Ieri ho visto una madre tenere solo per sè un dolore tanto grande pur di non farlo percepire alla sua bambina. Lo ha gestito in silenzio e, per amore suo, ha continuato le azioni quotidiane, quelle più difficili quando qualcosa ci schiaccia dentro, per poi portarla a scuola sapendo di affidarla a mani sicure.
Oggi, quella stessa madre, devastata dal dolore di una morte vicina, è riuscita a trasformare questa in dono agli occhi della sua bambina pur di alleggerirle sofferenze che a questa età non avrebbe potuto gestire.
Così, questa mattina la bambina parlava della morte come di una fortuna: - Siamo fortunate, noi mamma, in cielo abbiamo tante persone che ci vogliono bene e che pensano a noi. C'è chi non ne ha nessuna.
Beh... in giorni come questi in cui si pensa che sia la protezione a danneggiare i nostri figli, vorrei invitare a non fare confusione.
C'è una protezione davanti alla quale inchinarsi, una protezione che rispetta i pesi che si possono portare. Questa è tanto rara e io la chiamo amore.
Grazie di cuore, Enrica, per aver condiviso...a voce alta.
RispondiEliminaPenso a noi genitori e a quel valore aggiunto che diamo alle cose e alle situazioni che i nostri figli devono affrontare nella loro vita. Che cosa aggiungo ai miei figli quando quel qualcosa me la so reggere da sola? Perché posso. Perché devo, almeno in questo momento.
Non significa allora preservarli per esonerarli dal guardare in faccia quel dolore, quella sofferenza, quella fatica o quella difficoltà. Significa, invece, assumermi la responsabilità di tenermi qualcosa. Anche se questo vuol dire tenermelo per sempre, pensando all’impatto inutile che potrebbe avere nella loro vita.
Significa, semplicemente, decidere ogni giorno come voglio accompagnare i miei figli, perché tutto per loro sia percorribile e comprensibile nei loro tempi, nel rispetto dei loro spazi.
Significa capire se quel valore aggiunto, alla fine, serve e quanto serve.
E se mai servirà…