I miei figli, prima di augurarci la buona notte, mi chiedono di leggere una storia.
- Quale libro preferite?
- Oggi decidi tu, mamma.
Mentre rimbocco le coperte, mi viene in mente una storia che ho conosciuto qualche tempo fa dal titolo “Il pentolino di Antonino”, un libro scritto da Isabelle Carrier.
Mi siedo e, invece di leggere, inizio a raccontare.
Osservo i miei bambini, i loro occhi faticano a rimanere aperti ma vogliono accogliere ogni parola con il desiderio di scoprire il finale del racconto.
La storia è finita e ora si sono addormentati.
Rimango ancora seduta vicino a loro, li guardo, riapro il libro per rileggerlo e penso che, in fondo, questa storia, è una storia per tutti…
“…Antonino trascina sempre dietro di sé il suo pentolino. Un giorno gli è caduto sulla testa. Non si sa bene il perché. Per via di questo pentolino, Antonino non è più come gli altri. Ha bisogno di molto affetto. A volte è quasi imbarazzante. É molto sensibile e ha un grande senso artistico. Adora ascoltare la musica. Ha molte qualità. Ma spesso la gente vede soltanto il pentolino che lui trascina dappertutto. Lo trova strano e anche…inquietante. In più il pentolino gli complica la vita. Si incastra dappertutto e gli impedisce di andare avanti. Pochi si accorgono che Antonino deve faticare molto più degli altri per farcela. E quando non ce la fa, si arrabbia moltissimo. Allora piange. Dice parolacce. Qualche volta picchia gli altri. E ovviamente viene sgridato.
Antonino vorrebbe tanto sbarazzarsi del suo pentolino. Ma è impossibile. Il pentolino è lì e non c’è niente da fare. Un giorno non ne può più e decide di nascondersi. Pensa che così le cose saranno più semplici. Rimane nascosto per molto tempo. Poco a poco la gente lo dimentica e non gli chiede più niente. Ma le cose non sono così semplici, fortunatamente esistono persone straordinarie. Basta incontrarne una per trovare la voglia di tirar fuori la testa dal pentolino. Lei si chiama Signora Margherita e gli insegna a convivere con il suo pentolino. Gli mostra i suoi punti forti, lo aiuta ad esprimere le sue paure, vede quello che c’è oltre il pentolino. E trova che ha molto talento.
Antonino ritorna ad essere felice. Lei gli confeziona una borsa per il suo pentolino. Poi si separano, il pentolino è sempre lì. É molto più discreto e soprattutto non si incastra più dappertutto. Finalmente Antonino può giocare con gli altri. Ora la gente lo trova pieno di qualità.
Eppure… Antonino è sempre lo stesso.”
Una storia semplice, tenera e tanto commovente, essenziale nel trasmettere un significato meraviglioso: quello di saperci amare per quello che siamo, di non aver paura di abbracciare i nostri limiti e le nostre fragilità, di non perdere mai la speranza nel cambiamento, la fiducia di incontrare persone disponibili a sostenerci e aiutarci a comprendere che nulla in noi potrà mai essere sbagliato.
Dentro quelle immagini straordinarie ci sono i nostri bambini, ma ci siamo anche noi adulti.
Ciascuno con il proprio pentolino.
Non un oggetto qualsiasi, ma proprio un pentolino. Perché oltre a essere ben visibile, ingombrante e scomodo, è anche tanto tanto rumoroso… e complica la vita.
In quel pentolino sono racchiuse tutte le emozioni, gli stati d’animo, momenti particolari della vita, mancanze, difetti, fatiche, difficoltà, rabbia, insicurezze e dubbi, talenti non compresi e riconosciuti, ma soprattutto le fragilità e i limiti con i quali ciascuno di noi deve affrontare la vita.
Intanto, sono sempre lì, accanto ai miei figli e mi piace prendermi quel tempo per guardarli dormire serenamente.
Ritorno alla storia.
Penso che i bambini quando iniziano a riconoscersi e ad ascoltarsi, spesso sentono di non avere più le forze per trascinare il loro pentolino e se prima li rendeva unici, ora li rende solo diversi. Una consapevolezza che si presenta all’improvviso negli sguardi di chi incontrano, adulti troppo attenti a quello che appare diverso, che non funziona, dimenticandosi che prima di esprimere qualsiasi giudizio o pensiero, i bambini chiedono di essere semplicemente accolti e accompagnati.
Allora nasce il bisogno di liberarsi di quel pentolino diventato ormai troppo scomodo, imbarazzante e fastidioso. Ma non è possibile, perché fa parte di noi. Rimane solo la possibilità di nascondersi sotto per diventare meno visibili.
Ma la bellezza della vita non tarda a presentarsi…
Un giorno Antonino incontra una persona STRAORDINARIA, dolce e sensibile. Il suo nome è Margherita; anche lei porta con sé il suo pentolino…
La sua straordinarietà non è quella di essere più brava di altri o di avere delle particolari qualità e competenze: la sua straordinarietà è di voler liberare il proprio cuore per creare uno spazio, unicamente per quel bambino, di avvicinarsi a lui con discrezione per riuscire a vedere con delicatezza cosa c’è sotto il pentolino, per andare oltre. E non lo toglie dalla testa del bambino, ma lo sposta lentamente con cura e attenzione, il tanto che serve per guardarlo negli occhi. Per arrivare dritta al suo cuore.
La sua straordinarietà è quella di interessarsi, di esserci senza riserve in una relazione autentica che parte dal bambino, per comprendere i suoi bisogni. Insieme, con pazienza e senza sostituirsi, Margherita aiuta a ridare dignità e valore al pentolino, a recuperarlo e trasformarlo in uno strumento, in una possibilità, in una risorsa: diventa un ponte per attraversare una buca, una racchetta con cui giocare a tennis e divertirsi, uno sgabello sul quale salire per dipingere….
La sua straordinarietà è quella di lasciare sperimentare senza fretta, di portare Antonino a scoprirsi, a capire che sono proprio le sue fragilità e i suoi limiti a renderlo meraviglioso e solo abbracciandole e vivendole intensamente, possono essere superate e vinte, senza paura, perché in ogni limite e debolezza è racchiusa una forza inespressa.
E quando Margherita sente che Antonino è pronto a volare gli dona una borsa, come quella che un tempo hanno donato a lei, che oltre a contenere il pentolino per renderlo più trasportabile, racchiude tutti i suoi preziosi insegnamenti che porterà sempre con sé e che lo aiuteranno a crescere occupando sempre un posto speciale e insostituibile nella sua vita.
Questa la sua straordinarietà più grande.
In fondo Margherita rappresenta quello che dovremmo essere noi adulti e chi come lei ha deciso di accompagnare i suoi bambini con la stessa straordinarietà.
Ecco perché è una storia per tutti.
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