martedì 28 giugno 2016

Noi genitori: Rientro in porto

Siamo al giorno della consegna delle schede di valutazione, il giorno che io, come genitore, sento come l’ultimo giorno di scuola.
Ora, per raccontarlo, vorrei tornare al nostro viaggio a vela.
Quel viaggio che ormai da anni porta con sé le nostre scelte, le nostre certezze, le nostre speranze e le nostre conquiste, ma anche i nostri timori…
Quel giorno la nave è rientrata in porto e noi genitori eravamo lì pronti ad attenderla.
Le manovre decise, lente, sicure e delicate, eseguite con la collaborazione di tutto l’equipaggio sotto la guida calma e attenta del loro capitano, insieme alle traiettorie scelte per compiere un ormeggio preciso, le rivedo tutte nelle parole che la maestra porge a noi genitori per ripercorrere il viaggio appena concluso.
Un viaggio che ogni giorno si è trasformato in un incontro, dentro un sentimento di appartenenza.
Perché ognuno durante il percorso, si è sentito parte di qualcosa, nel rispetto della specificità dei ruoli e delle competenze.
Mentre accolgo questo pensiero che ci rivolge la maestra, mi allontano brevemente e mi viene in mente una frase sui pescatori che pur sapendo quanto il mare sia calmo, ma anche tanto pericoloso con le sue tempeste terribili, non hanno mai considerato questi pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra o per abbandonare la nave.
L’importante è amare il mare, sentire dentro di sé lo spirito di avventura, comprendere e apprezzare il senso del viaggio e della scoperta, avere chiara nella testa e nel cuore la meta sapendo che per conquistarla ci sono momenti in cui riposizionarsi o rinunciare diventa necessario…
Perché la rotta giusta si può trovare solo se si ha la forza di cambiare o lasciare quella che all'improvviso diventa sbagliata...

Una meta che nella nostra esperienza è stata stabilita dalla maestra con competenza, coerenza e coraggio, ma che solo insieme è stato possibile raggiungere; con la disponibilità e la fiducia di tutti coloro che hanno creduto fin dall'inizio in quella sua scelta, rinnovandola con convinzione, permettendo così di affrontare con serenità e consapevolezza la bellezza e la sfida della navigazione.
E intanto nel trascorrere del tempo il capitano e il suo equipaggio hanno consolidato il loro legame.
Quella forza dove nulla è mai potuto accadere per caso. Perché ogni traguardo è stato il risultato di decisioni libere ma sempre guidate, condivise e rispettate, in uno spazio sicuro e in un tempo lento dove ogni membro dell’equipaggio si è sentito accolto, considerato, non ritrovandosi mai da solo.
Questo l’insegnamento più grande, un insegnamento che non è mai stato lontano da nessuno.
Un capitano, una maestra, che ha sempre incoraggiato e stimolato i propri bambini a comprendere che possono fare la differenza, che il mondo può diventare migliore proprio grazie alle loro idee e verità. Che con onestà ha spiegato che non potrà accompagnarli per tutto il percorso della loro vita, ma che oggi, in questo viaggio, con tutta se stessa, ha voluto mostrargli dove è l’orizzonte e guardarlo assieme a loro. 
E in quell’orizzonte, rivolgendo lo sguardo verso la meta, ha compreso che la rotta da seguire è da cercare tra le tante possibili, senza aver paura di mettersi in gioco, riconoscendo nei dubbi, le certezze. La sola possibilità per rispettare i bisogni e le aspettative di ciascuno, ma anche individuare le diverse capacità e risorse.
Una maestra che infine ha spiegato ai suoi bambini che in un mare in burrasca l’unica maniera per ottenere l’impossibile è pensare che tutto sia possibile. Che non c’è nessuno che non possa essere accolto e salvato. Che l’unica cosa degna da imparare e che vale sempre la pena di fare è quella che fai per gli altri…
Davanti a tutto questo gli apprendimenti, allora, arrivano e si formano da soli.
Rieccomi di nuovo accolta nelle parole della maestra. Osservo come le ultime manovre hanno fatto accostare la barca alla banchina, ormai pronta a fermarsi, ad ammainare e avvolgere le sue vele…
Voglio ringraziare ancora i genitori per la loro presenza stabile, per lo sforzo che stanno facendo per comprendere e supportare scelte che so essere tanto forti, e per tutte le volte in cui, nonostante i dubbi, ci rinnovano la fiducia sapendo che tutto ciò che c’è da sapere è davanti ai loro occhi, nella serenità e nella crescita dei loro figli.
E’ vero. Tutto quello che dobbiamo sapere è lì davanti a noi. Nei nostri figli.
Le risposte alle nostre domande, ai nostri dubbi, ai nostri timori le troviamo in loro. Dobbiamo fermarci, guardarli e ascoltarli. Sentire tutto il loro entusiasmo, la loro felicità e trepidazione che hanno provato nell’incontrare i saperi. Vedere quanta autonomia, sicurezza e responsabilità hanno raggiunto nel saperli restituire. Capire che ogni cosa appresa ha viaggiato nei mari della curiosità e del coinvolgimento. Sapere che per i nostri figli la meta indicata non è l’obiettivo ma è il percorso che da un senso e un significato al loro viaggio. E davanti alle difficoltà sanno benissimo che non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.
La barca si è fermata. Sono arrivati. E’ ora di toccare la terraferma. Il capitano invita il suo equipaggio a riordinare la barca e a riporre nei loro zaini i loro strumenti di viaggio e i tesori conquistati. Poche cose ma importanti, perché quella stessa barca li aspetta nuovamente per riprendere il cammino. 
Ognuno porta con sé la mappa che li ha guidati alla scoperta dei saperi. La chiamano scheda di valutazione (che strano nome che ha oggi…). I bambini la conoscono bene perché è stata creata, tracciata e condivisa insieme al loro capitano. Ora la vogliono semplicemente far conoscere a noi genitori per raccontarci le loro prodezze e conquiste.
E’ arrivato il momento dei saluti. Un ultimo sguardo alla barca che ora si riposerà, pronta a ripartire dopo essere stata manutenzionata. Perché ci sono strumenti di bordo che hanno funzionato bene e che occorre solo revisionare, altri invece hanno bisogno di essere modificati o sostituiti.
Per concludere la mia più grande emozione.
Aver compreso che non basta fare la cosa giusta per approdare a un porto sicuro: è altrettanto importante farla al momento giusto. Tutto ha una sua precisa collocazione nella vita, ed è sbagliato affrettare i tempi; ma quando arriva i momento bisogna essere pronti ad afferrarlo, perché se lo si lascia sfuggire potrebbe non ripresentarsi una seconda occasione.
I nostri figli questo lo sanno bene. 
Loro che hanno incontrato e sono stati guidati da un capitano che li ha condotti nei porti della consapevolezza attraverso i mari della libertà.

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