: il blog ha avuto un ruolo molto importante nella mia vita professionale. Ha accompagnato gli anni in cui ho capito che non era più tempo di muoversi in equilibrio e che, per farlo, sarebbe stato necessario dare voce alle scelte e assicurare una documentazione puntuale.
Così è stato lo spazio che ha accolto l'urgenza delle mie riflessioni e che mi ha aiutato a guardare al quotidiano mostrandomi tutti quegli aspetti che in situazione non riuscivo a vedere. Ed è stato il luogo in cui aprire a L'altro sguardo: quello delle famiglie.
Ha fatto maturare la mia consapevolezza e ha fatto crescere l'intenzionalità delle mie scelte, aiutandomi a regolare di continuo la mia azione educativa e quella didattica.
Scoperchiando, di fatto, il nostro fare scuola, ha sostenuto l'alleanza con i genitori e ha fatto sì che sentissi meno la solitudine, consentendomi di costruire una vicinanza ideale con le tante colleghe e colleghi che, pur lontani, avevano convinzioni vicine alle mie.
È stato anche uno spazio che mi ha esposto, non posso negarlo, in tante occasioni utilizzato per darmi addosso. Ma non mi è dispiaciuto mai, perché so bene quanto tutto questo mi ha aiutato a definire meglio le mie convinzioni e ciò che vale la pena difendere.
Oggi sono qui, non senza fatica, a mettere un punto fermo. Ma non posso farlo senza prima ringraziare chi, per diversi anni, ha vissuto il blog con me, e con me l'ha sentito compagno di un'idea di scuola.
Grazie di cuore, Isa. Grazie, Simona.
Ma grazie anche a tutti coloro - davvero tantissimi (sono 576.300 visite) - che l'hanno accolto come opportunità per conoscere la scuola viva e che lo hanno riconosciuto come spazio di riflessione e luogo da cui attingere per muovere passi in nuove direzioni.
Oggi, con grande ritardo, ho trovato un commento al post "È non è", dedicato a Maestra Maria Efisia. L'ho copiato e incollato qui. Questo non è solo un commento e voglio che arrivi a tutti voi come è arrivato a me. Grazie di cuore, Maestra!
Carissima Enrica, è arrivato il momento di concludere il mio viaggio con te. Ricordo ancora il giorno del nostro primo incontro, e quella stretta sui fianchi che per me, da subito, ha significato “io ci sono, cammineremo insieme”. Da lì ho capito che stavo incontrando una persona speciale, e così ti sei rivelata: sempre pronta ad accogliere, incoraggiare e a porgere l’aiuto a chiunque ne avesse bisogno. In te ho trovato una collega colta, sempre aggiornata e dallo sguardo lungo, dedita con infinita passione al lavoro, all’educazione dei bambini e al loro bene. In tutti questi anni trascorsi al tuo fianco ho imparato, ancor di più, ad amare la scuola, perché tu la fai amare a grandi e piccoli, trasmettendo a tutti il piacere di conoscere, imparare, sperimentare e condividere; condizioni che consentono all’individuo di crescere libero e muoversi nel mondo con la consapevolezza che tutto può essere affrontato. Sono stati anni intensi, talvolta difficili, ma sempre ricchi di impegni ed esperienze straordinarie che ho vissuto pienamente, sempre motivata a far parte della tua squadra. Di tutto questo tempo trascorso insieme porto dentro tanti bei ricordi, ma per sempre mi faranno compagnia il clima accogliente e sereno che ho respirato in classe, con bambini esposti, grazie a te, a un’azione educativa ispirata sempre ai principi di lealtà, tolleranza, solidarietà e rispetto. Tutto questo è stato per me fonte di rigenerazione continua. Porterò dentro il ricordo di alcune esperienze che mi hanno segnato umanamente e professionalmente. Grazie alla tua grande intuizione di “Aula aperta” ho scoperto la bellezza dell’alleanza educativa tra scuola e famiglia, priva di pregiudizi e basata sempre sul rispetto reciproco. Non posso, inoltre, dimenticare l’emozione dei “Colloqui con i bambini”: mai avrei immaginato di assistere alle conversazioni, in cui bambini anche molto piccoli fossero in grado di riconoscere i propri punti di forza e di debolezza, ed essere altrettanto capaci di offrire il proprio contributo per il superamento delle difficoltò riconosciute. Esperienza straordinaria! Ora voglio esprimere il mio speciale grazie a tutti i ragazzi del ciclo precedente e di questo ciclo, per la loro pazienza, per la calda accoglienza, per i tanti baci, sorrisi e abbracci che mi hanno regalato, sempre sinceri e pieni di affetto. Grazie per i piccoli e grandi successi conquistati navigando sempre uniti e sempre pronti a sacrificarvi per l’altro. A te maestra Enrica, a voi care colleghe e a voi genitori, dico che avrei voluto fare di più e meglio. Non so cosa esattamente cosa io sia riuscita a fare e cosa abbia dato alla scuola… Di certo so che ho provato un immenso piacere a lavorare con voi, a starvi vicino, a cercare di capirvi e sostenervi sempre. A me, da voi tutti, è arrivato tanto bene che mi ha arricchito come maestra, donna e mamma. Per tutto questo vi giunga la mia infinita riconoscenza e gratitudine. Cara Enrica, non è facile trovare le parole giuste per ringraziarti. Ti porterò sempre nel cuore. Non dimenticherò le lunghe e belle chiacchierate, le risate, le lacrime e gli sguardi di intesa che talvolta significavano molto più delle parole. Grazie per tutto ciò che hai fatto per me, per l’incoraggiamento e il sostegno che non sono mai mancati. Grazie per essere stata una collega generosa, attenta e sincera, ricca di valori che sai trasmettere sempre a tutti. Grazie per le tante volte che hai rinunciato a tornare a casa per trascorrere con me la pausa pranzo. Per questo, e per tutto il resto che porto nel cuore, GRAZIE.
Tra i tanti messaggi arrivati in questi giorni dagli ex alunni alle prese con i vari esami o dai loro familiari, ce n'è uno che mi ha ricordato una cosa importante. Non esprime gratitudine per gli apprendimenti, ma per avere insegnato alla propria figlia a lavorare con gli altri e la cura per l'altro, che si sono fatti pratica costante, diventando parte di lei.
Ho pensato allora che se è vero che ci sono tante situazioni - e questa lo è - in cui un insegnante sa bene che "i risultati" sarebbero arrivati comunque, in qualunque scuola, con qualunque insegnamento, c'è qualcosa che facciamo e che possiamo fare anche con chi ha meno bisogno di noi. Ed è proprio costruire il dialogo continuo tra storie diverse, insegnare il fare insieme e educare a prendersi cura l'uno dell'altro.
Sono messaggi, questi, che mi dicono ancora di più quanto certe scelte educative e didattiche contino.
Se la scuola che facciamo, le strategie che incontriamo possono non modificare gli apprendimenti che arriveranno, cambiano la persona che sarò.
Grazie a chi questa mattina me l'ha ricordato e grazie a quei bambini e a quei genitori che fanno sì che certe convinzioni e certe pratiche si spostino a creare quelle belle contaminazioni che i progetti di continuità faticano ad accogliere.
Peccato che tutto questo, che dovrebbe essere così importante per costruire una società solidale, sfugga all'interesse dei valutatori, così come sfugge ai più il valore di quel tanto tempo invisibile che costituisce il più prezioso degli investimenti.
Per me, la scuola è questo. È quella che mette al centro la Cittadinanza giorno dopo giorno e che guarda a questa come la competenza delle competenze.
Ad aprile, una studentessa - la nostra Chiara - ha completato il suo tirocinio. Era con la classe fin dai primi giorni della prima elementare. Con noi insegnanti, già dal ciclo precedente.
Al momento di salutare i bambini, ha consegnato a ognuno una piccola serra, con la terra e una bustina di semi, dicendo loro che le piaceva immaginarli come piccoli semi che negli anni di tirocinio ha visto germogliare e fiorire, fino a formare un prato, in cui ognuno si presenta diverso dall'altro, con profumi e colori unici e speciali.
Nel consegnare il suo dono, ha ricordato che in ogni seme c'è il passato e c'è il futuro, e che perché possa crescere e trasformarsi in fiore, ha bisogno di cure e di attenzioni, così come deve essere per ciò che ognuno sceglie di perseguire nella vita.
"Mai dare per scontati i semi, pensando che se la possano cavare da soli, ma coltivarli sempre con pazienza ed entusiasmo".
Ecco, tra i tanti bambini che hanno piantato i semi, ce n'è uno che ha curato molto la sua semina. Curato e documentato.
Settimana dopo settimana, ha condiviso le sue emozioni ad ogni trasformazione, pubblicando immagini e piccoli filmati nella classe virtuale autogestita: "Chiacchiere in libertà".
Una documentazione puntuale che è proseguita anche a scuole chiuse.
Questo è un anno di gioie grandi. Evidentemente questa pandemia, insieme al tempo difficile, aveva deciso di lasciarci anche delle belle sorprese.
Così, dopo che il nuovo anno ci ha portato il bellissimo libro di Daniela Palumbo "VOGLIAMO la LUNA" che, tra le voci delle ragazze e dei ragazzi che immaginano il futuro, raccoglie anche quelle di Lucilla Giua e di Sebastian Vacca (ex alunni del ciclo precedente), adesso è la volta di un Progetto che mette ancora al centro i giovani e che vede la nostra Lucilla rivestire un ruolo specialissimo.
Si tratta del Festival "Terra! Terra!", organizzato da Faro, Fabbrica dei saperi a Rosarno. Ma che cosa è "Terra! Terra!"?
"Terra!" è il grido di speranza che esplode quando si scorge un approdo. Ed è l'esclamazione di chi si china a posare l’orecchio al suolo per avvertire le vibrazioni di ciò che sta per arrivare.
"Terra!Terra!" è il Festival per nuovi mondi che ha scelto che i suoi protagonisti, per la prima volta, siano le ragazze e i ragazzi provenienti da Rosarno, Roma, Venticano e Sant'Elena, per raccontare e raccontarsi. Le autrici e gli autori porgeranno domande e resteranno in ascolto, lasciandosi guidare dalle giovani e dai giovani verso un nuovo orizzonte.
L'equipaggio sarà formato dalle ragazze e i ragazzi delle classi 3ªE e 2ªL dell'I.C. Padre Semeria di Roma, 3ªA della Scuola "D.Pegoraro" di Sant'Elena e delle 1ªA, 2ªA e 2ª B dell'IC Montemiletto di Venticano.
Direttore scientifico: Daniele Aristarco
Assistenti di navigazione: Chiara Pinton e le insegnanti Alessia Barbagli, Maria Teresa Fiasché, Luisa Milano, Enrica Leone, Luisa Destro.
E che cosa ha a che fare Lucilla con tutto questo, direte voi?
All'interno del festival, succederà che i ragazzi e le ragazze si incontreranno in quattro città italiane, in presenza, per ragionare su tre temi:
- la normalità; - l'errore; - i diritti.
Dopo un dialogo di un'ora tra loro, si incontreranno online con gli altri ragazzi in modo da scambiarsi informazioni, farsi domande, ragionare assieme.
Ed è a questo punto che incontreranno tre ospiti, che li aiuteranno a confrontarsi con questi temi:
Lilith Moscon, scrittrice, tema della Normalità Vanessa Roghi, storica, tema degli errori Lucilla Giua, studentessa di 14 anni, tema dei diritti
Questi incontri non li si potrà seguire in diretta perché la scelta è stata quella di registrarli e farli diventare dei podcast.
Ma perché? - si starà chiedendo qualcuno in un tempo in cui tutto è subito diretta.
In primo luogo per tutelare ragazzi e ragazzi dalla rete; poi perché ad avere risalto siano proprio le voci e, infine, perché sia possibile ascoltarli e riascoltali e, magari, portarli in classe.
Ecco le date degli incontri in presenza: 23, 24 e 25 giugno 2021.
Sui podcast, ternerò con piacere ad informarvi.
Intanto, di cuore e davvero con grande emozione: - In bocca al lupo, Lucilla! Ti saremo accanto.
Al video di presentazione del progetto (presentazione dei temi e delle ospiti al minuto 31:30: vedi
Questo è il successo formativo. Quella cosa che avviene quando davvero la scuola prende qualcuno da una situazione e lo restituisce in un'altra. Sono le parole che mi sono trovata in bocca oggi, mentre, tra i tanti messaggi arrivati da ex alunni che chiudono i diversi percorsi, ho ricevuto la foto che ritrae una mamma raggiante, tra due delle sue figlie. È il giorno del diploma della figlia maggiore. Liceo scientifico.
Ma questa non è una storia qualunque. E io mi emoziono mentre mi tornano in mente gli anni della sua scuola primaria. Una bambina con poca confidenza con la nostra lingua. Una classe in cui qualunque colore era un valore. Una preziosa compagna di banco, sempre disponibile, modello per lei e per tutti. Una mamma che, nonostante la giovane età e una cultura tanto diversa, vuole che le figlie studino e possano vivere bene in questo luogo e in questo tempo. Una scuola impegnativa, ma arricchita con tante esperienze, e poi libri, musei, cinema, teatro e viaggi... di quelli con i soldi guadagnati con la classe, perché "si parte solo insieme". E tanta disponibilità nel tempo dopo e nei diversi passaggi, ma anche porte chiuse quando: - No, qui non hai bisogno di me. Devi solo studiare. Ce la fai da sola.
E così oggi respiro questa gioia che è un'eccezione, ma vorrei che non lo fosse. È il risultato di quando si combinano insieme: scuola, famiglia, famiglie, determinazione. Tanta determinazione. Cosa sarebbe uno solo di questi aspetti senza l'altro? Credo niente.
E intanto sono qui che accanto all'immagine della ragazza bellissima e gioiosa con i fiori in mano, che mi ha raggiunto oggi, mi coccolo un'altra immagine: è lei bambina. Mentre i compagni, alla ricreazione, giocano spensierati all'ombra del piazzale di San Francesco, lei si siede sui gradini, vicina vicina a me, foglietti e penna appresso. - Maestra, possiamo fare un po' di divisioni? Non le so fare ancora e io le voglio capire bene. -
Venerdì, quando ci siamo salutate, hai raccontato ai bambini del nostro primo giorno da maestre insieme. Hai detto loro dei tuoi timori a lavorare con me e di come siano sfumati tutti davanti a quel braccio intorno alla vita con il quale ti ho accolto e tenuta stretta presentandoti ai bambini del precedente ciclo. Hai detto loro che in quel momento hai capito che lì dentro ci saresti stata bene.
Quello che non potevi raccontare è quanto ho trovato io in quell'abbraccio che non si è mai interrotto. Che cosa ho provato nello scoprire che, pur venendo da storie professionali tanto diverse, assegnavamo alla scuola lo stesso compito e guardavamo ai bambini, nessuno escluso, allo stesso modo. E il tutto senza mai bisogno di troppe parole.
Allora non sapevamo che venivamo da vissuti umani vicini e che, con buona probabilità, sono stati quelli a rendere così simili i nostri sguardi. Che sono stati quelli a dirci che cosa conta davvero a scuola, come nella vita. A che cosa prestare attenzione, che cosa tenere fuori.
Abbiamo vissuto anni intensi, costellati di esperienze importanti e di tanti momenti difficilissimi, che abbiamo affrontato sempre insieme. Ma, più di tutto, a innamorarci è stato il quotidiano. Tutte quelle volte in cui ci siamo ritrovate con l'urgenza di un'osservazione esterna per apprezzare insieme le conquiste di ogni bambino e sempre quel prendersi cura l'uno dell'altro che ci ha regalato le emozioni più intense (come Miriam e Alessio, impossibile dimenticare…)
E nonostante il nostro incontro sia arrivato per te a pochi anni dal pensionamento, mai hai detto no a una proposta, neanche a quelle che rimettevano in discussione tutto e che a chiunque avrebbero chiesto prudenza. Abbiamo condiviso ogni scelta e le hai assunte tutte completamente, assaporandone le gioie, ma anche gli effetti, non sempre di semplice gestione.
Intanto, si srotolavano le nostre vite, con cambiamenti importanti, perdite, e le tante fatiche che sono riservate a chi costruisce legami e a chi sente troppo come noi. E qui, oltre alla collega, ho trovato l'amica saggia, che ha saputo essere accogliente e un riferimento stabile. Mai niente è stato oggetto di giudizio o di una parola di troppo.
Sei mancata tantissimo quest'anno, Maestra. E tanto mancherai negli anni a venire. Ma è arrivato il tempo di dare spazio a un'altra fase della vita e io ti auguro che sia attenta e generosa con te, come tu lo sei stata sempre con i bambini e con tutte le persone che hai incontrato.
C'è un posto dal quale non ti potrà spostare niente e nessuno. E tu sai bene qual è.
Sono in piedi. Grazie, Maria Efisia, Maestra del mio cuore.
È non è
È una passione giocosa un buon sentimento uno sguardo e un pensiero che non si riposa È la vita che accade È la cura del tempo È una grande possibilità. Non è una sfida. Non è una rivalsa. Non è la finzione di essere meglio. Non è la vittoria l'applauso del mondo di ciò che succede il senso profondo. È il filo di un aquilone un equilibrio sottile non è cosa ma è come È una questione di stile non è di molti né pochi ma solo di alcuni È una conquista una necessità. Non è per missione ma nemmeno per gioco Non è "che t'importa" Non è "tanto è uguale" Non è invecchiare cambiando canale Non è un dovere, dovere invecchiare. Sentire e fare attenzione ubriacarsi d'amore è una fissazione è il mestiere che vivo e l'inchiostro aggrappato a questo foglio di carta di esserne degno è il mio tentativo.
Un gelato insieme consumato all'aperto (grazie maestra Maria Efisia!) Un bambino alla volta al centro dell'aula per accogliere pensieri e consigli scritti da ogni compagno. Il canto commosso della sigla di Anna dai capelli rossi, che è stata preziosa compagna di viaggio. Uno striscione con dentro la classe intera. Siamo in porto. Ce l'abbiamo fatta.
Ma quante sono queste studentesse?, si chiederà qualcuno incontrando un nuovo post di saluto. Ed è così. Ne sono passate tante nella nostra classe e tante ne passeranno ancora. Sono le future maestre che scelgono di conoscere la scuola con il nostro modo di guardarla.
Classe-comunità, bassa direttività, apprendimento collaborativo, assenza di voti e di ogni forma di giudizio, apertura al mondo, autovalutazione e colloqui con i bambini... E tempi invisibili. Tanti.
Scelgono e restano perché, come mi è stato detto ancora, se è vero che il desiderio iniziale è quello di conoscere più realtà, quando ciò che vedi è la scuola che cercavi, è quello in cui ti riconosci, resti.
E così succede che le studentesse diventino delle vere e proprie compagne di viaggio. Quelle a cui consegnare l'intenzionalità che guida ogni scelta; quelle con cui condividere pezzi importanti, e insieme osservare e riflettere, con attenzione alla bellezza che nasce e che dà senso al nostro mestiere, ma anche alle difficoltà che non si possono nascondere.
Perché con certe scelte, le forze contrarie sono tante di più, e anche il rischio di solitudine. E queste sono cose da guardare in faccia.
Giovedì è stato l'ultimo giorno di Claudia. Dopo un tirocinio alternato tra didattica in presenza e didattica a distanza, che l'ha vista sperimentare con noi l'apprendimento collaborativo su digitale, è arrivato il tempo della sua unità didattica e poi del suo saluto.
È stato un anno particolare, che ha comportato tante scelte, perciò, anche per la fase in cui ci troviamo, la decisione è andata semplicemente su un contenuto da mettere ancora a fuoco: il discorso diretto e indiretto.
Anche in questo caso, la mia gioia è stata quella di non assistere a una "lezione", ma a fasi ben distinte, centrate sull'avvicinamento al tema e sulla scoperta diretta, per poi andare alla lezione a posteriori, in cui lo spazio è stato per la metacognizione, per riposizionare e approfondire, muovendo dalle restituzioni dei lavori.
Al centro un'organizzazione puntuale e la preparazione dei materiali, raccolti in una vera e propria cassetta degli attrezzi, ben studiati e realizzati con cura.
Da parte mia, la gratitudine per avere avuto ancora una volta la possibilità di osservare che ci sono pratiche che è possibile replicare con semplicità: ciò che conta è la chiarezza che le guida e il fare proprie alcune scelte che restano fondamentali. La prima, certamente, l'apprendimento collaborativo che sappia lasciare adeguato spazio alla scoperta diretta, senza voler prevenire l'errore.
Alla proposta, chiusa in mattinata per ovvie ragioni di tempo, è seguito il saluto. Un altro distacco per noi che amiamo camminare in compagnia.
Ma alla commozione, inevitabile, accresciuta dalle parole che ci sono state consegnate, insieme a un dono per quest'anno e per ogni anno a venire, si è aggiunta la gioia di sapere che un'altra maestra motivata, competente e dallo sguardo attento farà presto ingresso nella scuola italiana.
Grazie di cuore, cara Claudia, per il tempo insieme. A te i nostri più cari auguri per la conclusione del tuo percorso universitario e per il tuo futuro da maestra.
Il nostro bene è con te.
Un breve video fotografico che ricostruisce la "lezione" di Claudia: