martedì 16 aprile 2019

I bambini e la cronaca

8.40. Le attività stanno per cominciare. Siamo al momento dopo il saluto in cui condividiamo le comunicazioni per poi passare a programmare la giornata. Vado svelta, oggi. È l'anniversario della morte di Iqbal Masih, e lo sentiamo molto. Abbiamo appena finito di leggere il libro di Francesco d'Adamo e solo una decina di giorni fa abbiamo visto lo spettacolo in teatro, così ci eravamo ripromessi che in questa data avremmo condiviso il video del suo discorso a Boston e ci saremmo fermati con un minuto di silenzio.
Ma nella prima isola a destra c'è C., mano alzata, viso triste. Si vede che ha qualcosa di importante da dire e che fatica ad aspettare.
Le do la parola e mi domanda:
- Maestra, tu ami molto Parigi, vero?
Annuisco e inizio a intuire qualcosa.
- Ma molto molto? Il suo viso è sempre più preoccupato.
- Ecco. Ti devo dare una brutta notizia, maestra. Mi dispiace dovertelo dire, ma a Parigi sta bruciando una Chiesa grande e molto importante. Sei molto triste maestra?
Straordinaria C. con i suoi 6 anni. Ovunque non si parla d'altro e lei mi porge questa notizia con profonda delicatezza, con la preoccupazione di dover essere proprio lei a darmi questo dispiacere.
Io metto temporaneamente da parte Iqabl e la ringrazio per averci offerto questa notizia. Nel frattempo si sono alzate tutte le altre mani e io non posso fare a meno di dare la parola a ognuno. La cronaca entra in classe con i bambini e, con loro, un'infinità di riflessioni che hanno attraversato i loro pensieri davanti alla televisione e ai commenti dei familiari...
Impossibile, a qualunque età, pensare la scuola come altro dal mondo, dalla vita. La scuola è nel mondo. È la vita.

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