Siamo tornati a Bacu Abis, questa mattina. Nuovo spettacolo: L'atlante delle città, liberamente tratto da Le città invisibili di Italo Calvino. Siamo curiosi. Sappiamo che è uno spettacolo particolare, innovativo, e che non saremo in poltrona, ma dentro un tendone a gambe incrociate su dei grandi tappeti.
Al solito, siamo arrivati con largo anticipo. La nostra scelta di utilizzare i mezzi pubblici, ci abitua alla flessibilità e mi piace. Cosi, fatti i biglietti, ci tratteniamo mezz'ora buona nella grande piazza davanti al teatro per merendare e giocare all'aperto.
Poi cerco di spostare i bambini davanti alla scultura della piazza per una foto. Non sono convintissima, già immagino la fatica di metterli insieme mentre sono distratti dal gioco. Ma una foto dei bambini lì mi piacerebbe. Ci provo.
Metterli insieme è più difficile del solito, provo davanti alla ruota, dietro, niente. C'è qualcosa che non va, proprio non mi ascolta nessuno. Cerco di capire cosa catturi la loro attenzione, e la vedo. Una rondine, morta, incastrata ai piedi della grande ruota. I bambini ne sono molto colpiti e io non so davvero cosa dire, se non prendere atto con loro della morte.
Lascio perdere la foto e li invito a tornare nell'area in cui stavano giocando. Ma la morte della rondine ha scosso molto Grace che piange a dirotto. È accanto a me che intanto ho raggiunto il muretto su cui sedermi, quando le si avvicina Chiara, la stringe e la accarezza con delicatezza infinita, invitandola a non piangere. Le racconta di una volta che la sua gatta non tornava e di quando ha scoperto che era morta. - Io ho sofferto molto, ma la morte è una cosa normale, è la natura a decidere quando è il momento. - Le dice proprio queste parole, mentre non smette di abbracciarla e accarezzarla. Poi si gira verso di me e mi chiede se può tornare dalla rondine con Grace per fare una preghierina. Acconsento e vanno. Così, a distanza, le vedo: in piedi, una accanto all'altra, a pregare davanti alla rondine.
Poi tornano. Il viso di Grace è piu disteso, ma continuano a parlare di quando ad andarsene è stato un nonno, una zia, uno zio. Sì, sarà una cosa normale, sarà la natura, ma quanto è difficile... Le guardo e penso a quanto lo è ora, e a quanto lo sarà sempre. Ma resto in silenzio. Davanti ai pensieri di morte non sono brava. Mi bloccavano da bambina, quando la immaginavo come un grande niente che mi lasciava senza respiro. Non sono brava oggi che mi ha sorpreso troppe volte.
Così lascio che facciano senza di me. Domani, forse, chiederò aiuto a un libro, oppure lascerò semplicemente andare, sperando che l'incontro con quella che ti strappa dentro arrivi per loro il più tardi possibile.
Al solito, siamo arrivati con largo anticipo. La nostra scelta di utilizzare i mezzi pubblici, ci abitua alla flessibilità e mi piace. Cosi, fatti i biglietti, ci tratteniamo mezz'ora buona nella grande piazza davanti al teatro per merendare e giocare all'aperto.
Poi cerco di spostare i bambini davanti alla scultura della piazza per una foto. Non sono convintissima, già immagino la fatica di metterli insieme mentre sono distratti dal gioco. Ma una foto dei bambini lì mi piacerebbe. Ci provo.
Metterli insieme è più difficile del solito, provo davanti alla ruota, dietro, niente. C'è qualcosa che non va, proprio non mi ascolta nessuno. Cerco di capire cosa catturi la loro attenzione, e la vedo. Una rondine, morta, incastrata ai piedi della grande ruota. I bambini ne sono molto colpiti e io non so davvero cosa dire, se non prendere atto con loro della morte.
Lascio perdere la foto e li invito a tornare nell'area in cui stavano giocando. Ma la morte della rondine ha scosso molto Grace che piange a dirotto. È accanto a me che intanto ho raggiunto il muretto su cui sedermi, quando le si avvicina Chiara, la stringe e la accarezza con delicatezza infinita, invitandola a non piangere. Le racconta di una volta che la sua gatta non tornava e di quando ha scoperto che era morta. - Io ho sofferto molto, ma la morte è una cosa normale, è la natura a decidere quando è il momento. - Le dice proprio queste parole, mentre non smette di abbracciarla e accarezzarla. Poi si gira verso di me e mi chiede se può tornare dalla rondine con Grace per fare una preghierina. Acconsento e vanno. Così, a distanza, le vedo: in piedi, una accanto all'altra, a pregare davanti alla rondine.
Poi tornano. Il viso di Grace è piu disteso, ma continuano a parlare di quando ad andarsene è stato un nonno, una zia, uno zio. Sì, sarà una cosa normale, sarà la natura, ma quanto è difficile... Le guardo e penso a quanto lo è ora, e a quanto lo sarà sempre. Ma resto in silenzio. Davanti ai pensieri di morte non sono brava. Mi bloccavano da bambina, quando la immaginavo come un grande niente che mi lasciava senza respiro. Non sono brava oggi che mi ha sorpreso troppe volte.
Così lascio che facciano senza di me. Domani, forse, chiederò aiuto a un libro, oppure lascerò semplicemente andare, sperando che l'incontro con quella che ti strappa dentro arrivi per loro il più tardi possibile.
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