Non solo cose belle...
Ieri mattina, mentre con la classe eravamo ai giardini pubblici, impegnati a lavorare proprio sull'impegno di personaggi come Martin Luther King, Rosa Parks e Nelson Mandela, un fatto ha richiamato bruscamente l'attenzione di tutti noi.
Un uomo di colore, nel passare, ha toccato con il piede il cagnolino di una signora che era seduta con delle amiche in una panchina poco distante da noi. Un calcio? Ad onor del vero, non ho avuto modo di vedere direttamente cosa sia accaduto, quindi non posso dire se il gesto sia stato intenzionale, così come è stato percepito dalla donna. Quello che so è che la signora ha preso ad andargli dietro urlandogli con ferocia. A dirgli che lo avrebbe denunciato, che... - Voi negri dovete tenere i piedi per terra!, e così via.
A quel punto, io mi sono avvicinata e sono intervenuta duramente, invitando la donna a mettere immediatamente fine al suo comportamento, segnalandole che stava offrendo un pessimo spettacolo ai bambini. Qui le sue scuse, motivando il suo agire con infiniti luoghi comuni razzisti che hanno confermato un quadro già chiaro: non avrebbe mai avuto una reazione così se il ragazzo fosse stato bianco.
I bambini erano sconcertati, anche se il mio intervento li ha visibilmente rasserenati.
Ma quello che non potevo immaginare era ciò che questo fatto avesse generato in S., la nostra bambina senegalese.
Al momento della pausa per la merenda, lei, alunna di un'educazione e di una correttezza esemplari, si è avvicinata subito da me e mi ha chiesto scusa. Io le ho domandato il perché mi chiedesse scusa, e lei, con gli occhi che le si riempivano di lacrime, mi ha spiegato che si scusava per quello che aveva fatto poco prima il ragazzo.
Io sono rimasta senza parole e l'ho abbracciata. Che cosa ha maturato dentro di se S. se chiede scusa per un ragazzo con il quale non ha niente a che fare?
Io l'ho guardata dritta negli occhi e le ho detto che lei è una bambina educatissima e sempre gentile con tutti e che non ha nessuna colpa se qualcuno che ha il colore della sua pelle fa qualcosa di male. Le ho spiegato che i maleducati, e comunque le persone che fanno cose sbagliate, ci sono sia tra i bianchi che tra i neri e che questo non ha niente a che fare con lei.
S. ci ha messo un po' a rasserenarsi, poi il richiamo dei giochi ha avuto la meglio. Ma io non ho potuto non riflettere.
S., nonostante ci conosca, ha avuto paura che l'assimilassimo al comportamento del ragazzo.
Ieri mattina, mentre con la classe eravamo ai giardini pubblici, impegnati a lavorare proprio sull'impegno di personaggi come Martin Luther King, Rosa Parks e Nelson Mandela, un fatto ha richiamato bruscamente l'attenzione di tutti noi.
Un uomo di colore, nel passare, ha toccato con il piede il cagnolino di una signora che era seduta con delle amiche in una panchina poco distante da noi. Un calcio? Ad onor del vero, non ho avuto modo di vedere direttamente cosa sia accaduto, quindi non posso dire se il gesto sia stato intenzionale, così come è stato percepito dalla donna. Quello che so è che la signora ha preso ad andargli dietro urlandogli con ferocia. A dirgli che lo avrebbe denunciato, che... - Voi negri dovete tenere i piedi per terra!, e così via.
A quel punto, io mi sono avvicinata e sono intervenuta duramente, invitando la donna a mettere immediatamente fine al suo comportamento, segnalandole che stava offrendo un pessimo spettacolo ai bambini. Qui le sue scuse, motivando il suo agire con infiniti luoghi comuni razzisti che hanno confermato un quadro già chiaro: non avrebbe mai avuto una reazione così se il ragazzo fosse stato bianco.
I bambini erano sconcertati, anche se il mio intervento li ha visibilmente rasserenati.
Ma quello che non potevo immaginare era ciò che questo fatto avesse generato in S., la nostra bambina senegalese.
Al momento della pausa per la merenda, lei, alunna di un'educazione e di una correttezza esemplari, si è avvicinata subito da me e mi ha chiesto scusa. Io le ho domandato il perché mi chiedesse scusa, e lei, con gli occhi che le si riempivano di lacrime, mi ha spiegato che si scusava per quello che aveva fatto poco prima il ragazzo.
Io sono rimasta senza parole e l'ho abbracciata. Che cosa ha maturato dentro di se S. se chiede scusa per un ragazzo con il quale non ha niente a che fare?
Io l'ho guardata dritta negli occhi e le ho detto che lei è una bambina educatissima e sempre gentile con tutti e che non ha nessuna colpa se qualcuno che ha il colore della sua pelle fa qualcosa di male. Le ho spiegato che i maleducati, e comunque le persone che fanno cose sbagliate, ci sono sia tra i bianchi che tra i neri e che questo non ha niente a che fare con lei.
S. ci ha messo un po' a rasserenarsi, poi il richiamo dei giochi ha avuto la meglio. Ma io non ho potuto non riflettere.
S., nonostante ci conosca, ha avuto paura che l'assimilassimo al comportamento del ragazzo.
Che cosa respira questa nostra bambina se ha provato tutto questo? Quanta sofferenza provocano a lei e a famiglie come la sua i pensieri dominanti che non perdono l'occasione per fare di tutta l'erba un fascio? Com'è questo nostro mondo guardato con i suoi occhi?
Una cosa è certa. S., nonostante la classe, nonostante noi, non si sente davvero al sicuro. E questo non mi piace.
Una cosa è certa. S., nonostante la classe, nonostante noi, non si sente davvero al sicuro. E questo non mi piace.
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