Iglesias, 23 giugno 2019
Bambini, eccoci qua.
Non vi dico quante volte mi sono ritrovata a pensare alle cose che avrei voluto scrivervi al momento del saluto. Sì, perché sapevo che scrivervele sarebbe stato importante. La scrittura lascia traccia e io volevo delle parole che poteste portare con voi.
Eppure ogni volta che mi avvicino alla tastiera, la stessa che mi è stata alleata nel raccontare ciò che osservavo durante le mattine scolastiche e nel fermare le riflessioni che mi avete sollecitato, le mie parole si fanno confuse e la trovo incapace di ascoltarmi. Ma io lo so bene quando mi accade. Mi accade quando i pensieri sono troppi, troppe le cose che vorrei dire. Così faccio fatica ad acchiapparle, a riordinarle, a dar loro senso per porgerle.
Perciò vi chiedo di accettare questi pensieri che sono gli unici che riesco a offrirvi.
Quando ho iniziato questo cammino con voi, volevo che fosse speciale. Mi ero guardata intorno e quello che osservavo non mi piaceva più. Vedevo i bambini affrontare la scuola senza motivazione, classi somma e non gruppi, ognuno a percorrere il proprio percorso solitario. Vedevo genitori senza nessuna fiducia nella scuola e insegnanti senza fiducia nelle famiglie, a passare il tempo a giudicare gli uni gli altri, senza capire che solo l’alleanza avrebbe potuto cambiare le cose. Vedevo una scuola distante dal mondo e bambini ingozzati di saperi ma tenuti ben distanti dalla vita, come se solo all’improvviso si potesse dire loro: -Bene, adesso apriamo le porte, vediamo se siete pronti a rimanere a galla!
No, tutto questo non mi piaceva. Così ho provato a fare quello che ho cercato di insegnare anche a voi tutti i giorni. Ho cercato un cambiamento, l’unico che potessi fare io. A cosa serve osservare qualcosa che non ci convince se non proviamo a cambiarlo?
Ci ho provato. E noi, tutti noi, bambini, genitori, maestre, facciamo parte della storia di quel tentativo.
Inutile che vi dica quanto è stato difficile, lo sapete. Le forze contrarie sono state tante. Ma avete potuto imparare con me che questo è quello che accade a chi decide di percorrere una strada nuova, di esprimere un pensiero diverso, di sporgersi laddove tutti rimangono composti, fermi, lasciando che le cose abbiano sempre lo stesso perfetto ordine.
E sapete anche che tutto questo ha comportato la perdita di pezzi. Di pezzi importanti per noi; in alcuni casi proprio di quelli di cui avevamo avuto più cura. Perdite dolorosissime per me, dolorosissime per voi. Ma era giusto che avvenisse. Ho faticato a capirlo. Ma adesso non ho più dubbi: era giusto. Ho imparato, abbiamo imparato, che a dire chi si è si resta un po’ più soli; diamo agli altri la possibilità di decidere se esserci o no. Ma chi resta, chi resta, anche vacillando, come è capitato sicuramente a tanti che sono qui oggi, vuol dire che ha sentito che qui c’era qualcosa di buono, e si è fermato su di voi che siete l’unica vera risposta che conti.
Perciò, bambini, oggi che cosa vi consegno?
La relazione finale… i percorsi svolti… la restituzione dei questionari… il documento di valutazione…
Sì, certamente tutto questo. Ma io so di consegnarvi la memoria di anni belli, che era la prima cosa che volevo che poteste portare con voi.
E sapete perché? Perché un bambino sereno ha buone probabilità di essere un adulto felice. Un bambino che si sente accolto, che respira fiducia, che vive il rispetto, che ascolta le sue emozioni e quelle dell’altro avrà fatto suo tutto ciò che serve per poter affrontare il cammino della vita.
Ed è banale dire che questa è un’età che non torna più. Ma io, si sa, di cose banali ne dico tante, sarà perché tutto ciò che è banale ce lo siamo dimenticati.
Ed è così. Questa è una fase della vita che non ci può vedere di corsa, ci deve trovare in navigazione lenta, capaci di fermarci sulle prime relazioni che costruiamo con gli altri e con il mondo, a stretto contatto con le nostre emozioni; ci deve trovare con il tempo per giocare, per pensare, per annoiarci il tanto giusto da sentirci addosso la voglia di inventare…
Per il resto, che cosa vi consegno lo sapete bene anche voi.
Saperi tanti, ma non completi, questo no. Sono saperi che non sono tutti rintracciabili sui libri, tanti li abbiamo pescati da noi, tanti dal mondo. Ma quelli che vi consegno, questo lo so, sono parte di voi perché non li abbiamo ingoiati, li abbiamo portati dentro i nostri vissuti e li abbiamo fatti dialogare con quello che siamo.
Ma più di questo so di consegnarvi la curiosità, la voglia di scoprire, la capacità di indagare le cose, di smontarle e rimontarle fino a comprenderle, senza cercare la strada, ma cercando una strada, con la consapevolezza che potete utilizzarne anche una mai percorsa prima.
Sarà la vostra e questo sarà sufficiente.
La capacità di esprimervi su qualunque argomento e di non avere paura di portare il vostro pensiero anche davanti agli adulti, a persone importanti. Sapete che è il vostro e che ha un valore profondo proprio per questo.
La capacità di collaborare, di ideare e organizzare un percorso, dall’inizio alla fine, mettendo in campo qualunque idea perché non esistono limiti quando si cerca la strada per porgere il proprio messaggio.
Ma la cosa più bella che so di consegnarvi è l’attenzione al mondo, la capacità di sentire l’altro, l’appropriazione dei valori che contano e l’attenzione a fare la cosa giusta al momento giusto.
E vi lascio la consapevolezza che non c’è giustizia nel fare parti uguali tra diseguali (proprio come ci ha insegnato Don Milani) ma fare in modo che ognuno abbia la parte che gli spetta, quella che gli è necessaria.
In tanto ho mancato, lo so, ma confido nell’avervi fornito gli strumenti perché sappiate appropriarvi anche dei pezzi mancanti.
Da parte mia ce l’ho messa tutta. Ho cercato sempre di essere vera e di contagiarvi il mio entusiasmo per la vita, per il sapere, per la bellezza e l’amore per gli altri. Ho cercato di costruire con voi l’unica storia possibile: la nostra. Ho voluto offrirvi una scuola che non vi preparasse alla vita ma che fosse la vita stessa. Un segmento importante per voi, importante per me.
Sono felice di avere investito in questo tanti tempi invisibili, sono sicura che sono questi che vi consentiranno di portare con voi i segni più importanti.
Dovevano essere poche righe, invece guardate un po’ quante parole…
Chiudo. Ma voglio farlo portando qui il passaggio che sta a piè di pagina del nostro blog.
Sono le parole di Pennac che amo tanto e che contengono il senso profondo del compito del maestro davanti a voi, bambini.
Non ho davvero niente altro da consegnarvi, sono tutta qui. Ma se avrete bisogno di me ci sarò, almeno per ricordarvi che la scuola e i maestri sono l’altra parte a cui potrete sempre rivolgervi.
Ora volate. Siete pronti a farlo. E non abbiate mai paura. La paura immobilizza.
Fate il vostro volo sapendo che non esiste un volo perfetto. Esiste il vostro. E questo è tutto ciò che conta.
Siete nel mio cuore e ci sarete per sempre. Ognuno di voi.
Maestra Enrica
Bambini, eccoci qua.
Non vi dico quante volte mi sono ritrovata a pensare alle cose che avrei voluto scrivervi al momento del saluto. Sì, perché sapevo che scrivervele sarebbe stato importante. La scrittura lascia traccia e io volevo delle parole che poteste portare con voi.
Eppure ogni volta che mi avvicino alla tastiera, la stessa che mi è stata alleata nel raccontare ciò che osservavo durante le mattine scolastiche e nel fermare le riflessioni che mi avete sollecitato, le mie parole si fanno confuse e la trovo incapace di ascoltarmi. Ma io lo so bene quando mi accade. Mi accade quando i pensieri sono troppi, troppe le cose che vorrei dire. Così faccio fatica ad acchiapparle, a riordinarle, a dar loro senso per porgerle.
Perciò vi chiedo di accettare questi pensieri che sono gli unici che riesco a offrirvi.
Quando ho iniziato questo cammino con voi, volevo che fosse speciale. Mi ero guardata intorno e quello che osservavo non mi piaceva più. Vedevo i bambini affrontare la scuola senza motivazione, classi somma e non gruppi, ognuno a percorrere il proprio percorso solitario. Vedevo genitori senza nessuna fiducia nella scuola e insegnanti senza fiducia nelle famiglie, a passare il tempo a giudicare gli uni gli altri, senza capire che solo l’alleanza avrebbe potuto cambiare le cose. Vedevo una scuola distante dal mondo e bambini ingozzati di saperi ma tenuti ben distanti dalla vita, come se solo all’improvviso si potesse dire loro: -Bene, adesso apriamo le porte, vediamo se siete pronti a rimanere a galla!
No, tutto questo non mi piaceva. Così ho provato a fare quello che ho cercato di insegnare anche a voi tutti i giorni. Ho cercato un cambiamento, l’unico che potessi fare io. A cosa serve osservare qualcosa che non ci convince se non proviamo a cambiarlo?
Ci ho provato. E noi, tutti noi, bambini, genitori, maestre, facciamo parte della storia di quel tentativo.
Inutile che vi dica quanto è stato difficile, lo sapete. Le forze contrarie sono state tante. Ma avete potuto imparare con me che questo è quello che accade a chi decide di percorrere una strada nuova, di esprimere un pensiero diverso, di sporgersi laddove tutti rimangono composti, fermi, lasciando che le cose abbiano sempre lo stesso perfetto ordine.
E sapete anche che tutto questo ha comportato la perdita di pezzi. Di pezzi importanti per noi; in alcuni casi proprio di quelli di cui avevamo avuto più cura. Perdite dolorosissime per me, dolorosissime per voi. Ma era giusto che avvenisse. Ho faticato a capirlo. Ma adesso non ho più dubbi: era giusto. Ho imparato, abbiamo imparato, che a dire chi si è si resta un po’ più soli; diamo agli altri la possibilità di decidere se esserci o no. Ma chi resta, chi resta, anche vacillando, come è capitato sicuramente a tanti che sono qui oggi, vuol dire che ha sentito che qui c’era qualcosa di buono, e si è fermato su di voi che siete l’unica vera risposta che conti.
Perciò, bambini, oggi che cosa vi consegno?
La relazione finale… i percorsi svolti… la restituzione dei questionari… il documento di valutazione…
Sì, certamente tutto questo. Ma io so di consegnarvi la memoria di anni belli, che era la prima cosa che volevo che poteste portare con voi.
E sapete perché? Perché un bambino sereno ha buone probabilità di essere un adulto felice. Un bambino che si sente accolto, che respira fiducia, che vive il rispetto, che ascolta le sue emozioni e quelle dell’altro avrà fatto suo tutto ciò che serve per poter affrontare il cammino della vita.
Ed è banale dire che questa è un’età che non torna più. Ma io, si sa, di cose banali ne dico tante, sarà perché tutto ciò che è banale ce lo siamo dimenticati.
Ed è così. Questa è una fase della vita che non ci può vedere di corsa, ci deve trovare in navigazione lenta, capaci di fermarci sulle prime relazioni che costruiamo con gli altri e con il mondo, a stretto contatto con le nostre emozioni; ci deve trovare con il tempo per giocare, per pensare, per annoiarci il tanto giusto da sentirci addosso la voglia di inventare…
Per il resto, che cosa vi consegno lo sapete bene anche voi.
Saperi tanti, ma non completi, questo no. Sono saperi che non sono tutti rintracciabili sui libri, tanti li abbiamo pescati da noi, tanti dal mondo. Ma quelli che vi consegno, questo lo so, sono parte di voi perché non li abbiamo ingoiati, li abbiamo portati dentro i nostri vissuti e li abbiamo fatti dialogare con quello che siamo.
Ma più di questo so di consegnarvi la curiosità, la voglia di scoprire, la capacità di indagare le cose, di smontarle e rimontarle fino a comprenderle, senza cercare la strada, ma cercando una strada, con la consapevolezza che potete utilizzarne anche una mai percorsa prima.
Sarà la vostra e questo sarà sufficiente.
La capacità di esprimervi su qualunque argomento e di non avere paura di portare il vostro pensiero anche davanti agli adulti, a persone importanti. Sapete che è il vostro e che ha un valore profondo proprio per questo.
La capacità di collaborare, di ideare e organizzare un percorso, dall’inizio alla fine, mettendo in campo qualunque idea perché non esistono limiti quando si cerca la strada per porgere il proprio messaggio.
Ma la cosa più bella che so di consegnarvi è l’attenzione al mondo, la capacità di sentire l’altro, l’appropriazione dei valori che contano e l’attenzione a fare la cosa giusta al momento giusto.
E vi lascio la consapevolezza che non c’è giustizia nel fare parti uguali tra diseguali (proprio come ci ha insegnato Don Milani) ma fare in modo che ognuno abbia la parte che gli spetta, quella che gli è necessaria.
In tanto ho mancato, lo so, ma confido nell’avervi fornito gli strumenti perché sappiate appropriarvi anche dei pezzi mancanti.
Da parte mia ce l’ho messa tutta. Ho cercato sempre di essere vera e di contagiarvi il mio entusiasmo per la vita, per il sapere, per la bellezza e l’amore per gli altri. Ho cercato di costruire con voi l’unica storia possibile: la nostra. Ho voluto offrirvi una scuola che non vi preparasse alla vita ma che fosse la vita stessa. Un segmento importante per voi, importante per me.
Sono felice di avere investito in questo tanti tempi invisibili, sono sicura che sono questi che vi consentiranno di portare con voi i segni più importanti.
Dovevano essere poche righe, invece guardate un po’ quante parole…
Chiudo. Ma voglio farlo portando qui il passaggio che sta a piè di pagina del nostro blog.
Sono le parole di Pennac che amo tanto e che contengono il senso profondo del compito del maestro davanti a voi, bambini.
"Ogni studente suona il suo strumento, non c'è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l'armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la sua sinfonia. E sei hai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo scacciapensieri che fa soltanto bloing, bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all'insieme. Siccome il piacere dell'armonia li fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica."
(da Daniel Pennac, Diario di scuola, Feltrinelli, Milano, 2008)Già è proprio così. Non mi sono proposta mai di fare di ognuno di voi un musicista esperto, ma di conoscere e valorizzare di ognuno il proprio talento. Quello che non avrei mai permesso, e voi lo sapete bene, è di osservare uno solo di voi fuori dall’orchestra. Voi ci siete stati sempre tutti e sempre attenti al suono dell’altro. È stato questo a consentirvi di costruire l’armonia.
Non ho davvero niente altro da consegnarvi, sono tutta qui. Ma se avrete bisogno di me ci sarò, almeno per ricordarvi che la scuola e i maestri sono l’altra parte a cui potrete sempre rivolgervi.
Ora volate. Siete pronti a farlo. E non abbiate mai paura. La paura immobilizza.
Fate il vostro volo sapendo che non esiste un volo perfetto. Esiste il vostro. E questo è tutto ciò che conta.
Siete nel mio cuore e ci sarete per sempre. Ognuno di voi.
Maestra Enrica
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