giovedì 8 febbraio 2018

Spostarsi, fidarsi, rilanciare...

Quanto possa essere bello il nostro mestiere se si è capaci di spostarsi, di fidarsi, lo si capisce in mattine come questa. Mattine che, è importante dirlo, non sono rare, anzi, non fanno che crescere col tempo.

Torno un attimo indietro.
Il 16 febbraio inizieremo il percorso “Reporter per un giorno” in collaborazione con una redazione locale, il “Sulcis Iglesiente Oggi”. L’impegno è che i bambini arrivino all’appuntamento conoscendo l’organizzazione del quotidiano e le figure che collaborano alla sua realizzazione.
L’anno scorso, due alunne (Anna e Alessia) hanno già portato questi contenuti in classe quando, all’interno dell’iniziativa “Io sono un libro” si sono occupate di “Mio papà scrive la guerra” di Luigi Garlando; perciò, come al solito, penso a spostarmi e a valorizzare loro.
Così, una quindicina di giorni fa, ho chiamato Anna e Alessia e ho chiesto loro se fossero interessate a organizzare una presentazione del giornale per la classe (struttura e figure professionali). Hanno accolto con l'entusiasmo che ormai conosco bene, perciò ho consegnato loro i materiali forniti dalla redazione con la quale collaboreremo e le ho lasciate libere di organizzarsi.
Nei giorni che sono seguiti, ci sono stati tra noi solo pochi scambi, quelli necessari ad assicurarmi che il lavoro stesse procedendo. Per il resto mi sono fidata completamente; ormai so di che cosa sono capaci e mi piace non condizionare la loro capacità di ideare, la loro creatività.

Eccoci a oggi.
Questa mattina, mentre aspettavo l’arrivo dei bambini in aula, ero sul tablet che verificavo gli impegni sul calendario condiviso e sincronizzavo i nuovi appuntamenti, quando mi sono resa conto che i tempi per l’avvio del progetto iniziano a stringere: al nostro appuntamento con la redazione manca poco più di una settimana. Così, quando Anna e Alessia sono arrivate, le ho fermate per sapere se fossero pronte a fissare il giorno della presentazione e ho proposto loro il prossimo giovedì mattina. 
Ciò che è seguito alla mia domanda mi ha letteralmente bloccato.
Anna mi dice subito che la mia proposta non va bene. - Abbiamo bisogno dell’intera mattinata. - precisa - Non dobbiamo solo presentare, maestra, ci serve il tempo necessario per far fare anche delle attività che aiutino a capire bene. Divideremo i compagni in gruppi e daremo ad ognuno un giornale; loro dovranno così trovare tutte le parti che lo compongono: articolo di fondo, articolo di spalla, articolo di apertura, le civette… Poi dovranno anche scrivere un piccolo articolo, seguendo le nostre indicazioni. 
Come faccio in questi casi, abbandono tutto e sosto. Così, mentre gli altri compagni continuano ad arrivare, li lascio a chiacchierare fra loro e invito Anna e Alessia a fermarsi con me. La mia curiosità è partita. Glielo dico: - Voglio capire bene. Spiegatemi tutto. 
Dopo averle ascoltate ripercorrere la proposta, con tanti particolari, aggiungono che al termine del lavoro, proprio come faccio io, ogni gruppo dovrà fare la restituzione alla classe e riportare l’autovalutazione del gruppo tramite un caporedattore che dovrà essere nominato all'inizio dell'attività. 
Mentre spiegano, colgo la creatività della loro idea e l’attenzione ai dettagli; perciò dico a voce alta e motivata almeno quanto loro: - Bene... solleviamo il tiro! Dato che avete le idee così chiare, vi propongo di stenderle in un semplice progetto. - Mi ascoltano con attenzione e visibilmente illuminate. Anche loro mi conoscono bene e amano accogliere le nuove provocazioni. Io apro il cassetto della stampante, tiro fuori un foglio A4 e inizio a spiegare cosa intendo, mentre appunto le voci che le aiuteranno ad organizzare il progetto.
- Stabilite un titolo, gli obiettivi del vostro lavoro, indicate i contenuti e le attività - fase per fase. Infine inserite i tempi di ognuna, i mezzi e gli strumenti.
Sono tutti termini che conoscono bene. Sono abituate a sentire chiamare le cose con il loro nome. Mi fermo comunque per assicurarmi che abbiano compreso bene che cosa riportare per ogni singola voce e che dovranno farlo in modo essenziale; poi consegno loro il foglio-guida.
- Pensate di farcela? - Anna e Alessia mi guardano tranquillissime - Certo, maestra – rispondono - stasera dovevamo già vederci per altro e prepareremo anche questo. 
- Riuscite a mandarmelo a stretto giro perché io possa capire come organizzare i tempi in classe?
- Certo, maestra, te lo mandiamo questa sera su Edmodo!

Ecco. Il nostro scambio si chiude qui. Le bambine si uniscono agli altri e la mattina ha inizio. Ma io con il pensiero non posso fare a meno di trattenermi ancora un po’, di pensare a quanto sia importante dare fiducia ai nostri bambini, fidarsi della loro intelligenza, della loro creatività e della loro voglia di fare. Mi fermo a pensare a che straordinario motore sia la motivazione. 
E intanto ci spostiamo ad aprire ancora. I bambini hanno iniziato a preparare i podcast per “Io sono un NO”, potremmo fare noi, ma non lo facciamo. Abbiamo già avviato con i primi bambini, spiegato come lavorare e illustrato il funzionamento del microfono e dei cavi. Così ci limitiamo ad organizzare il supporto perché da ogni coppia si stacchi un tutor per la successiva. Ancora una volta la palla è davvero in mano loro. 
Noi ci siamo, devono saperlo. Ma il nostro obiettivo ormai è chiaro: vogliamo essere sempre meno necessari.

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