A volte rientro da scuola e non riesco proprio a trattenere la bellezza che ho potuto vivere, tanto da invadere la tavola con i miei discorsi, per poi correre subito al pc a cercare di posarla, nonostante sappia bene che non esistono parole capaci di restituire quanto ho potuto osservare direttamente.
Poi ci sono le altre, quelle in cui a raccontare neanche ci provo, custodisco dentro, rinuncio. So bene che non avrebbe senso. Bisognava esserci e basta.
Sono i giorni in cui vorrei che in classe ci fossero le telecamere, ma con ben altri fini da quelli che guidano questa proposta. Vorrei che fossero lì a filmare l'ordinario, che tale non è mai, per poter tornare su certi momenti senza dover interrompere quello che si sta vivendo, nell'inutile tentativo di fermarlo.
Come oggi.
Poi ci sono le altre, quelle in cui a raccontare neanche ci provo, custodisco dentro, rinuncio. So bene che non avrebbe senso. Bisognava esserci e basta.
Sono i giorni in cui vorrei che in classe ci fossero le telecamere, ma con ben altri fini da quelli che guidano questa proposta. Vorrei che fossero lì a filmare l'ordinario, che tale non è mai, per poter tornare su certi momenti senza dover interrompere quello che si sta vivendo, nell'inutile tentativo di fermarlo.
Come oggi.
Ora rosa. La prima. Con la storia di Rossociliegia siamo tornati a ieri, alla Giornata della donna. Così ci siamo ritrovate con bambini di 6 anni a ragionare ancora di parità di genere, sulle diverse opportunità di ieri e di oggi; a riflettere sui ruoli, a condividere ciò che osservano in famiglia e ad ascoltare le loro riflessioni alte: "Secondo me è giusta la parità di genere perché il diritto è collegato al dovere. Se qualcuno ha tutti i doveri però non ha i diritti, secondo me non è giusto. Non è bello."
E poi ora gialla. Momento dedicato alla ricostruzione dei numeri e al calcolo, di cui ho detto nei giorni scorsi. Osserviamo gli sguardi dei bambini durante i silenzi irreali che seguono le mie proposte sempre un po' più alte. Quei silenzi che mostrano il pensiero al lavoro (chi dice che non lo si possa vedere?) fino a trovare le soluzioni. E quando arrivano, siamo dentro al momento più interessante: li ascoltiamo condividere i loro ragionamenti - tutti diversi. Li vediamo mettere sul piatto, in modo del tutto naturale, proprio quelle proprietà che la scuola, normalmente, propone con spiegazione ed esercizi che portano all'apprendimento per ripetizione, dimenticando che sarebbe così semplice partire dai nostri bambini, aiutandoli a riflettere metacognitivamente sul loro modo intuitivo di semplificare.
Non lo so, strana sono strana, certo molto appassionata, ma in giornate come questa non riesco a smontare. Rimango lì a riflettere per un tempo infinito.
A confortarmi solo il fatto che non fossi sola, che fosse con me una delle tirocinanti che condivide il nostro percorso da qualche tempo. Impossibile non avere qualcuno con cui scambiare uno sguardo silenzioso, in cui riconoscere la forza delle stesse emozioni, la stessa difficoltà di trattenersi davanti a tanta meraviglia.
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