lunedì 16 novembre 2015

Porte Ouverte

Il lunedì per noi è sempre una giornata particolarmente intensa. É la giornata in cui riprendiamo i contatti con le attività in corso e, tutti insieme, le appuntiamo per condividere organizzazione e tempi da dedicare ad ognuna. E poi è la giornata dedicata all'autovalutazione...
Oggi, però, è stato un lunedì più intenso del solito.
Agli impegni ordinari, se così li vogliamo chiamare, si sono aggiunti due importanti appuntamenti. Il primo, programmato in anticipo, era dedicato all'intervista alla bisnonna di Matteo, la Sig.ra Doloretta Ledda; l'altro, riguardava la necessaria riflessione sugli attentati di Parigi.
La mattina è iniziata proprio con questo secondo appuntamento. Nessuna parola per introdurlo, unicamente l'inno francese che, da solo, ha portato gli eventi tra noi.
Il resto è stato molto naturale. É bastata una domanda quando è tornato il silenzio: - Che musica è? Come mai abbiamo voluto ascoltarla con voi?
I fatti sono arrivati tutti. Come dei piccoli giornalisti, ormai abituati alla regola delle cinque W (Who? What? When? Where? Why?), abbiamo fermato il chi, il che cosa, il quando, il dove e, in qualche modo, il perché. E da lì sono nate tante riflessioni e approfondimenti, senza bisogno di nessuna forzatura adulta.
Il nostro compito è stato quello far seguire alla condanna il ragionamento, utilizzando esempi tratti dal quotidiano stesso dei bambini, per capire che la paura non ci può trasformare, non può cambiare quello che siamo.
La conclusione è stata di nuovo con l'inno. Questa volta tutti in piedi e in silenzio, con il pensiero rivolto alle vittime e a chi, ancora, lotta tra la vita e la morte. 
C'era una nuova consapevolezza rispetto all'apertura. Nell'aria si sentiva l'emozione di ognuno di noi. 
I bambini li abbiamo lasciati con un breve racconto che, tra l'altro, ci ha consentito di portare in classe il concetto di metafora. É una storia proveniente dalla Cina, che abbiamo avuto grazie a un'insegnante speciale di Soave, Luciana Bertinato. L'abbiamo letta e commentata. Alla fine, ognuno ne ha ricevuto una copia per portarla a casa e leggerla ai familiari, con l'augurio che sappiano essere capaci di "Raccogliere frammenti di sole". 
Nella storia c'era un messaggio di speranza che non poteva mancare. Se no, perché aprire le porte ai fatti di Parigi con i bambini?
Questa risposta l'hanno data loro stessi: - Perchè noi un domani diventeremo adulti e potremo cambiare le cose. 

Raccogliere frammenti di sole

Un giorno il sole si frantumò in migliaia di pezzi, che si sparsero al suolo in una valle remota. Le tenebre calarono sulla terra e non bastava la luce notturna della luna a illuminare il mondo. La vita procedeva a fatica, mentre una grande desolazione regnava in ogni luogo.
Gli uomini non sapevano che cosa pensare.
Si riunivano in gruppi a discutere, ma intanto il tempo passava senza che nulla avvenisse. Di giorno si accendevano i fuochi per rompere le tenebre, di notte si aspettava la luce della luna.
Un monaco, che aveva la sua cella vicino alla valle dove erano caduti i frammenti del sole, guidato dai timidi bagliori, cominciò a raccogliere i piccoli pezzi luminosi e ad attaccarli insieme. Trascorsero molti anni in questo silenzioso lavoro, ma alla fine il sole tornò di nuovo a splendere e ricominciò a illuminare le albe e i tramonti della Terra.
Quando poi giungeva sopra la cella, si fermava un momento, per restituire un po’ di quella luce e quel calore che il monaco gli aveva fatto riacquistare. 

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