sabato 3 febbraio 2018

Noi genitori: Un genitore qualunque

Ci vuole ancora tempo.
È un pensiero che ricorre in me dalla fine della quarta elementare di mio figlio e, a dire il vero, per come guardo alla vita, mi ha aiutato e mi aiuta per abitare il presente in pienezza, senza fretta, per assaporare ogni suo passaggio, per esserci completamente.
Oggi, non lo posso più dire perché quel tempo è arrivato: fra pochi mesi Sebastian terminerà il suo percorso alle elementari e farà il suo ingresso nel mondo della scuola media.
Lo devo iscrivere.
Non so quanto sia possibile che un genitore si possa emozionare tanto davanti a una domanda di iscrizione, eppure a me è sempre accaduto.
È accaduto quando ho iscritto Sebastian alla scuola dell’infanzia in un momento dove stavamo imparando a conoscerci, a fidarci, ad appartenerci, e dove lui stava riprendendo in mano la propria vita, per riconquistarla e per ricomporla a piccoli passi.
È accaduto ancora alla scuola primaria, quando ho deciso di fidarmi, prima di tutto, di mio figlio. Di ciò che in quegli anni era riuscito a diventare, con perseveranza, coraggio e serenità. E posso dire di aver fatto la scelta giusta, la sola che avrei potuto fare, perché spesso le ansie e le preoccupazioni divorano ogni speranza, quella che invece fin dal primo giorno entrando in classe ho riconosciuto e trovato nella maestra di Sebastian, sentendo fortemente che lo avrebbe aiutato a scrivere un pezzo straordinario della sua storia, non sapendo allora, che lei ne sarebbe diventata meravigliosa parte.
E sta riaccadendo ora. 
Chiamo Sebastian, la sua maestra gli ha insegnato che ci sono percorsi che per comprenderli vanno condivisi; ci sediamo, sfogliamo e leggiamo assieme la domanda e quasi fosse un bisogno di entrambi ci ritroviamo a rivivere gli anni della scuola elementare.
Non vi racconto cosa abbiamo provato, perché non ci riesco, perché tutto troppo per racchiuderlo in parole che rischierebbero di svestirlo della sua autenticità e bellezza.
Provo a descrivere invece, cosa è accaduto dopo aver cliccato il “salva e invia”.
Mi sono ritrovata improvvisamente davanti alla pagina della domanda dove sono elencati i progetti e le attività offerte dalla scuola non trovando quello che in fondo ritengo il più importante, forse il solo che avrei indicato e scelto. Un progetto dal nome “Abbiate fiducia, liberate ogni timore, avremo cura dei vostri figli”.
Io, quel progetto l’ho già vissuto e ogni giorno mi ha riportato a quell'incontro, dove oggi posso davvero confermare la scelta che insieme alla maestra di mio figlio abbiamo sempre condiviso e che ci ha sempre sostenuto anche davanti alla stanchezza...Quella di essere adulti che per insegnare ai nostri bambini a volare, attingiamo al sapere più grande: al miracolo dell’amore che ci sposta oltre i nostri limiti e le nostre paure, che si mostra ogni giorno nella forza che rende possibile per loro ciò che per noi stessi non lo sarebbe mai. E come quel gatto del porto, quando i nostri bambini impareranno a volare, rimarremo fermi a guardarli andare incontro al loro destino, orgogliosi e fieri di essere riusciti a donargli quella libertà di essere loro stessi...
Così, in questo sentire, ho iscritto Sebastian.
E come me, lo avranno fatto tanti genitori per i propri figli. Con i loro pensieri.
Lo so, sono un genitore qualunque dentro a una storia particolare, ma vorrei regalare a tutti noi genitori un augurio.
Quello di aver scelto una scuola che non sia mai il meglio o la scuola perfetta per i nostri figli, ma una scuola sincera, che sappia entrare dentro le loro vite, che abbia a cuore ciò che sono. Una scuola generosa e consapevole del ruolo che ha, soprattutto oggi davanti a realtà sempre più difficili.
Una scuola che non ci faccia cadere nell'inganno che sono i voti, i quaderni a dire quanto valgono i nostri figli, ma che ci aiuti a comprendere che il loro valore lo possiamo riconoscere nel modo in cui decideranno di affrontare la loro vita. Nel modo in cui sapranno portare la storia, la geografia, la matematica, la letteratura e tutto quanto avranno imparato nel mondo, per renderlo migliore, per lasciare un segno, per vivere con onestà la relazione con gli altri nella vita di tutti i giorni. 
Una scuola con le sue regole, che sappia educare i nostri figli con fermezza, ma nell'ascolto, nel dialogo e nel rispetto e una scuola con le sue non regole che libera senza mai lasciare nessuno da solo…che ha il coraggio di scuotere convinzioni e di aprire interrogativi, sapendo aspettare con pazienza quando le loro domande avranno bisogno di una risposta.
Una scuola che non faccia felici noi genitori, se questo significa togliere ai nostri figli la loro felicità.
Una scuola che offra sempre la possibilità di ricominciare e che ci insegni a guardare oltre i nostri figli, a sentirli capaci, a sostenerli e incoraggiarli, a stimarli. A dare loro fiducia e soprattutto a dimostrargli la nostra. 
Non credo davvero che dalla scuola dipenderà il successo che avranno dalla vita, ma dipenderà sicuramente la loro serenità…e per questo auguro a tutti di aver scelto una scuola che possa aiutarci a rendere i nostri figli liberi prima di tutto da noi stessi.
Lo so, molti penseranno che queste sono solo parole, magari inutili.
Ma io quella scuola l’ho già incontrata. E so cosa è stata per mio figlio.
Per questo e per tutto quanto voglio dire, qui e ora, il mio grazie a te, maestra Enrica.
Ancora qualche mese e Sebastian proseguirà il suo viaggio, ma quel libro che insieme avete scritto e che racchiude il suo pezzo di storia, non è ancora giunto alla fine.
Perché Sebastian mai potrà dimenticare ciò che è stato, gli servirà per dare vita a ciò che sarà. 
Perché la cosa più preziosa che gli hai insegnato è che camminare non è altro che l’arte di saper guardare l'orizzonte, sempre, a testa alta, comprendere dove si vuole andare e partire, senza lasciarsi sfuggire la bellezza di quel andare; che camminare è anche la forza di sopportare la stanchezza del cammino stesso sapendo che alle volte è inevitabile per poter raggiungere una grande conquista.
Questo è il pezzo di storia di mio figlio Sebastian. Questa è la storia che vorrei potesse proseguire…
Questa è l’eredità che in questi cinque anni gli è stata donata. Questo è il bagaglio che vorrei potesse portare sempre con sé nella sua nuova avventura...
Ali per volare alto nella vita, per diventare ciò che desidera essere, diventare. Solide radici, segno di un’appartenenza che mai potrà separare…
È proprio vero, continuare vuol dire saper guardare avanti, tenendo stretto, custodendo in noi, ciò che è stato…
 “Sai mamma, io vorrei solo una cosa. Quello che per me è importante, la sola cosa di cui ho bisogno, è poter attraversare la strada e sapere di trovare sempre maestra Enrica ogni volta che avrò bisogno di lei. Anche solo una sua parola. E io so che ci sarà. Il resto, lo saprò affrontare”.

2 commenti:

  1. Isa, mi hai fatto commuovere.
    Per quanto mi riguarda, non so se sono stata davvero all'altezza, ho dato solo ciò che potevo offrire: il mio amore, il mio impegno e tutto quello che sono. Spero con tutto il cuore che siano stati davvero sufficienti a dare a ognuno dei bambini, ciò che ho desiderato per loro.
    Se è vero che "ciascuno cresce solo se sognato", io li ho sognati, questo sì.
    Un abbraccio,
    Enrica

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  2. Parole meravigliose Isa...
    Ti ringrazio anch'io maestra Enrica, perché il dono più grande che mio figlio possa aver mai ricevuto sei tu, che con il tuo grande impegno e pazienza sei riuscita a fargli vedere il mondo con occhi diversi.
    Grazie di cuore
    Elvira

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