venerdì 21 febbraio 2014

La didattica è una cosa seria

E' successo di nuovo. Ieri un'insegnante mi ha detto:  - Ma ne inventi una ogni giorno? Dove trovi il tempo? -
Le rispondo qui, con le stesse parole che usavo per guidare le mie studentesse in Scienze della formazione primaria quando erano alle prese con la progettazione del "segmento didattico".

Quando pensi a qualcosa che devi insegnare, accerti i prerequisiti, definisci gli obiettivi, i contenuti, le possibili attività tenendo conto di mezzi e strumenti a disposizione, stabilisci come valuterai. Progetti.
Quando hai finito, ti devi fermare e devi ricominciare da capo, facendoti due domande:
- come posso "aprire" in modo che non si parta da me, dalla "spiegazione"? 
- come posso sviluppare ciò che ho pensato facendo in modo che i bambini siano attivi, si divertano e lavorino insieme?
Allora entri nella fase più interessante della tua progettazione didattica: lavori sulla fase di apertura/perturbazione.
Pensi a come puoi dare avvio al percorso senza anticipare risposte, ma ponendo problemi, stimolando la voglia di interrogarsi. 
Pensi a come accendere la curiosità che fa nascere la motivazione, il motore di tutto.
Poi ripensi le attività.
Cerchi di trovare il modo perchè i bambini non debbano stare solo seduti al loro posto, ognuno nel suo banchetto, a fare da soli in attesa del tuo controllo.
Cambi la tua posizione. Pensi a un gioco, meglio se da fare insieme, e tu organizzi, solleciti, stimoli, presti attenzione a chi non è coinvolto, sblocchi laddove necessario...
Niente di più.
E' così che la settimana scorsa i bambini non hanno dovuto comporre le prime frasi in solitudine, ma hanno partecipato a un gioco di squadra "Il pescaparole" in cui, in venti minuti di tempo, potevano pescare una parola da un cestino comune, pensare insieme a una frase che la contenesse e scriverla, per poi pescarne un'altra e un'altra ancora...
Tutti concentrati nel gioco e nella volontà di pescare più parole possibili, hanno dimenticato lo sforzo cognitivo e hanno scritto complessivamente quarantuno frasi. Sì, quarantuno frasi in venti minuti. Frasi autoprodotte che poi abbiamo potuto rileggere, aggiustare sintatticamente e ortograficamente, riscriverle collettivamente e stamparle per tutti.
- E il chiasso? - Questa è la domanda ricorrente. 
Io posso rispondere solo così: - Sono un'amante dell'ordine, dell'organizzazione, del rispetto delle regole, ma mi innamoro del "rumore" del lavoro, del "rumore" del fare insieme. Mi fermo ad ascoltarlo e lo assaporo completamente perchè lì ci vedo i bambini che apprendono.-
Quello per me è il momento più importante, quello che cerco, spesso senza riuscirci, di fermare con le foto e i filmati. E' il momento vivo della didattica. Quello che è possibile solo a scuola - siamo insieme, è il momento dell'apprendimento sociale - eppure è tenuto con forza fuori dalle pareti scolastiche.
Mi risuona ancora nelle orecchie una frase sentita nell'andito due anni fa, mentre le parole di un canto ci guidavano dentro lo studio della storia - Quando capirà che la scuola è una cosa seria... -
Questa risposta è arrivato il momento di darla, e voglio farlo qui: - Spero mai - Quella è la mia paura professionale più grande.
Del tempo che passa, ho paura solo di quando, svegliandomi, un giorno, dovessi scoprirmi ad aver bisogno solo di silenzio, non avessi più la forza fisica e mentale di pensare alla didattica così.
E' proprio vero, è una cosa seria la didattica. Se non la prendessi sul serio, non avrei paura del tempo in cui forse non avrò più voglia di giocare.

4 commenti:

  1. Ho letto ciò che scrivi e mi commuovo. Penso e ripenso alle tue parole all'associazione del "rumore" e "dell'apprendimento e del fare insieme dei bambini". ,Credo che chi cerca dentro di sé un po' dell'altro impara a vedersi come gli altri ti vedono e non ti vedono. Hai ben capito che i bambini sono il loro agire, il loro compiersi, perché necessitano di sentirsi parte della scuola o ancora meglio sono l'autentico contenuto della scuola. Non si dovrebbe pensare ad altro se non a loro, pensare-agendo a come far di noi i loro migliori maestri. Non fermarti perché un viaggio così, i bambini, lo ricorderanno per sempre e quel sempre è il nostro futuro. Ti abbraccio come come non mai con affetto e stima.
    Chrstian

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  2. PRIMA PARTE
    Incredibile, così incredibile, da essere assurdo!
    Dopo essere rimasta senza parole, dopo essermi ripresa dallo stupore nel leggere quanto scritto da Maestra Enrica, dopo essermi ripresa ed aver contato fino a 10 (in verità fino a 5) prima di decidere di commentare , sono le prime ed uniche parole che mi sono tornate alla mente.
    E ora vi spiego cosa è incredibile e cosa è assurdo.
    Incredibile è vedere il bambino che si entusiasma per tutto, vivace, pieno di vita, pieno di energia, curioso, motivato, impaziente di imparare. Il bambino che arriva di corsa a scuola, che in maniera disordinata appende il suo giubbotto, che con lo zaino su una spalla, superando mille ostacoli, entra di corsa in classe, che alla meglio si siede al suo banco e poi… “Presente! Buongiorno Maestra, sono pronto per una nuova indimenticabile ed emozionante lezione: riempimi la testa ed il cuore. Sono qui, ti ascolto!”
    Incredibile è il bambino che guarda la maestra per scrutare il suo comportamento, il suo sguardo, per cercare di scoprire quale magia ha preparato oggi per lui e per i suoi compagni; quale nuova invenzione e accorgimento ha preparato per saper porgere la lezione in modo semplice, nuovo, creativo, allegro, immediato e comprensibile.
    Incredibile, che proprio oggi, dove si lotta per rivalutare la scuola, si possa incontrare chi ci crede seriamente in questa lotta, chi ha la consapevolezza che per essere maestri c’è bisogno di un impegno costante avendo chiari quali sono gli obiettivi, le mete, che si vogliono raggiungere; chi ha la convinzione che essere insegnanti vuol dire vivere alla luce delle esigenze dei bambini e per questo non dimentica che proprio i bambini sono prima di tutto: BAMBINI! che hanno bisogno di stupirsi, di fantasticare, di scoprire e di fare …
    Incredibile, allora, chi ha capito che per arrivare al bambino bisogna necessariamente utilizzare, come strumento didattico, anche il gioco, perché i bambini giocano sino allo stremo delle loro forze: esausti, stanchi, sfiniti, continuano a giocare, perché c’è in loro una motivazione, un bisogno, un desiderio che non si arrende dinnanzi a nessuna fatica. Incredibile, quindi, poter ascoltare “in silenzio” quel “sano rumore” (definito come chiasso), dei bambini quando, giocando, imparano ed apprendono, confrontandosi animatamente. Questo rumore non può disturbare o dare fastidio. E’ il modo in cui i bambini dimostrano il loro impegno e dedizione nel portare a termine un compito che è stato loro assegnato e per questo desiderano riuscire nel migliore dei modi per dare soddisfazione, per orgoglio personale, per semplicemente restituire.

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  3. SECONDA PARTE
    E invece … incredibile è l’insegnante che non ha ancora capito che stare con e per i bambini è un vero PRIVILEGIO e che - convinto che insegnare sia solo far trascorrere delle ore durante le quali trasmettere unicamente nozioni, regole e disciplina - vive la scuola senza entusiasmo e passione, arrivando così, inevitabilmente, ad “appiattire” la didattica, la didattica seria.
    Incredibile è pensare che “abbassarsi” al livello dei bambini sia un atteggiamento e comportamento poco serio. Eppure mettersi al loro livello non è altro che avere la possibilità e capacità di poter entrare direttamente nel loro mondo e parlare la loro stessa lingua.
    Incredibile è ritenere (anche se dovrei usare il termine giudicare…) che l’insegnante che vuole dedicare il tempo, il suo tempo, ai bambini promuovendo e proponendo preziosi, utili, innovativi progetti, non faccia una didattica seria! Il tempo speso per i bambini, per la loro crescita, non è inutile e tantomeno sprecato. In fondo vuol dire offrire una parte di se. Vuol dire avere la volontà e piacere di lavorare bene. E quando i bambini nei loro modi e tempi restituiscono, allora fanno capire che ne è valsa assolutamente la pena spendere del tempo solo per loro!
    Pertanto incredibile è chi non crede fermamente che nelle gioie e nelle fatiche di ogni giorno vissute a scuola si realizza un incontro tra anime. Gli insegnanti rappresentano dei modelli di riferimento e non dovrebbero mai dimenticarlo: è questa la grandezza del loro ruolo e l’impegno che li deve animare è quello di cercare di migliorare sempre loro stessi per rendere migliori i propri alunni.
    Incredibile non sostenere e credere che scopo essenziale della scuola non è tanto quello di impartire un complesso determinato di nozioni, quanto di comunicare al bambino la gioia ed il gusto di imparare e di fare da sé, perché ne conservi l'abito oltre i confini della scuola, per tutta la vita. I docenti non debbono dimenticare che questo è il compito essenziale, fondamentale, ineludibile della scuola. Occorre proteggere, coltivare, incrementare la gioia di imparare e domandarsi, continuamente, incessantemente, che cosa possono fare per coltivare questa la gioia di imparare.
    Concludo (direte finalmente!) invertendo l’inizio di questo commento: ASSURDO pensare che una maestra che liberamente e con passione si impegna, si dedica, si mette in gioco, rischia, porge, accoglie, non sia: INCREDIBILE! Ed invece di essere “la regola”, in verità è considerata “l’eccezione”…
    Pertanto, personalmente ritengo che l’unica parola che possa essere spesa sia un semplice, riconosciuto, onesto GRAZIE, per chi ha coraggio di portare avanti, anche da sola, le proprie idee.
    Grazie Maestra Enrica per la dedizione e amore con cui ti muovi per i nostri figli!

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  4. Siamo d'uno stesso sangue fratellino tu ed io!!!!

    Simona saponetta

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