Oggi sono tornata a casa avvolta dai colori e dal profumo dei fiori, con tanti biglietti carichi di bene, molte fotografie e la consapevolezza che era stata una mattina meravigliosa.
Già mentre la vivevo pensavo a quanto sarebbe stato bello rendervi partecipi di ogni momento, eppure a volte le cose che succedono in una mattina scolastica sono talmente tante, e tante le sollecitazioni, che è quasi impossibile snodare il tutto per dare una forma lineare, così da poter condividere con chi non era presente.
Qualche collega sorriderà, ma io, in giorni come questi, ringrazio il registro elettronico e la mia mania di personalizzarmi anche gli strumenti più formali, perché mi piace, devo confessarvelo, all’uscita dei bambini, ritrovarmi in silenzio sulla tastiera per scrivere ciò che abbiamo fatto, o meglio, ciò che è entrato nella nostra mattinata.
Per me è un momento importante, in cui cerco di fermare non solo i contenuti, ma anche ciò che arriva trasversalmente e che prende il suo tempo per rinforzare vecchie conoscenze e aprire ai percorsi futuri.
Basta chiacchiere. Ora ci provo. Inizio a srotolare e a raccontare con ordine. Questa mattina non posso proprio lasciarla andare senza portarla nel nostro blog.
La prima mezz’ora
La prima mezz’ora non era programmata. Io rientravo oggi dalle mie vacanze, ieri avevo preso un recupero orario per sfruttare meglio i vantaggi dei voli, e ad aspettarmi c’erano i festeggiamenti di un compleanno arrivato durante la sospensione delle lezioni.
Ogni bambino aveva in mano un fiore per me; in più c’erano i biglietti, un pacchetto da aprire, i biscotti preparati da Alessia, la mamma di Matteo, con tanto di scritta d’auguri personalizzata in pasta frolla, e una composizione realizzata da Alessandra, la mamma di Davide. Insomma… un fiume di coccole.
Io, che avevo già dimenticato il mio compleanno, sorpresa, ho ringraziato e ho subito fotografato (lo so, sono un incubo, ma come non fermare tanta bellezza), poi, con calma, ho ricevuto il fiore e il bacio da ogni bambino e, con il prezioso aiuto di maestra Stefania, straordinaria complice dei bambini e dei genitori, li ho ricomposti in un bellissimo mazzo utilizzando i nastri di tanti colori lasciati lì per me.
Poi, con tutti i bambini intorno, ho aperto il pacchetto.
Poi, con tutti i bambini intorno, ho aperto il pacchetto.
Incredibile! “La maestra è un Capitano” di Antonio Ferrara, un libro che mi aveva incuriosito molto e che avevo deciso di comprarmi. Possibile che mi conoscano così bene?
L’ora successiva
Ho finalmente fatto l’appello. Ogni tanto i bambini me lo ricordavano: “Maestra, l’appello!”, ma io ritornavo a distrarmi dietro ai fiori, ai biglietti, al mio pacchetto, alle attività che volevo condividere.
Troppo emozionata per procedere con ordine.
Nonostante avessi deciso di passare subito alla programmazione di aprile per poi dare inizio alla nostra attività di matematica, sono stata richiamata dalle foto del mio viaggio che nel frattempo vedevo caricarsi nella cartella condivisa sul computer di classe.
Come non averci pensato prima? Un’occasione troppo ghiotta per farmela sfuggire.
Così ho aperto la cartella e ho portato i bambini dentro la mia vacanza. Sarei bugiarda se vi dicessi che l’unico obiettivo era proporgli un po’ di geografia e di storia. Sì, queste erano motivazioni valide, certamente le principali, ma per buona parte sono stata guidata anche dal semplice desiderio di portarli un po’ nella mia vita e di avvicinarli ancora un po’ a me. Non ci posso fare niente. Ne sono convinta: più vicini siamo, più costruiamo!
Prima di sfogliare le foto, però, mi sono portata in fondo all’aula e ho preso una bacchetta per rintracciare, nella cartina dell’Europa appesa in alto, la Germania e la sua posizione geografica rispetto all’Italia, e Berlino, rigorosamente dopo essere tornati ancora su che cosa è una Capitale.
Ma la cosa curiosa è che non è sfuggito lo strumento. Sì, sto parlando della bacchetta. Non ridete, eppure è così che va davvero una lezione…
La digressione
Questa parte della nostra attività, non posso che chiamarla così: la digressione.
Lo strumento che ho preso in mano per allungarmi verso la Germania non era una vera bacchetta. Era un metro di quelli che mi sono fatta costruire per presentare il sistema metrico decimale. Così, riguardandola mentre la tenevo in mano, non ho retto alla tentazione di una nuova anticipazione che ci tornerà utile a breve.
Li guardo e via con le domande:
- Bambini, secondo voi, questa è davvero soltanto una bacchetta? Osservatela bene, a che cosa assomiglia?
Dopo diverse osservazioni che potevano anche starci, ecco che viene trovata la vera somiglianza:
- Sembra un BAM!
- Già, vero! A quale pezzo dei BAM la vedete somigliante?
- Al lungo!
- Bene… che relazione c’è secondo voi tra il lungo e questa bacchetta?
Qui li ho accompagnati: - Qual è il pezzo più piccolo dei bam, quanti corti in un lungo, quanti lunghi in questa bacchetta di legno?
Ed eccoli puntuali: - Dieci!
E Chiara aggiunge, sorridendo: - É il lungone!
Senza saperlo, introduce un termine a cui non avevo pensato, ma che va proprio bene al caso nostro.
- Meraviglioso! – dico io - Che nome azzeccato: - Abbiamo il lungone!
- Ma che cosa è dunque il lungone? – incalzo.
Ed ecco Daniele che interviene proprio mentre un gruppo intero intuisce: - È il metro!
- Ah - dico io - il metro! Quindi in un metro quanti corti abbiamo e quanti lunghi?
Le risposte arrivano naturali.
Io dico loro che nell’armadio ne ho dieci di queste bacchette
- Quindi hai dieci metri, maestra?
- Sì, una decina dei metri. Sulla marca non mi fermo, ma rinforzo: - A che cosa serve il metro?
- A misurare la lunghezza delle cose!
Ma non mi basta. Ormai siamo sulle misure e rilancio.
- E se voglio misurare qualcos’altro: un pacco di zucchero, per esempio, posso usare il metro?
- No, lo zucchero bisogna pesarlo! Ci vuole la bilancia e si misurano i chili!
- E se voglio misurare dell’acqua, posso usare il metro?
- No perché è liquida.
- E che strumento uso?
Qui sullo strumento faticano di più, ma poi arriva Lucilla:
- Un recipiente che abbia le misure!
Ecco, mi fermo.
Lascio che il metro ritorni bacchetta per indicare la Germania, intanto una nuova anticipazione è andata. Tornerà comoda. Basterà riprendere in mano la nostra bacchetta e la porta verso le misure convenzionali sarà subito aperta.
Si torna alle foto
Finita l’esplorazione della cartina, ho aperto le foto (poche foto) e le utilizzo per guidare il mio racconto del viaggio.
Finita l’esplorazione della cartina, ho aperto le foto (poche foto) e le utilizzo per guidare il mio racconto del viaggio.
La prima foto rappresentava me e mio figlio nel Memoriale dell’Olocausto. Dopo aver chiesto ai bambini che cosa fosse, ho spiegato che si trattava di un monumento molto particolare, realizzato per ricordare lo sterminio degli ebrei in Europa. Ho raccontato come era fatto e la sensazione che si provava girandovi all’interno.
Con le foto successive (Porta di Brandeburgo, Reichstag, duomo…) ho raccontando la mia passeggiata in questa città completamente ricostruita.
- Ma perché secondo voi questa città è stata completamente ricostruita?
- Ma perché secondo voi questa città è stata completamente ricostruita?
Nuova domanda che apre.
Ed ecco i bambini riflettere e mettere a disposizione i pezzi del loro puzzle per incastrali insieme e ritornare ai fatti della seconda guerra mondiale, alla quale oggi ho aggiunto nuove informazioni sul dopoguerra: la divisione di Berlino in due parti, una sotto dominio americano, inglese e francese (Repubblica Federale di Germania o Germania Ovest) e una sotto dominio russo (Repubblica Democratica Tedesca o Germania Est) e la nascita del muro, rimasto in piedi fino al 9 novembre 1989, proprio il mese e l’anno della nascita di mio figlio.
Diverse foto ci hanno dunque mostrato ciò che resta del muro di Berlino, in particolare la East Side Gallery, un lungo tratto che è considerato la più lunga galleria d’arte all’aperto al mondo in quanto completamente ricoperto da dipinti murali che rappresentano la gioia per la caduta del muro. A dirla tutta, e lo preciso, alcune opere erano presenti anche prima della caduta del muro, ma solo sul lato Ovest.
Diverse foto ci hanno dunque mostrato ciò che resta del muro di Berlino, in particolare la East Side Gallery, un lungo tratto che è considerato la più lunga galleria d’arte all’aperto al mondo in quanto completamente ricoperto da dipinti murali che rappresentano la gioia per la caduta del muro. A dirla tutta, e lo preciso, alcune opere erano presenti anche prima della caduta del muro, ma solo sul lato Ovest.
Per concludere, ho portato i bambini nei musei che ho visitato: Pergamon Museum, dove sono custoditi l’altare di Pergamo (al momento non visibile ai visitatori), la porta del mercato di Mileto e la porta di Ishtar, costruita a Babilonia.
Qui è stato interessante fermarsi con i bambini a riflettere su come il museo di Berlino (come accade in tanti altri casi) custodisca ricchezze così grandi di altri paesi.
Per concludere mi sono fermata sul Museo ebraico, una struttura straordinaria progettata da Daniel Libeskind, che può essere considerata essa stessa un’opera d’arte. A colpire sono soprattutto la rappresentazione del vuoto e le sensazioni a cui è sottoposto il visitatore quando entra in spazi, quali: il Giardino dell’Esilio, la Torre dell’Olocausto e l’installazione Shalechet (foglie cadute). Questa, con i suoi volti scolpiti nelle lastre di metallo hanno colpito i bambini in modo particolare.
Finita la condivisione delle foto, abbiamo riflettuto sul potenziale delle immagini come strumento di supporto alla narrazione e ho invitato anche loro, quando faranno qualche viaggio, a selezionare qualche foto da portare in classe per raccontare, proprio come aveva fatto Miriam.
Finita la condivisione delle foto, abbiamo riflettuto sul potenziale delle immagini come strumento di supporto alla narrazione e ho invitato anche loro, quando faranno qualche viaggio, a selezionare qualche foto da portare in classe per raccontare, proprio come aveva fatto Miriam.
Quale modo migliore per fare geografia, e non solo?
Seconda digressione
- Maestra come hai fatto ad avere le foto nel computer?
Questa curiosità è stata espressa da Alessandro e da Samuele e, anche in questo caso, non è stato possibile passare dritti.
Evidentemente era arrivato il momento di spiegare meglio il perché, grazie a Dropbox, ho sempre a disposizione sul computer tutti i file che ci occorrono, senza dover portare pennine o quant’altro.
Perciò ho offerto una prima spiegazione su che cosa è un cloud, e sul fatto che questo consente di conservare i documenti e accederci da dovunque ci si trovi e, se lo si desidera, di condividerli con altri.
Spiegazione leggera… sarà necessario tornarci.
Un aprile fitto fitto
Un aprile fitto fitto
La mezz’ora successiva è stata destinata alla programmazione del mese. Già perché ad attenderci c’è un aprile fitto fitto ed è importante che i bambini siano al corrente di tutto.
Perché non mi sfuggisse niente, ho aperto il calendario sul tablet e ho letto insieme ai bambini per poi appuntare le date alla lavagna fermandomi ad illustrare meglio ogni impegno.
Condividiamo anche con voi:
- 1 aprile: ripresa dei rientri pomeridiani (gruppo A);
- dal 4 al 9 aprile: tirocinanti in classe (studenti del Liceo delle Scienze Umane);
- 8 aprile: laboratorio “Stiamo in capanna” al Museo di Carbonia;
- 15 aprile: presentazione della nostra didattica al Liceo delle Scienze Umane;
- 22 aprile: spettacolo teatrale "Strati di sabbia" (Teatro Electra);
- 22 aprile: spettacolo teatrale "Strati di sabbia" (Teatro Electra);
- 25 aprile: partecipazione alla Festa della liberazione (da arricchire con l’esperienza dei Pacifici);
- 29 aprile: uscita didattica a Montessu.
Altri impegni da calendarizzare: sfida genitori/figli con Kahoot; approfondimento su Montessu a cura di Kathy Scalice (dalla banca dei talenti).
E siccome non mancano le attività da svolgere in italiano, matematica, storia, geografia, scienze, arte e immagine, educazione fisica… ci siamo chiariti che “dobbiamo rimboccarci le maniche!”
Voi che dite: “Ce la faranno i nostri eroi?”
Momento matematico
Certo non possiamo chiamarla “lezione”, ma una ventina di minuti prima della ricreazione li abbiamo dedicati a una riflessione matematica.
Infatti noi, per scelta, non avevamo ancora formalizzato le moltiplicazioni per 10, 100, 1000 perché certi apprendimenti ci piace etichettarli quando arrivano da soli.
Oggi, comunque, abbiamo ragionato su queste moltiplicazioni, che ormai abbiamo incontrato tante volte, mettendo in relazione un numero con il suo multiplo. Abbiamo così ricavato la regola e ci siamo esercitati oralmente, sia partendo da un numero e moltiplicandolo per 10, 100, 1000, sia partendo dal multiplo e ricavando il moltiplicando.
I festeggiamenti non sono finiti!
Al momento della ricreazione, è accaduto qualcosa. Contrariamente al solito, vedevo i bambini tergiversare sull’andata in bagno, alcuni bisbigliavano visibilmente tra loro, altri si avvicinavano per dirmi che dovevo aspettare un attimo. Una cosa era certa: non stavano nella pelle; così ho capito che le sorprese non erano finite.
Cosa poteva essere?
Proprio mentre cercavo di comprendere cosa stesse succedendo, ecco che maestra Stefania rientra in classe con una grande e meravigliosa torta con sopra l’immagine della nostra barca e una bellissima scritta: “Auguri al nostro grande e unico capitano”.
Mi torna in mente la strana visita della madre di Stefania intorno alle dieci e trenta… Inevitabilmente il mio pensiero torna alla mia di mamma, a quando era venuta a scuola con le pizzette per tutti noi. Sembra quasi che queste mamme si siano passate il testimone.
Non posso nasconderlo, il pensiero mi ha emozionato e l’ho condiviso a voce alta. I bambini hanno ricordato con me e con me hanno sorriso.
È arrivato il momento di andare in bagno per poi festeggiare con torta e biscotti.
Non ricordo di avere mai avuto un compleanno così lungo. Dal 26 ad oggi non si è ancora fermato.
E mentre mangiamo la torta, i bambini mi chiedono l’età. Qualcuno pensa di saperla, ma io, al solito, non rispondo. Mi avvicino alla lavagna, scrivo 1968, poi 2000 e poi 2016 e invito a calcolare la differenza.
- Quarantotto! – In un attimo il conto è fatto.
Nicola si avvicina e sorridente mi dice: - Non sembri così vecchia maestra!
Non sembro così vecchia... non male.
Bellezza. Ecco. Questi sono i bambini.
Bellezza. Ecco. Questi sono i bambini.
Mi volto da Stefania, alla mia sinistra e non posso fare a meno di dirle a voce alta che noi facciamo davvero un lavoro bellissimo.
Gioco all’aperto
Gioco all’aperto
Per la ricreazione avevo promesso che avremmo mangiato all’aperto, ma non sapevo ancora che dovesse arrivare la torta.
Ma una promessa è una promessa; perciò, dopo mangiato, siamo andati al Chiostro per mezz’ora di gioco in libertà.
Che fosse tardi, lo sapevamo, e anche che ci aspettavano le scienze, ma è primavera e ormai è un punto fermo: quando abbiamo cinque ore e il clima lo consente, la pausa si fa all’aperto.
È ora di fare scienze
Al rientro dal gioco all’aperto, è ora di fare scienze.
I bambini sono tutti molto entusiasti. È arrivato il giorno da dedicare all’attività per la quale si sono impegnati tanto: inizia l’esposizione dei gruppi.
Ad aprire le danze sono Fabio, Alessia, Maria Elena e Samuele che hanno presentato gli anfibi.
Prima di tutto, abbiamo stabilito gli aspetti che sarebbe stato necessario affrontare e la presentazione ha avuto inizio.
Incredibile. Senza aver portato niente a casa e nonostante sia passato un bel po’ di tempo, la presentazione è arrivata puntuale e con un lessico specifico.
Al termine, i bambini hanno fatto le domande ai compagni per verificare se avessero compreso.
Al termine, i bambini hanno fatto le domande ai compagni per verificare se avessero compreso.
Sulla falsa riga di queste domande, è arrivata una nuova consegna: preparare un gioco-verifica da proporre alla classe con Kahoot. Ogni gruppo preparerà dieci domande e tre possibili risposte, prevedendo tra queste, oltre a quella giusta, anche un distrattore.
I bambini hanno accolto e siamo passati al secondo gruppo.
La parola è passata a Matteo, Daniele e Dennis che ci hanno parlato degli uccelli.
La presentazione si è svolta allo stesso modo, ma esprimendo una sempre maggiore autonomia sia nell’esposizione che nella gestione delle domande ai compagni.
Momenti di lavoro e di valutazione insieme che rinforzano una convinzione: dei bambini bisogna fidarsi!
Quando il secondo gruppo termina, è l’una e un quarto. Impossibile iniziare una nuova presentazione. La mattina è finita e dobbiamo fermarci.
Ma quando mi volto, mi sorprendono le facce tristi.
- Nooooo è già l’una e mezza…
Non ci credo. Non sono stanchi. Vorrebbero continuare. Completare le esposizioni, costruire le domande per i compagni.
E mentre sorrido della loro reazione, Alessandro mi si avvicina e mi chiede: - Ma oggi non è giovedì? Noi abbiamo il rientro!
- No, gli rispondo. Questa settimana spetta al gruppo A. Voi dovete venire giovedì prossimo!
Mi guarda dispiaciuto. A quanto pare, fosse per lui alle tre e mezza avrebbe ricominciato.
La vedo e la riconosco. Si chiama motivazione.
Cosa tutto c'è dentro una mattina di scuola? A volte è difficile anche per noi immaginarlo.
In questa, però, è possibile leggere anche qualcosa di più. Il bene che ormai riusciamo a farci per quello che siamo diventati.
Per questo, e per tutto quello che verrà, grazie bambini e grazie a voi genitori. State costruendo amore e fiducia, e questo si sente. Non può che portare cose belle nel presente e nel tempo che seguirà.
Sono parole e immagini che non solo si leggono e si guardano, ma che si vivono, che trasmettono emozioni...che ti coinvolgono e avvolgono. Leggo, guardo, sento, vivo e il resto del tempo e dei pensieri che lo occupano per un momento l'ho scordato. Grazie per questa straordinaria condivisione.
RispondiEliminaGrazie Enrica, con tutto il materiale che hai inserito nel Blog sei riuscita a farmi immaginare la meravigliosa giornata che hai vissuto con i nostri bambini. Attravverso le foto e leggendo si coglie tanto un coinvolgimento e un emozione piena. Debora Cavalli
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