martedì 5 gennaio 2016

Noi genitori: Mi sento chiamata per nome

Rileggo con piacere il post con la ricetta che ha prescritto Simona: il blog, il nostro Blog, come cura efficace per i malati di conoscenza.
Ancora una breve riflessione.
Possiamo avere a disposizione tanti mezzi di comunicazione, ma il loro valore e la loro bellezza sono racchiusi nello sguardo e nella passione di chi sente il bisogno di comunicare…nel desiderio di porgere, condividere e far sentire. Questo comunicare, come scrive L. Pandolfi, diventa un atto pedagogico d'amore.
La comunicazione è un atto magico durante il quale trasmettiamo e condividiamo con altre persone un messaggio, che contiene in sé la sostanza della nostra identità. La comunicazione cerca di superare le barriere del mio e del tuo, per trasformare il messaggio in un "noi", dove a ciascuno è permesso di condividere e comunicare il proprio rispettivo esistere nella società. Chi comunica, chi invia un messaggio, sta esercitando la magia del dialogo. Chi comunica sta facendo un atto d'amore perché prova a condividere con l'altro tutto quello che è, che sa, che pensa e che sente”.
In questo messaggio riconosco il nostro blog, uno strumento per condividere il quotidiano, non solo come mezzo efficace di comunicazione per raggiungere un fine - l’informazione - ma per essere, il fine. Nel voler trasmettere e arrivare a ciascuno, in modo personale.
Mi soffermo un momento sulla differenza tra informazione e comunicazione. L'informazione è un semplice far conoscere, mentre la comunicazione parte dal nostro essere, dal nostro vivere, dal nostro fare e dal nostro pensare. La comunicazione è, appunto, un vero atto di amore dove doniamo noi stessi, la nostra ricchezza personale, la nostra profondità, per invitare, per fare entrare, per accogliere, per avvicinare; per superare le barriere del mio e del tuo, per fare in modo che ogni esperienza divenga occasione di un nostro vissuto, sentito e capito nello stesso modo da chi dona e da chi riceve. 
La comunicazione per diventare, così, un noi nella crescita ed educazione dei nostri bambini.
E per comunicare spesso non è sufficiente usare lo stesso linguaggio, alle volte non serve proprio, occorre invece avere la stessa comprensione e visione delle cose, avere la stessa proiezione; questo non vuol dire pensare allo stesso modo o avere le stesse idee e opinioni, ma condividere una medesima prospettiva.
Si, questo è il nostro blog, la nostra aula aperta quotidiana, la nostra scelta di scuola, il voler semplicemente mettere in comune; per comunicare il vivere e sentire, per rispondere con fiducia; per comunicare con onestà e libertà, per rispondere con gratitudine, riconoscenza e sincerità; per comunicare con esempi, esperienze, segni e parole, per rispondere con l’ascolto del cuore.
Un blog e un’aula, una classe, che non vogliono essere spazi pieni, in cui tutto è già stabilito e definito e dove rimane solo il doversi conformare, adeguare ed attenere, ma spazi meravigliosamente e magicamente vuoti, da costruire e ricostruire insieme partendo proprio da quel noi, da quell'alleanza educativa. Spazi aperti alla speranza, dove ognuno possa crescere e diventare più ricco, più responsabile, più sensibile e più forte, più persona, più attrezzato e preparato ad affrontare la vita.
Uno spazio vuoto e aperto, perché ogni persona possa trovare il suo posto, possa sentirsi accolta, riconosciuta e rispettata per il suo valore, per il suo modo di esprimere e di essere.
Allora, lo voglio dire a voce alta.
Per tutto questo e per tanto altro, ogni volta che leggo il blog, ogni volta che entro in classe, io sento con emozione di essere chiamata per nome.

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