giovedì 7 marzo 2019

Che numero è?

 

Nella mia ex quinta, ma anche in tutte le classi precedenti, era prassi che a inizio mattinata, con i quaderni ancora ben chiusi, proponessi attività come quella riportata sopra. Non come proposta individuale, sia ben chiaro. Almeno non inizialmente. Io scrivevo i numeri con le marche sulla LIM e invitavo i bambini a combinarli tutti insieme per individuare quale numero fosse rappresentato, per poi attendere i loro ragionamenti e le loro alzate di mano. Il livello di difficoltà era calibrato sui contenuti affrontati, ma mi divertivo sempre a sfidare gli alunni al massimo. 
Inizialmente era una proposta nata esclusivamente per rinforzare il valore posizionale delle cifre, superando la logica degli esercizi dei libri di testo che, di norma, propongono una ricomposizione dei numeri che non rende necessario alcun ragionamento e finisce per essere automatica. Poi è diventato un esercizio in cui giocavo ad integrare calcoli e cambi sollevando sempre il tiro un po' di più, fino a che proposte come quella sopra rappresentata sono diventate ordinarie, rivelandosi molto utili anche per le equivalenze.


La cosa che mi è sempre piaciuta molto, e che nel corso degli anni ha rinforzato questa mia pratica, è vedere i bambini accettare la sfida, osservare gli sguardi concentratissimi in un silenzio assoluto mentre seguono i loro ragionamenti, fare tentativi, sbagliare, fino a riuscire. 
Inizialmente la maggior parte delle risposte che arrivano sono errate, ma questo non mi ha mai fatto desistere. Io mi fido molto della loro intelligenza. Ciò che è importante è accoglierle con il solo invito a riflettere ancora. Poi le risposte cominciano ad arrivare, sempre ben prima di quanto non ci si aspetti. Uno intuisce, gli altri lo ascoltano condividere il proprio ragionamento... e la contaminazione parte. 
La meraviglia è che l'esposizione costante a questo tipo di stimoli finisce per acchiappare l'intera classe. Così, nel giro di poco tempo, a intuire la risposta corretta diventano quattro, sei, otto... tutti.  Chiaramente non tutti riescono a gestire lo stesso livello di complessità, ma raggiungono comunque un'ottima capacità di ricomposizione del numero, dando risposte superiori a qualunque aspettativa. 
Certamente è mia cura alternare richieste molto alte, che mettono in difficoltà anche a me che le propongo (ne sanno qualcosa le mie colleghe che si sono divertite tante volte con me, senza riuscire mai a competere con i tempi dei bambini...), con richieste dello stesso tipo ma più semplici, evitando per esempio di inserire cambi, o facendo in modo di inserirne soltanto uno o due in cifre distanti tra loro. 
Questa è una delle attività che cammina insieme ad un'altra, anche questa proposta con regolarità: "Tanti modi per formare il numero....".


Ciò che è importante dire è che queste attività si basano sulla ricorsività, tant'è che le propongo sin dalla prima elementare, variando il livello della complessità e sollevando la provocazione - i bambini la vivono proprio così, ed è questo che crea in loro tanta motivazione - ogni volta che l'attività si fa di facile intuizione. E sono proposte come quest'ultima che - proprio come quest'anno - precedono l'introduzione formale delle operazioni (penso al "monta e smonta la data" che propongo già dai primi mesi della prima elementare) in modo del tutto naturale e andando ben oltre i numeri con i quali di solito li si fa operare in prima elementare (di norma entro il 20).

Questa mattina - ed è il motivo per cui oggi sono qui a parlarne - ho introdotto l'attività "Che numero è?" con i nuovi alunni, che andrà ad affiancarsi alle altre proposte di calcolo che caratterizzano il nostro inizio mattinata.

Ecco come ho aperto. Nel modo più tradizionale possibile:


Ho atteso le risposte e ho ripetuto la domanda, variando i numeri, fino ad assicurarmi che i bambini ricomponessero il numero, non accorpando semplicemente le cifre, ma dando ad ognuna il valore per poi metterle insieme.
Subito dopo, ho sollevato il tiro. La proposta sembra banale, ma ricordiamoci che stiamo parlando di bambini di prima elementare che solo di recente hanno fatto proprio il concetto di raggruppamento.


Inizialmente le risposte potete immaginarle: "57" per tutti coloro che sono intervenuti, fino a che, osservando con più attenzione, qualcuno  ha intuito. E allora da lì, proprio come mi aspettavo, ecco che il numero dei bambini che si illumina cresce: prima due, poi quattro, otto... 
A quel punto ho sollevato il tiro ancora. Ecco la nuova proposta:


Questa per i bambini è stata una provocazione alta. Anche quelli di solito più vivaci sono entrati in crisi (meraviglia!) e io ho atteso osservando i loro sguardi, fino a che ho visto le mani entrare in gioco: hanno iniziato a contare. E sono arrivate le prime risposte che, pur attestando la comprensione, esprimevano confusione nel calcolo (troppe cose su cui concentrarsi), ma poi... ecco arrivare la prima risposta esatta. Così non potevo che continuare. Dopo una serie di proposte di questo tipo, le risposte corrette sono aumentate. In quel momento mi sono fermata. 
Il lavoro - ed è per questo che ho iniziato a raccontarvi dalla quinta - proseguirà per più mattine la settimana, nei cinque anni, con un livello di complessità crescente. Una ventina di minuti diventano presto sufficienti per entrambe le attività, a cui andranno ad aggiungersene altre come i problemi estrapolati dai vissuti, i calcoli con i soldi portati per il salvadanaio di classe, qualche nuova occasione troppo ghiotta per non valorizzarla come anticipazione cognitiva.
Ciò che varia nel tempo è che alle proposte collettive, gestite a classe intera - utilissime per esporre tutti e facilitare la comprensione grazie alla condivisione dei ragionamenti - si iniziano ad alternarne altre rivolte a piccoli gruppi o da gestire individualmente, consegnando dei piccoli post-it che poi vengono verificati tutti insieme. 

Ciò che oggi mi ha fatto molto piacere - e ora chiudo - è stato che proprio mentre ragionavo su questo e sul valore della provocazione, oltreché della ricorsività, convinta del fatto che includere tutti non significhi allineare verso il basso, ho trovato su facebook (i social hanno anche degli aspetti positivi!) questo articolo:
che mi ha fatto proprio bene leggere.
Che dire? È meraviglioso insegnare osservando le risposte dei bambini; ragionare sulle proposte con sguardo lungo, dando spazio a ciò che sappiamo che gli sarà utile nel tempo; ed è emozionante divertirsi con le loro teste.  

Prima di chiudere: per chi non fosse riuscito a rispondere correttamente alle prime due domande: "Che numero è?" e "Quanti dl?", ecco le risposte: 76949,73 - 965,83 dl

Le immagini sopra riportate sono ricostruite a casa. Non avevo a disposizione foto della LIM della quinta elementare, ma rispecchiano completamente la tipologia delle proposte. Lo sanno bene i miei ex alunni e i loro genitori che leggeranno. Durante Aula aperta, li osservavano nella loro ricostruzione dei numeri senza riuscire a venirne a capo...

Le uniche foto di cui dispongo sono queste e sono di questi giorni in prima elementare:

Attività di questa mattina, proposta in forma collettiva sulla LIM

Trascrizione sul quaderno dell'attività svolta in piccoli gruppi

1 commento:

  1. Questa tua attività mi sollecita numerose reazioni, di tipo diverso (es: ecco cosa vuol dire ascoltare gli alunni ...stare sul processo e non sul programma), ma quella che trovo più significativa è: ecco cosa vuol dire, per un'insegnante, aver capito la matematica!! Quanti insegnanti sanno le regole e le usano in modo meccanico e non hanno capito la materia? Se l'insegnante non ha capito, come possono capire gli alunni?

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